A poche settimane dalle consultazioni elettorali regionali, che sembravano aver prodotto un risultato tale da aprire, senza più tentennamenti, quella stagione di riforme di cui il nostro Paese ha urgente necessità, il quadro politico appare sempre più confuso e inquietante, soprattutto per le note vicende che scuotono la maggioranza di governo.



Mentre nelle stanze della politica si stanno verificando convulsi e difficilmente decifrabili sommovimenti, quasi a indicarne una preoccupante involuzione, in alcuni ambiti della società civile stanno però emergendo istanze che testimoniano un certo risveglio di consapevolezza dell’urgenza di operare tutti, e presto, per il bene comune.



Ne è esempio significativo quanto sta accadendo nel settore della formazione professionale: sacrificato per anni a svolgere il compito di ruota (anzi, ruotino…) di scorta del sistema nazionale di istruzione, ultimamente ha rivendicato con forza il riconoscimento di quel ruolo che gli spetta di diritto e di dovere, per poter rispondere, in modo più efficace, alla urgente domanda di educazione e formazione delle nuove generazioni presente nella nostra società.

Ragioni prevalentemente ideologiche – più che organizzative o economiche – hanno finora impedito di mettere la FP in condizione di esprimere quella potenzialità che le è propria e che tanto gioverebbe al paese; eppure, quasi tutte le nazioni europee più avanzate si sono accorte da un pezzo di questa formidabile potenzialità educativa/formativa e ne hanno tratto le dovute conseguenze (si veda, ad esempio, l’esperienza eccellente, nella Spagna “zapateriana”, dell’Institut Gaudi di Barcellonahttp://www.igaudi.org/).



Nel nostro paese ci sono poche Regioni che fanno eccezione: la Lombardia, che ne ha fatto un cavallo di battaglia per la riqualificazione del proprio sistema di istruzione/formazione e, dati alla mano, pare proprio che stia vincendo la scommessa; le province autonome di Trento e Bolzano che, proprio perché tali, hanno maggiore libertà di movimento e hanno attuato forme innovative ed esperienze interessanti di formazione iniziale, ottenendo risultati molto positivi (Cfr.http://www.vivoscuola.it/Valutazion/doc/6_capitolo3.pdf). Si tratta di una scommessa ragionevole, del resto, poiché gli stessi dati forniti dal ministero dell’Istruzione sui percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale (Ifp) attestano che là dove questi sono stati proposti si è assistito ad un impressionante balzo in avanti delle iscrizioni, passate da 25mila dell’anno scolastico 2003-04 a oltre 142mila del 2008-09 (e stiamo parlando solo dei percorsi sperimentali…)

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Perché tanta richiesta? È evidente: come confermato da tutti gli studi sugli stili di apprendimento, ci sono studenti che imparano meglio “facendo”, mettendo cioè le “mani in pasta” anziché stando a “scaldare il banco”. I giovani che non hanno le inclinazioni, le attitudini o, più semplicemente, le motivazioni per impegnarsi in un metodico studio teorico delle discipline scolastiche, perdono infatti tempo e autostima restando parcheggiati in un istituto superiore, invece di mettersi alla prova là dove potrebbero essere aiutati a far emergere i propri talenti.

Ci sono ragazzi che hanno bisogno, per “ripartire”, di mettersi all’opera concretamente, di scoprire che comunque valgono e sono capaci di fare; questo può consentire loro, tra l’altro, di rientrare successivamente nel sistema di istruzione fino al completamento del regolare corso di studi. Perché, allora, tenerli a forza in una scuola superiore, soprattutto quando esistono nel nostro paese – nel pur variegato mondo dei CFP – numerose realtà, anche di antica tradizione, che hanno comprovate capacità educative e sicure competenze formative?

 

Due documenti, stilati in occasione delle recenti elezioni amministrative, pongono questa domanda segnalandone l’urgenza; e sono tanto più significativi perché provengono da due regioni tradizionalmente “rosse”, che cioè si sono opposte risolutamente, in questi anni, ad ogni ipotesi di pari dignità del canale della formazione con quello dell’istruzione: l’Emilia Romagna e la Toscana.

