Ormai è il terzo anno che gli studenti della terza classe della secondaria di 1° grado sostengono la “prova nazionale”, e la struttura è nota a tutti: una parte della prova riguarda la comprensione del testo e la grammatica; l’altra parte contiene una serie di quesiti di matematica.

Per quanto riguarda italiano, qualche aspetto interessante della prova di quest’anno? Direi intanto la scelta del testo narrativo: un testo, Le estati del rancore, di un autore contemporaneo, abbastanza giovane, almeno per gli standard italiani: uno scrittore che fa anche lo sceneggiatore e che scrive con un linguaggio delicato, ricco di sfumature, ma nello stesso tempo cinematografico, nei suoi lunghi flashback che rievocano il tempo dell’infanzia e dell’adolescenza: un linguaggio quindi che non dovrebbe essere risultato, alle nostre ragazze e ragazzi, troppo estraneo o lontano. Come lontano non dovrebbe essere apparso neppure il tema: un’amicizia difficile, tormentata da dubbi e incomprensioni “Come abbiamo fatto a restare amici così a lungo”: un dubbio dell’adulto che ricorda la sua adolescenza “Non so se siamo stati amici”, una sorta di ritornello che ritorna in tutto il racconto, che  ne costituisce un po’ il filo rosso…



Su un testo di questo tipo abbiamo scelto di insistere maggiormente con domande che riguardano il punto di vista e, più in generale, l’interpretazione: ogni buon testo letterario esprime contemporaneamente diversi significati, gioca diverse funzioni. Che cosa è, questo racconto? Una riflessione o piuttosto un rimpianto dell’adulto ? Insieme ad altri elementi il titolo avrebbe dovuto orientare la risposta: si parla di “estati del rancore”, e il rancore è un sentimento negativo che non porta con sé il rimpianto, la nostalgia, ma piuttosto un senso di distacco riflessivo. Detto così, può sembrare complesso, ma in realtà il racconto è limpido, nella sua ricostruzione di un’adolescenza in cui ci si comincia a confrontare con l’altro, in un rapporto in qualche modo faticoso: “essere amico di un altro è un impegno continuo”, dice il narratore, e dalla sua narrazione si capisce che anche crescere è un impegno continuo e faticoso.



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Tutt’altra cosa, come è giusto che sia, per quanto riguarda il testo espositivo: un argomento di attualità, le conseguenze della deforestazione, un testo molto strutturato, diviso in brevi paragrafi titolati, che facilitano la ricerca di informazioni, un lessico specifico, con termini come “ecosistema”, “habitat”, “humus”, che dovrebbero essere noti a studenti che hanno completato il primo ciclo di istruzione, ma il cui significato è anche inferibile dal contesto. Quindi non occorrono particolari conoscenze enciclopediche per rispondere alle domande su che cos’è un ecosistema o che cosa caratterizza i climi “a marcata stagionalità”: basta leggere con tutta l’attenzione che un testo “scientifico”,sia pure divulgativo, sempre richiede, la medesima attenzione che è necessaria per fondare le competenze di lettura per lo studio, esplicitamente previste dalle Indicazioni nazionali tra i “traguardi” della scuola media.



 

Un altro elemento interessante sta nel fatto che il testo è accompagnato da un’illustrazione esplicativa del processo di desertificazione, a sua volta accompagnata da didascalie. Per rispondere ad alcune domande (ad esempio la B14 e la B15, che qui non riporto per motivi di spazio) è esplicitamente detto che bisogna fare riferimento sia al “corpo” del testo sia all’illustrazione e alle sue didascalie: un processo, questo, di ricavare informazioni da diverse componenti, alcune verbali e altre grafiche,che è costitutivo della competenza di lettura e che viene molto spesso testato anche dalle prove OCSE PISA, proposte ai quindicenni, quindi a studenti appena più grandi dei nostri.

 

Qualche parola infine sui quesiti di grammatica: la maggior parte dei quali riguarda, molto tradizionalmente, l’analisi delle funzioni sintattiche nella frase e nel periodo, nonché alcuni elementi di uso, come quello del pronome relativo e quello del verbo al modo congiuntivo. Ma c’è anche qualche domanda più “di ragionamento”: ad esempio il quesito C6 chiede che cosa capiamo dell’autostoppista dalla frase “Un’autostoppista sorridente mi chiese un passaggio”: si tratta di un uomo? Di una donna? Oppure non abbiamo informazioni sufficienti per dirlo? Lasciamo risolvere ai lettori questo piccolo enigma, che richiede soltanto capacità di lettura attenta e un minimo di conoscenze ortografiche.

 

 

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