Caro direttore,
Rispondo al cortese commento del professor Pellegatta nella parte in cui chiede di conoscere qualcosa sulla ristesura della Ratio.
Perché scrivere una nuova Ratio studiorum? Essa fu all’origine del capillare sistema di formazione inventato nel 1500 dai padri Gesuiti. Tutti parteciparono ad una grossa impresa educativa: quella di annotare e poi scrivere in maniera più compiuta i frutti migliori della propria esperienza educativa. I primi gesuiti si ritrovarono a insegnare e scoprirono proprio che l’insegnamento aiutava le persone a crescere come persone uniche ed originali e a preparare un mondo più umano e più giusto.
Insegnare li rendeva vicini a qualcosa di “sacro”: la persona dell’alunno, il suo sbocciare alla vita e il suo compito di costruire il mondo. Per questo con solerzia si misero a custodire quanto scoperto in una serie di regole che costituirono un sistema unitario di educazione all’interno di tutte le scuole della Compagnia di Gesù: la Ratio atque institutio studiorum. Tali regole non lasciavano al caso l’ordinario scolastico, prendendo sul serio i problemi della didattica e quelli della disciplina, l’organizzazione della classe e persino come conveniva distribuire gli alunni tra i banchi di scuola. Una grande saggezza del concreto, cosa tipica della spiritualità di S. Ignazio, veniva offerta al mondo educativo dell’epoca.
Poi la storia della Compagnia conobbe le sue stagioni difficili ed intanto il mondo della scuola e dell’istruzione portò avanti l’intuizione che la scuola e l’educazione erano un compito pubblico, proprio come pensavano i gesuiti. La Compagnia fu soppressa e quando rinacque la vecchia Ratio studiorum del ’500 non aveva più la sua carica di innovazione.
Occorrerà però attendere il Concilio Vaticano II e la figura profetica del Generale Padre Arrupe per riprendere l’idea di una nuova Ratio Studiorum. La Compagnia di Gesù aveva un grande ideale educativo che non poteva tenere nascosto ma che, in un mondo che stava cambiando, andava riproposto in modi nuovi, con parole nuove. Il metodo fu sempre quello di una scrittura collettiva da parte di vari gesuiti che nel mondo lavoravano nell’educazione per raccogliere e custodire un’esperienza portata avanti da tanti e con tanta passione. Nacquero cosi nel 1987 le Caratteristiche dell’Attività Educativa della Compagnia di Gesù: un documento che ridice lo sguardo pedagogico di fondo della tradizione gesuita (estratti del volume completo sono disponibili in download gratuito presso il portale del CeFAEGI, il sito del centro di formazione dei docenti delle scuole dei gesuiti italiani http://www.cefaegi.it/allegati/3.pdf ). Uno sguardo positivo sul mondo e sulla storia, sull’uomo e sull’alunno valorizzato nella sua individualità, un’attenzione ad uno sviluppo armonico e integrale della persona nella sua apertura alla trascendenza e alla realtà degli altri uomini, compagni a volte meno fortunati, di uno stesso viaggio… e molto altro ancora.
Ma dove era finita quella sapienza concreta della Ratio del ’500? I gesuiti si misero ancora al lavoro e composero un altro documento che faceva entrare in classe gli orizzonti pedagogici delle “Caratteristiche”: Pedagogia Ignaziana. Introduzione alla pratica (il testo integrale è reperibile presso il portale del CeFAEGI al seguente link: http://www.cefaegi.it/allegati/2.pdf ). L’insieme di questi due documenti dà certo una immagine molto precisa del progetto educativo della Compagnia di Gesù per il terzo millennio nelle sue 3.500 scuole oggi sparse in tutto il mondo.
Siamo nel 1992. Il mondo cambia sempre più rapidamente. L’educazione può rinnovare il mondo? Può contribuire a formare i giovani di oggi ad una vita piena, bella, libera per sé e per gli altri? Molti sembrano dubitare. I gesuiti ci credono ancora? Ecco allora il contesto per riscrivere ancora una Ratio studiorum, questa volta tutta italiana. «Il tema dell’educazione mantiene oggi tutta la sua attualità. Una società si proietta nel futuro attraverso i ragazzi. Oggi però il futuro è sempre più incerto. Viviamo nella società dell’incertezza. La spiritualità ignaziana si rivela invece estremamente capace di raccogliere la sfida al cambiamento». Padre Carlo Casalone, Provinciale dei Gesuiti d’Italia, in questo periodo di grandi carenze formative, sottolineate anche da Papa Benedetto XVI, è sempre più fiducioso nella forza del progetto del gesuiti. Ed io, personalmente, credo che si possa diventare protagonisti consapevoli del proprio cammino di crescita, come studenti e come persone. Formare persone libere, serene, originali, autentiche, capaci di orientarsi nella complessità e dotate di un sano senso critico, «uomini e donne per gli altri e con gli altri», impegnati a dare il meglio di sé negli studi e nella vita, capaci di sognare e realizzare insieme ad altri un mondo più umano e più giusto. Ecco riformulato in poche battute un ideale educativo antico e attualissimo, di ampio respiro, che i discepoli di Sant’Ignazio di Loyola ripropongono senza cedere alla facile tentazione della dismissione educativa.
La nuova Ratio studiorum contiene dunque una visione alta dell’impegno educativo. Il suo pregio è quello, nella fedeltà al modo di composizione originaria, di essere nata da un lavoro di riflessione e scrittura condivisa tra le scuole della Compagnia di Gesù della Provincia d’Italia. Questa passione condivisa e questo gusto per la vita ordinaria della scuola che viene descritto senza troppi orpelli costituiscono il nerbo del nuovo documento Il modo di procedere delle scuole ignaziane d’Italia e d’Albania, in uscita tra qualche mese; la nuova Ratio studiorum dei gesuiti italiani e dei loro collaboratori laici, un umile contributo ad una sfida che richiede oggi visione, coraggio, pazienza, fede…
Vitangelo Carlo Maria Denora S.I.
Delegato del Provinciale per i collegi della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù [email protected]