1. Il primo, inviato ai candidati alla presidenza della regione Emilia Romagna da parte di una quarantina di Enti di Formazione Professionale – di ogni estrazione culturale e politica – accreditati per l’ambito “Obbligo Formativo”, ha inteso richiamare l’attenzione sulle “problematiche e le potenzialità della Formazione Professionale per l’assolvimento dell’Obbligo di Istruzione, elemento importante del sistema integrato educativo/formativo di questa Regione”.

Significativi gli elementi a supporto della richiesta di una maggiore attenzione sul settore: ogni anno formativo vengono accolti circa 6.000 giovani adolescenti, 3.000 nel primo e 3.000 nel secondo anno, di cui circa il 45% giovani stranieri. Solo circa il 15% dei giovani interrompe prematuramente il percorso formativo, con destinazione scuola o lavoro; per tutti gli altri, la qualifica viene acquisita nel 90% dei casi, con un positivo inserimento nel mondo del lavoro, il riconoscimento e la valorizzazione delle proprie competenze. Non pochi, inoltre, ritrovano le motivazioni allo studio e riprendono il percorso scolastico interrotto; altri decidono di proseguire con percorsi di FP orientandosi verso l’ottenimento di qualifiche superiori. Infine, il numero dei ragazzi che si rivolgono al sistema della FP, dati alla mano, è tendenzialmente in crescita, e questo anche per i prossimi anni. Gioca, su questo aspetto, la crescente difficoltà dei percorsi scolastici tradizionali a garantire il successo formativo di tutti gli studenti, anche in ragione dell’aumento vertiginoso della diversità degli stili di apprendimento e a fronte di risorse umane e strumentali progressivamente calanti.

 

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Insomma, ci troviamo di fronte a dati che documentano inequivocabilmente una possibilità di successo formativo e di contrasto alla dispersione scolastica (oggi più che mai anticamera della precarietà e vulnerabilità sociale), seppure resa più fragile dall’uso di “armi spuntate”. Per rendere più consistenti i successi e più facilmente raggiungibili gli obiettivi, i centri chiedono alla Regione innanzitutto di modificare la Legge Regionale 12/2003 (con la quale furono inventati i fallimentari “percorsi integrati”) per potersi allineare con i sistemi delle altre Regioni. Questo, infatti, “permetterebbe di qualificare l’offerta di Formazione Professionale attivando a livello territoriale dei percorsi triennali a qualifica rivolti ai giovani in possesso del titolo di Scuola Secondaria di I° grado”.

In alternativa a questo, i CFP propongono, oltre al biennio formativo in corso di realizzazione, la messa a regime di un pacchetto di ore aggiuntive (almeno quattrocento) per i giovani che non riescono a completare il primo anno nella scuola secondaria superiore, che realizzerebbe di fatto la triennalità e sarebbe coerente con la normativa vigente, anche regionale. Oppure almeno di  attuare quanto richiesto in via sperimentale, per poterne verificare l’efficacia.

Il documento si conclude con un invito a cogliere questa “sfida educativa”, per consentire  ai giovani di “ottenere il successo formativo come condizione necessaria per la realizzazione dei diversi progetti di vita personali, obiettivo perseguibile effettivamente solo attraverso l’attivazione di opportunità differenziate ed articolate in base al processo di apprendimento di ciascuno”.

 

2. È la medesima preoccupazione che emerge anche nell’altro documento, quello della Toscana, pertanto non ne ripeteremo le argomentazioni. Qui, però, c’è un ulteriore aspetto, che merita di essere messo in rilievo: gli autori non sono dei CFP, ma ben 84 dirigenti di istituti superiori! È un dato assolutamente interessante, poiché segno di una evidente esigenza che travalica i particolarismi e tocca direttamente un nervo scoperto del nostro sistema di istruzione/formazione. La lettera, inviata anche in questo caso a tutti i candidati alle elezioni regionali, lamenta la restrittività del “modello toscano”, che prevede l’assolvimento dell’obbligo scolastico per tutti nell’istruzione, con alcuni interventi di sostegno e di orientamento solo per gli allievi in grave difficoltà, che possono frequentare eventualmente un terzo anno professionalizzante al compimento dei 16 anni.

