Agli inizi di luglio l’Istat ha reso pubblici i dati circa l’andamento dell’occupazione nel nostro paese. A seguire sono scesi in campo Confindustria e l’Ocse. I dati fanno lanciare un allarme, soprattutto a livello giovanile: quasi un giovane su tre in Italia è senza lavoro. Il tasso di disoccupazione per i ragazzi nella fascia di età 15-24 anni è in crescita fino a raggiungere il 29,2%. La disoccupazione è un dramma, quella giovanile ancora di più.
Ricordava già Giorgio Vittadini nell’introduzione del libro L’amicizia si fa strada. Un’altra opportunità… nelle opere della CdO (Volume realizzato in occasione della mostra organizzata per la XXVI edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Aslam, Associazione Cometa, Associazione In-Presa, Casa Edimar, Centro di solidarietà di Napoli, Cooperativa Solidarietà, Fondazione Piazza dei Mestieri, La Strada, L’Imprevisto, Portofranco, Solidarietà Intrapresa): “La situazione di alcuni ragazzi in difficoltà è una ferita: è una ferita che uno non lavori, che un giovane non studi o non lavori. […] ma non ci si può fermare all’analisi, occorre accompagnare questi ragazzi, occorre essere la bellezza per loro. Come? Riscoprendo il mestiere, la capacità di dare forma a qualcosa, di manipolare la realtà. Insegnando quindi loro un mestiere – e aggiungeva – che è una cosa semplice e molto italiana”.
Di fronte al disagio e alla fatica non basta l’analisi, occorre una proposta. Quando escono i dati sulla disoccupazione si sente sempre dire che occorre investire sulla formazione e sull’apprendistato. Sarebbe, forse, più interessante dire che la risposta è investire sussidiariamente, cioè dare spazio e risorse a quelle realtà che offrono possibilità di protagonismo ai giovani.
“In-presa” è un’opera giovane di aiuto alla formazione e all’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi considerati difficili, a rischio di disagio. Tutto nasce dall’intuizione di Emilia Vergani (Assistente sociale a Carate Brianza): “Per alcuni ragazzi la possibilità di cominciare a dire ‘io’ con verità può avvenire solo nel mondo del lavoro, ma lì occorre qualcuno, un maestro, che dica: «Vieni dietro a me; io nelle ore in cui tu vieni con me mi metto davanti a te e lavorando con te, ti insegno a lavorare»”.
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Per adattare questa intuizione iniziale all’evoluzione delle normative sull’obbligo scolastico italiane abbiamo realizzato un progetto di alternanza scuola e lavoro, A scuola e in bottega (un mese in aula e laboratorio, il mese successivo in stage dietro un maestro di bottega, in alternanza per tutto l’anno, in un percorso della durata triennale) per formare manutentori in ambito elettrico. I dati sono sorprendenti: nell’anno 2007-2008 su sei allievi che hanno fatto l’esame di terza 4 sono stati assunti; nel 2008/2009 su 8 partecipanti 7 sono stati poi assunti. A fine maggio 2010 gli 8 partecipanti hanno concluso il loro percorso con l’esame e 3 sono già stati assunti.
Come non ricordare l’aforisma di A. de Saint Exupery: “Se vuoi costruire una nave, non chiamare la gente che procuri il legno, che prepari gli attrezzi necessari; non distribuire compiti, non organizzare il lavoro. Prima invece sveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”.
Che cosa risveglia questa nostalgia? “Io ho avuto dei ragazzi in affido – raccontava sempre Emilia Vergani -. Mi ricordo che il primo era di un’agitazione e un’ansia pazzesca e l’unica possibilità di aiutarlo era dirgli: «Stai tranquillo, la tua ansia non mi manda in crisi; io sono salda qui, in un terreno più solido di quello dove sei tu. Se ti attacchi ti tiro dalla mia parte». Quando un ragazzo sente questa sicurezza è come se cominciasse a mettere in azione quel minimo di energia che ha – che noi chiamiamo libertà -, per cui la capacità di incominciare a essere positivo nel costruire gli permette di fare un’esperienza di cammino educativo”.
La prima mossa contro la disoccupazione è un luogo in cui l’io possa rinascere.