Condivido largamente le valutazioni espresse da Fabrizio Foschi nel suo articolo Formazione dei docenti: quale sarà il destino dei neolaureati?. Proprio per questo non capisco perché abbia voluto proporre una faticosa ricostruzione del percorso del regolamento sulla formazione degli insegnanti, la quale è imprecisa su più punti. Avrebbe potuto chiedere a me…



Non è vero che il Gruppo di Lavoro da me presieduto abbia lavorato per un anno circa. Mi dispiace ma questo è punto su cui sono particolarmente sensibile. Il Gruppo di Lavoro ha iniziato i lavori il 5 settembre 2008 ed io ho personalmente e formalmente inviato la relazione finale al ministro alla vigilia di Natale, il 24 dicembre 2008. Alla fine di gennaio 2009 l’Ufficio legislativo del MIUR aveva già preparato una prima versione in termini di regolamento che la commissione ha riveduto e licenziato.



Quindi noi abbiamo ottenuto in 4 mesi scarsi quel che precedenti commissioni non hanno ottenuto in 4 anni, fallendo l’una dopo l’altra. Mi scuso, ma è giusto che vengano riconosciuti i meriti e, se non lo si vuol fare, occorrerà farselo da soli.

Foschi omette completamente di dire che tutto il lungo periodo dal febbraio 2009 alla fine di agosto 2009, quando il Ministro Gelmini annunciò e descrisse i contenuti del regolamento al Meeting di Rimini, non è stato occupato soltanto dalle delibere delle Conferenze dei Presidi delle Facoltà universitarie (tutte favorevoli), ma dai pareri del Cun e del Cnpi. E soprattutto da una interminabile, estenuante, infinita attività di contrattazione e concertazione con le associazioni degli insegnanti, sindacati, ecc. ecc.



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Delle tante proposte di modifica quel che era ragionevole è stato accolto, ma il regolamento non è stato stravolto affatto perché gran parte delle richieste sono state elise da richieste di segno contrario. Ripensando a quel periodo e al fatto che qualcuno si lamenta del “decisionismo”, francamente mi scappa da ridere.

4 mesi + 7 mesi fa 11 mesi. Quindi, del ritardo macroscopico giustamente denunciato da Foschi, 7 mesi vanno imputati alla concertazione e non al nostro preteso "anno" di lavori. Nulla contro la concertazione ma sono fermamente convinto che, con maggiore senso di responsabilità di taluni soggetti, quei 7 mesi potevano ridursi a uno o due al massimo. È chiarissimo che qualcuno ha puntato sull’affondamento del progetto, e magari ci spera ancora.

Poi Foschi dimentica (o non sa) che il periodo intercorso dalla fine di agosto all’invio del testo al Consiglio di Stato è stato occupato dagli adempimenti connessi all’obbligo di ottenere il concerto dei Ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica.

Ora siamo vicini alla fine. Se il Consiglio di Stato vorrà dare il via libera finale rimarrà il parere delle Commissioni parlamentari che, dopo tanta concertazione, si spera sia veloce. Resta la speranza che almeno in certe università che si sono attrezzate – e mi risulta che ve ne siano – il TFA parta dall’anno prossimo. È difficile, ma non è escluso.

 

 

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Insomma, la preoccupazione e il malessere di Foschi li vivo da un anno, forse anche molto più intensamente di lui. Anch’io trovo gravissimo che un paese civile blocchi per due anni – col rischio che diventino tre – la formazione degli insegnanti.

Ma trovo anche che sarebbe "fair" ricostruire le cause dei ritardi in modo da rendere giustizia ai vari attori. Il nostro Gruppo di Lavoro ha avuto molti e lusinghieri riconoscimenti. Inoltre, la qualità del lavoro compiuto è testimoniata dal fatto oggettivo che il documento prodotto ha subito ben pochi mutamenti e lo spirito della proposta è rimasto intatto.

Ma constato anche che persiste una resistenza a riconoscere questi meriti, magari persino facendoci carico di 7 mesi di ritardo che non ci competono, invece di sottolineare che un risultato organico su un tema così delicato ottenuto in 4 mesi è un record assoluto.