 

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Il fatto che il documento nasca dall’autorevole esperienza sul campo dei dirigenti, è di grande aiuto a mettere in luce alcuni “nodi” fondamentali: l’insuccesso dipende in molti casi da una scuola non adatta alle attitudini dei ragazzi; la frustrazione delle loro aspettative, già dannosa in sé, è a sua volta una causa importante del gran numero di classi difficili, a volte ingovernabili; non è possibile attendere, per intervenire, il compimento del sedicesimo anno di età, perché ciò contribuisce ad accrescere il senso di disistima di sé, ed è una inutile – anzi dannosa – perdita di tempo.

Ed è proprio sul campo, e non da analisi astratte, che sono maturate nei presidi alcune certezze: la scuola deve offrire ai ragazzi che escono dalla scuola media un ventaglio di scelte ben più ampio di quello attuale, in modo che ciascuno possa imboccare la strada più confacente ai propri talenti; occorre una rivalutazione della formazione professionale, che in altre regioni sta dando da anni risultati molto positivi; permettere di assolvere l’obbligo anche in percorsi triennali di formazione professionale sarebbe, in tal senso, un passo fondamentale.

 

Un nota bene conclusivo: che in questi tempi di crisi della scuola, caratterizzata tanto spesso da una visione particolaristica e dal bisogno di accaparrarsi studenti a tutti i costi, ci siano dei dirigenti di istituti superiori che dicono della formazione professionale: “Non abbiamo dubbi che essa sia scuola a tutti gli effetti e costituisca, se adeguatamente supportata e finanziata, una risorsa strategica per lo sviluppo e una preziosa possibilità di autorealizzazione per molti giovani”, mostra che l’emergenza educativa sta davvero scuotendo le coscienze, aprendo così a nuove opportunità.

 

Che dire? La realtà è ostinata, prima o poi rompe la crosta dell’ideologia e ci rimette di fronte ai fatti, così come essi sono. Perché ostinarsi a negarli? I nuovi presidenti delle Regioni, se hanno orecchie per intendere, intendano…

 

 

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Firmatari del documento dell’Emilia-Romagna

 

Il documento è stato redatto dagli Enti di Formazione Professionale accreditati per l’ambito “Obbligo Formativo”.

 

AECA – Associazione Emiliano-Romagnola di centri autonomi di formazione professionale, che associa:

Centro Nazionale Opere Salesiane – FAP – Emilia-Romagna

Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – FP Emilia-Romagna

ENGIM Emilia-Romagna

ENAC Emilia-Romagna

CEFAL,Bologna

Centro Studi Opera Don Calabria, Ferrara

ENDO-FAP Don Orione FAP, Borgonovo Val Tidone (Piacenza)

EDSEG Ente diocesano per la salvezza e la educazione della gioventù, Modena

Fondazione San Giuseppe CFP CESTA (Ferrara)

Istituto Nazareno Carpi (Modena)

Opera dell’Immacolata, Bologna

Opera Diocesana “Giovanni XXIII”, Piangipane (Ravenna)

Opera Madonna del Lavoro – FOMAL, Bologna

Opere Sacro Cuore F.P. – A.C.A. Lugo (Ravenna)

OSFIN F.P. Opera San Filippo Neri – FP

 

Fondazione En.A.I.P. “S.Zavatta”, Rimini mandatario del RTI che riunisce:

En.A.I.P. Bologna,

En.A.I.P.. Forlì – Cesena,

En.A.I.P. Parma,

En.A.I.P. Piacenza

Fondazione En.A.I.P. Don G. Magnani, Reggio-Emilia

 

IAL CISL Emilia-Romagna

ENFAP Emilia-Romagna

Fondazione “CFP Alberto Simonini”, Reggio Emilia

 

Forma Giovani Soc. Cons. a. R. L., San Giovanni in Persiceto (Bologna), mandatario del RTI che riunisce:

Centro Provinciale di Formazione Professionale – Soc. Cons. a. R. L., Ravenna

C.F.P. Bassa Reggiana Soc. Cons. a. R. L., Guastalla (Reggio Emilia)

Consorzio Provinciale Formazione – C.P.F., Ferrara

TECHNE Soc. Cons. per Azioni, Cesena

 

TUTOR Soc. Cons. a. R. L., Piacenza

Forma Futuro Soc. Cons. a. R. L., Parma

FORM. ART. Soc. Cons. a. R. L., Bologna

IRFA Soc. Cons. a. R. L., Rimini

ECIPAR Soc. Cons. a. R. L., Bologna

ECIPAR Soc. Cons. a. R. L., Parma

ECIPAR S.R.L., Rimini

Fondazione Aldini Valeriani, Bologna

 

