Non leggerei, come hanno fatto alcuni commentatori, le tracce della prima prova dell’esame di Stato 2010 in termini di contrapposizione: il tema sulle foibe è stato considerato, ad esempio, il contraltare dell’analisi sul testo di Primo Levi.
Cercherei piuttosto di mettermi dal punto di vista dei candidati davanti ai sette fogli delle tracce ministeriali: dopo la prima rapida lettura, si può tirare un respiro di sollievo, in quanto almeno una delle tracce proposte è svolgibile; questo per chi ha l’incubo del foglio bianco è già rassicurante.
Le tracce hanno fonti, con qualche eccezione, riconducibili tutte al Novecento. Il secolo breve si conferma il protagonista di quanto è richiesto di studiare durante il quinto anno di scuola superiore. Ed è quello che oggi le scuole fanno. Potrà dispiacere per lo schiacciamento dell’Ottocento o si potrà concordare con tale scelta, resta il fatto che le fonti scolastiche non sono ignote. E anche questo è un elemento rassicurante.
È sempre difficile mettersi nei panni di chi si appresta ad affrontare una prova, soprattutto quando la propria maturità è lontana negli anni; ma mi pare onesto ritenere che tutte le tracce non sono impossibili e offrono un minimo spazio al giudizio personale. In particolare ho apprezzato il fatto che l’analisi del testo di Levi, poco conosciuto, avvia all’apprezzabile riscoperta dei propri percorsi di lettura. Se mi fosse capitato di correggere un elaborato con questi contenuti, l’avrei senz’altro premiato.
Un’altra tematica pregevole è quella sulla felicità, strappata al possibile sentimentalismo dall’ambito socio-economico in cui è collocata. Le stesse fonti, nell’indicare dati e criteri della condizione dell’uomo contemporaneo, rilevano l’insufficienza del benessere a rendere felici, aprendo la strada a considerazioni più vaste.
In questo modo sono già passata a commentare le tracce ministeriali dal punto di vista più generale. Mi pare significativo rilevare un tema trasversale a quasi tutte le tipologie, ovvero quello della formazione dell’uomo, centrale nell’analisi di testo, nel saggio sul piacere, sulla felicità, sui giovani e la politica, nel tema sulla musica. Ciò significa forse il superamento di un modo tecnicistico di leggere i testi? Speriamo. L’insistenza sul significante ha spesso impedito l’accesso al significato.
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Le tracce di storia si sono scostate dall’asse Nazismo/Fascismo/Resistenza. Era ora, esiste anche altro. Anzi, probabilmente l’allungarsi della distanza storica permette di citare tra le fonti perfino Mussolini. Non c’è da sperare che crollino i pregiudizi ideologici, ma almeno i temi di ambito storico di quest’anno mostrano uno spettro di argomenti un po’ più ampio.
C’è la possibilità, leggendo le tracce, che chi si troverà a correggere gli elaborati potrà forse incontrare qualche interesse in più espresso dai candidati. Questa prima prova è stata sempre piuttosto deludente per i commissari di italiano, fin da quando al tema di tipo tradizionale si sono sostituite nuove modalità di scrittura. Ma offrendo ai giovani materiali di riflessione non banali, come mi sembra la maggior parte di quelli di questa sessione, c’è la possibilità di una inversione di tendenza. E sappiamo tutti qual indice di maturità è saper esprimere il proprio pensiero in modo corretto ed efficace.
Qualche riga finale a proposito del tema di carattere generale sulla musica. Direi che riassume le note positive di queste tracce, la fattibilità, l’attualità e l’ampiezza. In più la formulazione, con la citazione di Aristotele, non è generica e invita a uno svolgimento non puramente soggettivo, ma inscritto in una visione più completa dell’uomo. La musica è una esperienza molto importante per i giovani ed è bello che in occasione del tema di maturità alcuni di loro abbiano la possibilità di scriverne. Certamente mettere nero su bianco una conoscenza, una esperienza, una emozione aiuta a chiarirla e a servirsene in modo più consapevole. Cosa che è poi il grande guadagno di chi scrive, costretto o no che sia.