Nei giorni scorsi si è assistito ad un coro di giubilo unanime, sui giornali, per i primi (provvisori e ufficiosi) numeri relativi alle iscrizioni della scuola primaria. Come suggerito e previsto dal CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) la maggior parte delle famiglie italiane ha scelto il tempo pieno, e si registra un aumento anche nelle regioni in cui tradizionalmente questa opzione era minoritaria. Sono in diminuzione, invece, i moduli orari con un numero inferiore di ore (24 o 27).
La senatrice del PD Manuela Ghizzoni ha affermato che la scelta delle famiglie si spiega in un solo modo: «Vogliono la qualità e qualità significa un’offerta formativa ricca». Di fronte a questi dati c’è da chiedersi se davvero più tempo scuola vuol dire automaticamente e sempre maggiore qualità. Stiamo parlando, infatti, di bambini che saranno a scuola anche il pomeriggio, e questo, in alcuni casi potrebbe costituire effettivamente un arricchimento, ma non è detto che sia sempre così.
Capita spesso, per esempio, che alcuni insegnamenti fondamentali, come italiano e matematica, siano relegati nelle ultime ore del pomeriggio. Il motivo della scelta del tempo pieno è davvero quello di facilitare l’apprendimento, oppure non prevale talvolta la salvaguardia di posti di lavoro e di situazioni di comodo?
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Certamente la società è cambiata in questi ultimi decenni, e le esigenze sono molteplici, ma occorre non generalizzare mai, e favorire la crescita del bambino, non forzare le tappe. Inoltre, se una mamma abita in certe zone di Milano, e avesse voluto suo figlio a casa, per mangiare, e poi fare i compiti a casa, non l’avrebbe potuto fare, perché non sarebbe riuscita a trovare neanche una scuola elementare con classi dal tempo scuola inferiore.
Sono tutte a tempo pieno, e se qualcuno per caso ha chiesto un tempo-scuola inferiore ad una direzione didattica, gli hanno detto di rivolgersi altrove, poiché loro hanno organizzato per il prossimo anno scolastico solo classi a tempo pieno. Le statistiche dimostrano che su 7.728 sezioni di scuola elementare a Milano e in Provincia, solo 623 hanno un tempo scuola sotto le 40 ore, e la maggior parte di queste classi sono quarte e quinte. Nella città di Milano le scuole che offrono un tempo inferiore a 40 ore settimanali sono solamente 12.
Poniamo il caso, per esempio, che alcuni genitori (per esempio quelli che lavorano di sera) vogliano vedere il figlio di pomeriggio. Oppure, pensiamo ad alcuni bambini che avrebbero bisogno di riposo, o di un tempo da gestire liberamente a casa, per poter assimilare meglio quanto ascoltato il mattino. Non lo possono fare. Anche questa sarebbe una conquista di civiltà? È sempre sicuro che, in modo particolare, per un bambino di prima o seconda elementare è meglio avere a che fare subito con una pluralità di maestre?
La dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Milano, Giuliana Pupazzoni, ha affermato: «Il problema ci è stato segnalato, faremo le dovute verifiche. Voglio ricordare che le scuole sono al servizio delle famiglie e non il contrario. Se ci sono stati atteggiamenti scorretti li correggeremo». Resta quindi il dubbio che, in alcuni casi, si siano privilegiati altri interessi al bene del bambino. La prossima volta, quindi, prima di esultare per una conquista di progresso, pensiamo a tutti gli aspetti concatenati, perché altrimenti ci vanno di mezzo le persone, e in questo caso, sono persone che non riescono a far valere le loro ragioni: siamo noi, con la nostra attenzione e il nostro affetto, che dobbiamo capire che cosa è veramente il loro bene.