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Firmatari del documento della Toscana (“Gruppo di Firenze” per la scuola del merito e della responsabilità)

 

I dirigenti scolastici (in ordine di adesione):

1. Valerio Vagnoli, Istituto superiore “Giorgio Vasari” di Figline Valdarno* (Fi)

2. Anna Maria Addabbo, Istituto d’Arte di Sesto Fiorentino e Montemurlo*

3. Anna Rita Borelli, Istituto superiore “Leopoldo II di Lorena” di Grosseto*

4. Ivan Gottlieb, Istituto superiore “Alessandro Volta” di Bagno a Ripoli

5. Fiorenza Giovannini, Scuola media “Giovanni della Casa” di Borgo San Lorenzo

6. Mario Sladojevich, Istituto tecnico Agrario e professionale per l’Agricoltura di Firenze*

7. Daniela Nuti, Istituto comprensivo di Reggello

8. Andrea Marchetti, Istituto superiore “Virgilio” di Empoli

9. Eda Bruni, Scuola media “Di Cambio-Angelico” di Firenze e I.C. di Calenzano

10. Tiziana Torri, Circolo didattico di Pontassieve

11. Giuliana Cinni, Istituto superiore “Enrico Fermi” di Empoli

12. Anna Maria Barbi, Liceo scientifico “Antonio Gramsci” di Firenze

13. Paola Mencarelli, Istituto superiore “Salvemini- D’Aosta” di Firenze

14. Giulio Mannucci   Istituto superiore “Ernesto Balducci “ di Pontassieve

15. Arnolfo Gengaroli, Istituto comprensivo “Ernesto Balducci” di Fiesole.

16. Massimo Primerano, Liceo classico “Michelangiolo” di Firenze

17. Giancarlo Fegatelli, Istituto superiore “Giuseppe Peano” di Firenze

18. Paolo Collini, Istituto superiore “Elsa Morante-Ginori Conti” di Firenze*

19. Anna Pezzati, Circolo didattico di Rignano sull’Arno

20. Barbara Zari, Scuola media “Bacci-Ridolfi” di Castelfiorentino

21. Valeria Bertusi, Istituto superiore “Giovanni Caselli” di Siena**

22. Maria Giovanna Lucchesi, Scuola media “Maria Maltoni” di Pontassieve

23. Andrea Menchetti, Istituto superiore “Matteo Civitali” di Lucca*

24. Giovanni Marrucchi, Istituto professionale “Luigi Einaudi” di Pistoia*

25. Aldo Piras, Istituto professionale “Antonio Pacinotti” di Pistoia*

26. Daniela Giovannini, Istituto Superiore “L. Da Vinci” Arcidosso, Grosseto

27. Michele Totaro, Circolo didattico 12 di Firenze

28. Marco Mori, Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Firenze

29. Maria Delle Rose, Istituto professionale “Cellini-Tornabuoni-De Medici” *

30. Alessandro Marinelli, Istituto superiore “Arturo Checchi” di Fucecchio*

31. Gino Artuso, Istituto superiore “Del Rosso-Alighieri” di Orbetello

32. Clara Pistolesi, Liceo scientifico “Piero Gobetti” di Firenze

33. Marco Parri, Istituto superiore “San Giovanni Bosco” di Colle Val d’Elsa

34. Barbara Figliolìa, Istituto comprensivo 2 di Bagno a Ripoli

35. Fiorella Fambrini, Istituti superiori “Barsanti” di Massa e “Pacinotti” di Bagnone (Ms)*

36. Oliviero Appolloni, Istituto comprensivo “Cecco Angiolieri” di Siena

37. Anna Oragano, Scuola media unificata di Sansepolcro (Ar)

38. Fabrizio Poli, Istituto Superiore “ Guglielmo Marconi” San Giovanni Valdarno*

39. Santi Marroncini, Istituto tecnico commerciale “Aldo Capitini” di Agliana (Pt)

40. Sandro Marsibilio, Istituto comprensivo “Lorenzetti” di Sovicille (Si)

41. Lucia Capizzi, Istituto tecnico e scientifico “Galilei” di Viareggio

