L’ora di religione rientra nel credito scolastico. Lo annuncia il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: il «Consiglio di Stato accoglie le nostre posizioni». Così il voto di religione sarà valido per il credito. La Gelmini esulta: aveva fatto della reintroduzione del voto di religione nel credito scolastico una sua battaglia. La validità del voto di religione è stata reintrodotta nel credito scolastico dopo che i giudici amministrativi hanno ribaltato la sentenza del Tar Lazio che in estate aveva bloccato le ordinanze emanate dall’ex ministro Giuseppe Fioroni. In queste si affermava, appunto, che il voto di religione contribuisce al credito scolastico. Era stata la stessa Gelmini a fare ricorso al Consiglio di Stato per la reintroduzione del voto di religione nel credito scolastico.



Leggi anche: SCUOLA/ Conoscenze vs. competenze: un’altra occasione persa?, di G. Sandrone

In agosto il Tar del Lazio aveva accolto la richiesta di alcuni studenti sostenuti da associazioni laiche e confessioni non religiose non cattoliche in cui si chiedeva l’annullamento delle ordinanze emanate dall’ex ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Ora la sentenza, dopo il ricorso del ministro Gelmini, è stata annullata dal Consiglio di Stato. Il quale «ha riconosciuto la legittimità delle ordinanze nelle quali si stabiliva che ai fini dell’attribuzione del credito scolastico, determinato dalla media dei voti riportata dall’alunno, occorreva tener conto anche del giudizio espresso dal docente di religione», come riporta la Gelmini. «Il Consiglio di Stato, infatti, – continua – ha stabilito che, nel caso l’alunno scelga di avvalersi di questo insegnamento, la materia diventa per lo studente obbligatoria e concorre quindi all’attribuzione del credito scolastico»



Il ministero dell’Istruzione, intanto, fa sapere che il voto di religione concorre al credito solo per chi si avvale dell’insegnamento. Sarà lo stesso ministero a chiarire nei prossimi giorni le modalità di attuazione del provvedimento.

Leggi anche

SCENARIO/ Tutti in FI: il nuovo taxi centrista che può dar fastidio alla Meloni