Io e te. Si intitola così l’ultimo libro di Niccolò Ammaniti in cui viene narrata la vicenda di Lorenzo, quattordicenne in difficoltà con sé e con gli altri. Dove gli altri, per suo esplicito dire, sono “tutti quelli che non erano mia madre, mio padre e nonna Laura”.
Peccato che non ci sia nessun vero tu in questa vicenda, ossia nessun personaggio reale che guardi davvero a Lorenzo per quello che è: un soggetto di desideri, messi in crisi.
Il pronome del titolo si riferisce piuttosto a una sorellastra di qualche anno maggiore, tossicodipendente e bugiarda, il cui ingresso in scena dovrebbe concedere una svolta decisiva a una storia di per sé un po’ sconclusionata e poco credibile.
Lorenzo ha mentito ai suoi genitori millantando un invito per una settimana bianca da parte di una compagna di classe che probabilmente non sa nemmeno se lui esiste; così, dentro una bugia ormai irrevocabile decide di simulare una partenza e trascorrere l’intera settimana nascosto nella cantina del suo palazzo.
Nella vita solitaria, a solo tre piani sotto i suoi che lo credono a Cortina, irrompe dopo pochi giorni la sorellastra Olivia, ventitreenne, preda di una crisi di astinenza. Qualche attimo di tenerezza fra i due, legato a ricordi infantili, emotivamente coinvolgente e anche ben narrato, assume le sembianze nel racconto di un rapporto, di un fatto significativo capace di generare un cambiamento positivo. Eppure ben presto, il lettore accorto, intuisce che non sta accadendo nulla.
Non basta infatti che nella narrazione si susseguano degli eventi perché si possa parlare di avvenimenti, né che due soggetti passino il tempo insieme perché si dia rapporto. Il romanzo breve, anzi il racconto lungo, di Ammaniti ha quantomeno il pregio di porre una questione interessante: i ragazzi hanno bisogno di piacerci. Il povero Lorenzo trascorre l’esistenza dentro l’unica certezza di non andare bene a nessuno. Soprattutto i suoi lo vorrebbero diverso, più “normale”: pieno di amici, simpatico, capace di battute spiritose, integrato nel gruppo. Quale lui non è (diventato).
Dipendente da una madre distratta, dentro il vuoto di un padre distaccato che si rende simpatico solo al mare o a sciare il quattordicenne inizia a mentire per diventare come crede lo vogliano gli altri. Un caso di mimetismo batesiano applicato all’adolescenza: una specie innocua sfrutta la sua somiglianza con una tossica per spaventare i predatori ed aumentare le proprie probabilità di sopravvivenza. Così Lorenzo assume le movenze, le cadenze, lo stesso abbigliamento dei compagni della prima liceo per mimetizzarsi all’interno del pianeta scuola, un pianeta per lui ostile e pieno, appunto, di predatori.
Ma cosa è successo perché i potenziali compagni e soci d’impresa del primo giorno di scuola appaiano immediatamente come nemici, senza neanche il tempo di frequentarli e conoscerli?
“Io non sono come loro”, si ripete Lorenzo al primo incontro con quel luogo che gli è apparso subito come “l’inferno in terra”, dentro un distacco incolmabile percepito dall’altro. Qualcuno infatti ha instillato al Lorenzo bambino questa idea, patologica e al contempo patogena; io non sono come loro, significa sono disturbato, non sono normale. I genitori, con l’avvallo di sciagurati tecnici e specialisti, lo hanno convinto di una patologia inesistente, ma fissata solo nelle loro menti sospettose di adulti incapaci di leggere la realtà.
Il bisogno di una diagnosi non appena un bambino si presenta diverso dall’immagine ideale che abbiamo di lui, è una pericolosa tentazione dell’adulto. Pericolosa perché rischia di far iniziare una vera e propria carriera da disagiati. Esattamente come è accaduto a Lorenzo, che per difendersi e proteggersi dallo sguardo degli altri, spesso paranoicamente colti come aggressori, è costretto a mentire, prima a se stesso e poi al mondo intero. Una carriera di mentitore incallito in cui alle fine il soggetto stesso fatica a distinguere il vero dal falso, il reale dal desiderato.
Io e te, è il libro di Ammaniti. Quello che auguriamo a Lorenzo e a tutti i ragazzi nella stessa condizione è di avere l’occasione di poter riscrivere la propria storia partendo da un’ipotesi nuova e diversa. Ne verrà fuori un altro libro, certo più interessante.
Io con te, ne sarà degno titolo.