Se non fosse tragica, la nuova vicenda umana del professore dell’Istituto tecnico Molinari di Milano, licenziato in tronco dopo solerte ispezione, potrebbe far ipotizzare ad una follia collettiva. Tuttavia, com’è noto, la realtà supera la fantasia. Egli è balzato agli onori della cronaca – ne ha parlato il Corriere e non solo – per avere “finito” un paio di conigli durante la lezione nella sua classe.
A Carlo Rando, insegnante di biologia, bi-laureato, quattro volte “specializzato”, andrologo con sito internet da cui offre consulenze gratuite, è giunta la notifica del licenziamento da parte del provveditore Giuliana Pupazzoni a seguito di un “rapporto accurato e approfondito” tramite il preside.



L’antefatto serve per chiarire i termini della nuova incredibile vicenda che vede il cosiddetto carnefice divenire vittima dell’abissale ignoranza che regna in materia di sicurezza sul lavoro. Nell’autunno del 2009, il professore aveva portato a scuola una cassetta con quattro conigli. “Avrebbero dovuto essere già morti”, ha continuato a ripetere il poveretto. Non lo erano: sempre secondo la denuncia, due dei quattro roditori acquistati in macelleria erano ancora vivi. Tentarono la fuga, tra le risate di alcuni alunni e lo spavento di altri. Le testimonianze dei ragazzi confermano una scena tragicomica per minorenni coinvolti nella caccia al coniglio. Una variante spiritosa alla lezione, se non fosse che durante la “mattanza” che è seguì “prima il professore tentò di strozzarli con uno spago, poi completò l’opera prendendo gli animaletti a martellate”. Qualcuno abbandonò la classe nauseato, ma le voci corrono e l’episodio passò “di bocca sorella in bocca sorella” fino alla protezione animali…



Incredibilmente leggo che si è mossa anche la Commissione Cultura della Camera dopo un’interrogazione. Clamoroso gesto nei confronti dei malcapitati coniglietti, che – verosimilmente – valgono molto di più di un docente impegnato quotidianamente nel suo difficile lavoro di insegnamento/apprendimento.

Mala tempora currunt sed peiora appropinquant, è invece la mia indignata esclamazione. Il ministro Gelmini non ha ancora risposto all’interrogazione dell’11 dicembre 2009 a firma dell’on. Daniela Sbrollini (Pd) peraltro sottoscritta da più di 3500 persone. La questione dell’esposizione al rischio di logoramento mentale degli insegnanti di ogni ordine e grado desta meno preoccupazione e attenzione in Italia di quanto sia per gli stessi cugini d’Oltralpe. Da anni, in Francia, un’équipe di esperti compie un accurato monitoraggio periodico onde scongiurare la deriva psicopatologica dei docenti sottoposti a reiterato stress lavorativo. Una sorta di corto circuito mentale cui vanno soggetti tutti gli addetti alle professioni di aiuto.
 



Pochi sanno che fare il docente, soprattutto in Italia, è una delle professioni più esposte al logoramento psicologico, eppure i dirigenti scolastici risultano tra i responsabili d’“azienda” più in ritardo sulla valutazione dei rischi da stress-lavoro-correlato, da attuare sul personale, che in base al testo unico sulla sicurezza (l’art. 28, comma 1, del D.lgs n. 81/2008) si sarebbe dovuta già predisporre, come segnala Vittorio Lodolo D’Oria, uno dei massimi esperti in materia di prevenzione e gestione del burnout degli insegnanti.

Conosco solo attraverso i mezzi di comunicazione i termini del caso, ma sono certa che il professore avrà sicuramente emesso, negli anni, vari segnali di disagio, avvisaglie da non sottovalutare, che il dirigente scolastico non è riuscito a “leggere” e/o cogliere, magari inviandolo per tempo al Collegio Medico di Verifica. Così facendo lo ha consegnato alla cosiddetta “giustizia” valutativa scolastica, che ha finito per colpire un valido docente penalizzato per troppa dedizione al lavoro, non un furbo assenteista. Cari ministri Brunetta e Gelmini, non sottovalutate la questione, prima che sia troppo tardi.

Con buona pace di chi continua a dichiarare di voler porre rimedio all’emergenza educativa, dichiaro qui e ora, assumendomene in toto la responsabilità, che solo l’azione sinergica tra scuola e sanità potrà arginare la piaga, molto più profonda di quanto si immagini.
Devo ammettere, ad onor del vero, che molti altri, sindacati in primis, non hanno avuto orecchi per intendere né occhi per vedere… solo mani da lavarsi accuratamente. Proprio come fece Ponzio Pilato.