Esami di Stato 2010 traduzione e commento di Platone, seconda prova – greco – Hai tradotto correttamente la versione di Greco, seconda prova della maturità 2010 al liceo Classico? Puoi verificare se la tua traduzione è giusta dal punto di vista sia grammaticale, sia dal punto di vista filosofico, ovvero se la traduzione è corretta anche dal punto di vista terminologico, tenendo contro del fatto che la versione è di Platone, letterato e filosofo dell’epoca classica e che il brano è tratto dall’Apologia di Socrate, brano che Platone ha scritto in età giovanile.
Per questo alle pagine seguenti troverai sia la traduzione (realizzata ad hoc)per il sussidiario.net da un docente, sia il commento alla versione con alcune indicazioni che ti possono aiutare a comprendere se la tua traduzione è corretta da tutti i punti di vista.
Io infatti, o Ateniesi, non ho mai avuto una carica pubblica se non quella di membro del Consiglio dei Cinquecento; anzi, proprio quando voi decideste di processare in massa illegalmente (come più tardi fu ammesso) i dieci generali che non avevano raccolto i morti dopo la battaglia navale, la mia tribù Antiochide reggeva la pritania; allora, io fui il solo tra i pritani ad oppormi a voi perché non si facesse nulla contro la legge, e votai contro; e sebbene gli altri oratori fossero pronti a denunciarmi e a farmi arrestare, dato che voi gridavate e li incoraggiavate, io pensai che dovessi seguire la legalità e la giustizia rischiando tutto, piuttosto che associarmi a voi e alla vostra politica ingiusta per paura del carcere o della morte. E questo accadeva quando la città aveva un governo democratico. Quando si instaurò l’oligarchia, i Trenta mi mandarono a chiamare con altri quattro al palazzo del governo e ci ordinarono di prelevare Leone di Salamina per ucciderlo. Di simili ordini ne dettero a molti altri per comprometterne il maggior numero possibile. Allora io feci vedere, non a parole ma nei fatti, che della morte, se non è espressione troppo rozza, non me ne importava un bel niente: non far nulla di ingiusto e di empio, questo è ciò che mi importa. Quel governo, dunque, con tutto il suo terrore non riuscì a piegarmi da indurmi a commettere qualche cosa di ingiusto; anzi, quando noi uscimmo dal palazzo, quegli altri quattro andarono a Salamina e prelevarono Leone, mentre io me nei tornai a casa mia. Certo per questo fatto ci avrei rimesso la vita se quel governo dopo un po’ non fosse stato rovesciato.
Brano simbolo dell’eroismo socratico nel rispettare “la legge”, anche quando “le leggi” – quelle degli uomini che temporaneamente detengono il potere – ne negano il fondamento. Emergono in particolare, in questo passo dell’Apologia, due elementi significativi: da una parte la solitudine di Socrate, rispetto a un sentimento popolare («voi gridavate e li incoraggiavate») che facilmente si adegua alla volontà di chi è al potere; dall’altra, però, anche se non esplicitata, la tranquillità d’animo, la pace interiore del vero saggio che non viene turbato dalle minacce dello Stato, e che, mentre altri si prodigano ad attuare i dettami illegali dei Trenta, non solo si rifiuta di farlo, ma quasi con disprezzo «se ne torna a casa».
Da notare anche il giudizio politico radicale del Socrate-Platone: non solo al tempo dell’oligarchia si è verificato questo tradimento della giustizia, ma già al tempo della democrazia. E già allora Socrate, per essere veramente sé stesso e non «seguire la politica ingiusta», si oppone alle decisioni del governo della città, per rispettare la legge. Dal punto di vista testuale, il brano è sostanzialmente di carattere narrativo, e non presenta pertanto quelle difficoltà di traduzione che gli studenti normalmente ravvisano nel Platone dei passaggi più densi dal punto di vista filosofico. Molti studenti avranno probabilmente trovato difficoltà nella prima frase, soprattutto in quanto non abituati a cogliere il nesso tra “men” e “de”, in virtù del quale si può più facilmente intendere il significato del verbo “ebùleusa” come “feci parte della bulè”. Ma ciò che più conta, ancora una volta è andato in scena lo spettacolo triste di ragazzi che stracciano il dizionario per tradurre poche righe di testo in più di un’ora (a meno che non lo trovino presto per via telematica). Il che evidentemente significa dimostrare di non conoscere la lingua in questione. O si danno versioni adeguate al livello di conoscenza degli studenti; o si cambia metodo, per fare in modo che gli studenti sappiano veramente affrontare i testi in lingua originale. Le maturità passano, ma il problema, per l’insegnamento delle lingue classiche, rimane quello.
(Traduzione e commento a cura di Rossano Salini)