Alle solite polemiche che aprono ogni inizio della scuola, quest’anno si è aggiunta quella che riguarda l’inaugurazione del nuovo edificio scolastico di Adro, dedicato a Gianfranco Miglio, già professore di Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano e ideologo della Lega nord. Fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale leghista di Adro, costruita in tempi brevissimi, vista alla televisione la scuola è veramente bella: luminosa, colorata, elegante nei dettagli.



Ma… forse i progettisti si sono allargati un po’ troppo. Il colore dominante dei muri e degli arredi è il verde e purtroppo quello che è stato per secoli il simbolo della speranza oggi contraddistingue il partito di Bossi. Il logo della scuola, riprodotto sul tetto, sui banchi, su ogni superficie utile allo scopo è il sole a sei punte, certamente simbolo celtico, ma come la verde rosa camuna prescelta per la Regione Lombardia, rimanda alle bandiere più che agli antichi progenitori. L’esagerato puntiglio della realizzazione  presta dunque il fianco a ogni sorta di rilievi critici, provenienti da tutte le parti: il ministro Gelmini ne approva il contenuto, pur con il doveroso distinguo dei numerosi simboli marxisti in auge un po’ dovunque nella scuola pubblica, mentre esponenti del PD chiedono addirittura l’intervento di Napolitano.



Spezzerei una lancia a favore della giunta di Adro, ironizzando più sul campanilismo, sulla provinciale volontà di costruire un’opera firmata in ogni dettaglio per far valere più che la convinzione leghista l’ambizione di avere una scuola modello, simile a un campus. Questo edificio lo è, non c’è niente da dire e gli abitanti di Adro, anche non leghisti, a sentirli in televisione ne sono orgogliosi. Si è esagerato, e questo fa ridere più che indignare.

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Del resto, per l’attività didattica ed educativa che si svolge a scuola, che è lo scopo per cui essa è stata costruita, che cosa cambia? Il colore verde è riposante per gli occhi, del sole a sei punte riprodotto ovunque tra poco non si accorgerà più nessuno, destinato com’è all’abitudine delle cose solite e prevedibilmente purtroppo a essere imbrattato con ogni mezzo. Perciò che cosa temere? La scuola di Adro non sfornerà tanti piccoli leghisti, ma tanti ragazzi che avranno avuto il privilegio, questo sì, di stare in un luogo bello e curato, se gli adulti che lavorano lì sapranno educarli al rispetto delle cose e al gusto dell’ordine. Questa mi sembra la questione sostanziale, il resto facilmente scade a pretesto per un ennesimo litigio. 



Forse che gli studenti usciti da licei intitolati a Giordano Bruno o a Salvador Allende (notoriamente molto importante per la cultura italiana) si sentono per ciò stesso appartenenti al pensiero della giunta comunale che ha voluto ricordare due figure del passato, dando il loro nome a un liceo piuttosto che a una via? Con ogni probabilità essi hanno vissuto i loro giorni di lezione in un ambiente trascurato e vecchio quale è quello della quasi totalità degli edifici scolastici italiani, sia quelli del ventennio, che hanno almeno il pregio della solidità e della capienza, sia quelli costruiti negli anni Settanta con i loro muri di cartongesso, i corridoi e le scale strette per risparmiare spazio.

E’ veramente difficile in ambienti simili far percepire la bellezza della ragione, l’ordine dell’intelligenza e più semplicemente ottenere la pulizia di una classe e il rispetto del lavoro dei bidelli. La scuola parte anche da qui. E allora forse conviene rimboccarsi le maniche, fare il proprio lavoro, riconoscere la tempestività della scuola realizzata a Adro e lasciare al sindaco l’onore della sua opera, con il consiglio, la prossima volta, di  volare un po’ più basso.