42. Cristina Grieco, Istituto tecnico commerciale “Amerigo Vespucci” di Livorno

43. Diana Marchini, Istituto comprensivo “Fossola-Gentili” di Carrara

44. Marta Paoli, Istituto tecnico commerciale “Sallustio Bandini” di Siena

45. Concetta Battaglia, Istituto comprensivo “Vincenzo Galilei” di Pisa

46. Andrea Simonetti, Istituto comprensivo “Leonardo Da Vinci” di Avenza Carrara (Ms)

47. Massimo Dal Poggetto, Istituto comprensivo “Centro Migliarina Motto” di Viareggio

48. Loretta Borri, Istituto comprensivo di Roccastrada (Gr)

49. Marco Panti, Istituto comprensivo “Piero della Francesca” di Firenze

50. Enio Lucherini, Scuola media “Guido Cavalcanti” di Sesto Fiorentino

51. Luciano Tagliaferri, Istituto superiore “Giovagnoli” di Sansepolcro e Anghiari* e “Piero della Francesca” di Arezzo

52. Gianna Valente, 2° Circolo didattico “Antonio Benci” di Livorno

53. Lida Sacconi, Ist. compr. “Gereschi” di Pontasserchio e San Giuliano Terme (Pi)

54. Eva Bianconi, Circolo Didattico di Cerreto Guidi (Fi)

55. Ruggiero Dipace, Istituto tecnico commerciale e per geometri “Toniolo” di Massa

56. Aldo Pampaloni, Ist. compr. “F. Mochi” di Levane-Montevarchi e ITI “Ferraris” di S.

57. Daniela Travi, Istituto comprensivo “Gandhi” di Pontedera (Pi)

58. Gino Cappè, Istituto superiore “Artemisia Gentileschi” di Carrara

59. Maria Cristina Calamai, Istituto comprensivo di Pelago (Fi)

60. Donatella Frilli, Istituto comprensivo “Manzoni- Baracca” di Firenze

61. Maria Josè Manfré, Istituto tecnico commerciale “Dagomari” di Prato

62. Maria Pina Cirillo, 3° Circolo didattico di Carrara

63. Anna Rugani, Scuola media “Del Prete-De Nobili-Massei” (Lucca)

64. Maria Beatrice Capecchi, Scuola media “Giovanni Pascoli” di Montepulciano (Si)

65. Sandro Orsi, Istituto comprensivo di Pietrasanta 1 (Lu)

66. Simonetta Ferrini, Istituto comprensivo di Certaldo (Fi)

67. Vito Pace, Scuola media “Giusti- Gramsci” di Monsummano Terme (Pt)

68. Fabrizio Martinolli, Istituto superiore “Einaudi-Ceccherelli” di Piombino*

69. Ave Marchi, Istituto tecnico commerciale “Francesco Carrara” di Lucca

70. Rosa Celardo, Istituto comprensivo “Francesco Petrarca” di Montevarchi (Ar)

71. Giovanni Parente, Scuola media “Leonardo da Vinci” di Figline Valdarno”

72. Cinzia Machetti, Istituto comprensivo di Civitella Paganico (Gr)

73. Milvia Gugnali, Istituto comprensivo “John Lennon” di Sinalunga (Si)

74. Maria Cristina Tundo, Scuola media “Masaccio-Calvino-Don Milani” di Firenze

75. Marco Coretti, Istituto comprensivo “O. Vannini” di Casteldelpiano (Gr)

76. Sonia Cirri, Scuola media “Botticelli-Puccini” di Firenze

77. Stefano Pagni Fedi, 2° Circolo didattico di Firenze

78. Daniela Venturi, Istituto superiore “Sandro Pertini” di San Concordio (Lu)

79. Elisabetta Pastacaldi, Istituto d’Arte “Policarpo Petrocchi” di Pistoia

80. Giuseppina Cappellini, Istituto comprensivo “Mazzoni” di Prato

81. Patrizia D’Incalci, Istituto comprensivo “Ghiberti” di Firenze

82. Rolando Casamonti, Istituto superiore “Agnoletti” di Sesto Fiorentino

83. Eleonora Pagni, 15° Circolo didattico di Firenze

84. Nicola Lofrese, Istituto tecnico commerciale e per il turismo “Carlo Piaggia” di Viareggio

 

*Istituti professionali o comprendenti indirizzi professionali