«Premiare l’eccellenza e valutare il comportamento alla stregua del rendimento scolastico». in questi principi c’è lo spirito del Decreto 99 Criteri per l’attribuzione della lode nei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e tabelle di attribuzione del credito scolastico. È il secondo intervento del Ministro per valorizzare il comportamento allo stesso modo del rendimento scolastico.



Il primo era stato quello di conteggiare il voto in condotta nella media dei voti finali e questo aiutò molto per l’ammissione all’esame di stato. Nel testo di legge si leggeva «…oltre la media M dei voti, anche l’assiduità della frequenza scolastica, l’interesse e l’impegno nella partecipazione al dialogo educativo e alle attività complementari ed integrative ed eventuali crediti formativi…».



Anche se l’attuale decreto è più restrittivo perché chiede votazioni maggiori, oggi, come allora, è evidente che non si può essere contrari a ciò che premia e riconosce lo sforzo e l’impegno degli studenti, per cui ben venga. E non è il caso di entrare in merito al sistema di attribuzione dei punteggi per accedere ai premi, a come saranno distribuiti oppure ai soggetti che offrono gli incentivi ecc…

In realtà ad un insegnante medio di fronte a questi provvedimenti nasce immediatamente la domanda: “pensando a tanti consigli di classe, a scrutini finali non abbiamo sempre premiato il comportamento alla stregua del rendimento scolastico? A parte i benefici pecuniari fino ad ora non è stato così? C’è bisogno di fare un decreto ad hoc per qualcosa che è quasi una prassi?”



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Eliminando ogni pensiero che faccia pensare ad un problema di risparmio perché gli anni precedenti si è largheggiato troppo in premi e riconoscimenti oppure perchè qualcuno ha usato male le risorse messe a disposizione, forse l’intervento vuole sottolineare un altro problema. Forse il problema comportamentale degli studenti sta emergendo in tutta la sua complessità.

Scorrendo i dati sui risultati degli scrutini del I° quadrimestre delle scuole di I° e II° grado (80% delle scuole), comunicati dal ministero il 28 febbraio 2010, si vede che c’è un aumento di circa il 20% delle insufficienze in condotta, rispetto all’anno precedente. Se si va più a fondo si scopre che le scuole professionali e tecniche raggiungono circa l’88% delle insufficienze in condotta per le scuole di II° grado e per un insegnante come me di un ISIS capisco di cosa si parli.

 

 

Vorrei provare ad affrontare il problema della emergenza condotta/comportamento degli studenti considerando alcune ipotesi:

 

-gli insegnanti vecchi o con molti anni di servizio stanno scoppiando ad uno ad uno e non gli par vero di poter usare il voto in condotta per “vendicarsi” di tanti anni di disagi

 

-gli insegnanti giovani non sanno tenere le classi

 

-gli studenti sono sempre peggio

 

-la scuola così come è non può più rispondere ad una delega che le è stata data

 

 

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 La prima ipotesi è più suggestiva che vera e, anche se forse qualche insegnante comincia ad essere stanco, si può vedere che le classi meglio condotte sono quelle dove ci sono docenti con esperienza e di mestiere. Che gli insegnanti giovani non sappiano tenere le classi non è vero; è invece un’altra la questione ed è che i corsi abilitanti non li hanno preparati a ciò che effettivamente incontreranno e questa si è una difficoltà.

Gli studenti, con le dovute differenze, sono sempre gli stessi si portano semplicemente dentro le contraddizioni tipiche della società. A me pare che l’ultima ipotesi sia la questione più aperta, la delega in bianco, l’autoreferenzialità per la scuola non funziona più.

Da questo punto di vista questo decreto che cosa è? Semplicemente una cosa di buon senso, che premia chi lavora, insomma un mettere a posto le cose, ma è una reale riforma della scuola che aiuterà la scuola a riposizionarsi nella società. I dirigenti ed i docenti ne saranno attori responsabili realizzando alleanze educativi con i genitori e gli altri soggetti del territorio in cui la scuola è inserita?