Si parlava di 8 per mille in un’aula della Camera surriscaldata dalle tensioni, con una maggioranza sempre in bilico tra sopravvivenza e rischio di andar sotto… e non era facile capire esattamente quale fosse la posta in gioco!
Poi, come ormai accade con una regolarità che meriterebbe di far riflettere maggiormente il governo, è esploso l’applauso delle opposizioni: il governo era stato battuto su di un ordine del giorno presentato dal Pd. Solo allora si sono accesi i riflettori sul contenuto specifico di quell’ordine del giorno e anche i più distratti hanno cominciato a chiedersi cosa mai fosse accaduto. Si parlava di scuola. Di scuola pubblica… di una parte dell’8 per mille in quota allo Stato che avrebbe potuto essere devoluto alla scuola.
Tensioni ed irritazione serpeggiavano in ugual misura da un lato e dall’altro, mescolate alla falsa sicumera di chi era convinto che una volta di più da sinistra fosse partito un attentato alla scuola cattolica, per sottrarle risorse ed energie. Non c’è dubbio che tutta la scuola sta attraversando un momento drammatico e le scuole paritarie sono quelle più fortemente penalizzate.
Ma quell’ordine del giorno, con la fragilità che hanno ormai tutti gli ordini del giorno, se da un lato non apporterà nulla di buono alla scuola, né a quella statale né a quella paritaria: entrambe pubbliche!, non rappresenta neppure un attentato alla libertà educativa dei genitori, che trova una delle sue manifestazioni più concrete nella possibilità di scelta della scuola dei figli.
L’allarme delle scuole paritarie è concreto e drammatico e si articola su due affermazioni che meritano la massima attenzione proprio da parte del governo, per l’intrinseca ingiustizia che si sta perpetrando e che indubbiamente ha radici lontane nel tempo, ma vicinissime nelle sue conseguenze immediate. Il principio di libertà con cui la nostra Costituzione riconosce ai genitori la possibilità di scegliere il modello educativo che prefericono per i propri figli è messo in contraddizione con il progressivo impoverimento a cui vanno incontro le famiglie italiane. Senza fondi adeguati la lunga e prestigiosa tradizione delle scuole cattoliche, che nei fatti costituiscono la maggioranza delle scuole paritarie, è destinata a concludersi rapidamente. L’impoverimento delle famiglie italiane, tanto più quando hanno due o più figli, è un fatto ben conosciuto e documentato.
D’altra parte in questi ultimi anni assistiamo ad un vistoso impoverimento delle scuole cattoliche, schiacciate tra un forte aumento dei costi di gestione e una tassazione in crescita esponenziale. Questo fatto rende sempre più difficile creare rette agevolate, borse di studio, prestiti d’onore e tante altre modalità di aiuto, a cui molte famiglie hanno fatto ricorso pur di garantire ai propri figli una qualità educativa profondamente permeata di senso cristiano della vita. Senza un’alleanza virtuosa tra famiglia e scuola è davvero difficile oggi contrastare il progressivo dissolversi del senso morale, che sta contaminando sia l’etica pubblica che l’etica privata, e che si contagia ai ragazzi proprio attraverso quell’aria inquinata di cui ha parlato anche il cardinal Bagnasco nella sua recente prolusione alla Cei.
La scuola paritaria soffre per mancanza di risorse, eppure è proprio grazie a lei che lo Stato risparmia almeno 6 miliardi di euro l’anno. Sui circa 9 milioni di studenti che frequentano la scuola ai diversi livelli, oltre un milione frequenta scuole paritarie. Degli oltre 57 miliardi del costo complessivo della scuola statale, alle scuole paritarie sono destinati poco più di 500 milioni di euro, che le recenti manovre hanno dimezzato riducendoli a 238 milioni di euro. Non male come ingiustizia complessivamente perpetrata ai danni di famiglie che comunque pagano le tasse nello stesso modo in cui lo fanno gli altri e rivendicano un diritto sancito dalla nostra Costituzione. I governi italiani in questo campo hanno sempre avuto una condotta ambigua, sia quelli di destra che quelli di sinistra, in flagrante contraddizione con quanto avviene anche nei Paesi vicini: dalla laica Francia alla Spagna laicista.
Ecco perché quell’ordine del giorno è stato votato o non votato dai diversi schieramenti parlamentari più che in base a quanto c’era scritto, in base a quanto i pregiudizi degli uni e degli altri hanno fatto immaginare… Il sottosegretario Giovanardi, che avendo dato parere negativo, si è esposto al giudizio di un’opposizione tutt’altro che benevola nei suoi confronti per molte, moltissime altre questioni, ha motivato il suo giudizio sostenendo che avrebbe penalizzato le scuole paritarie, che a suo avviso non rientravano tra le scuole pubbliche… E così facendo è scivolato su di un punto che da decenni la scuola cattolica cerca di difendere con determinazione: le scuole paritarie sono pubbliche, esattamente come recita il loro nome. Sono pari alle altre: per lo meno per quanto concerne i loro doveri e i relativi adempimenti di legge, mentre è ancora lontana la parità dei diritti.
Per lo stesso motivo, suppongo fondatamente, a sinistra è stato votato all’unanimità anche da quanti hanno una ostilità costituzionale nei confronti della scuola cattolica. Avranno erroneamente ritenuto di creare ulteriori difficoltà alla scuola paritaria, come è emerso da vari comunicati stampa che esultavano per l’ennesimo colpo inferto al mondo cattolico…
A destra c’è stato un deciso allineamento a sostegno di quanto aveva appena affermato il ministro, con la speranza di evitare lo scivolone che invece c’è stato e che c’è stato proprio per il voto di sostegno che l’Udc ha dato all’ordine del giorno. Un voto che per chi sta all’opposizione in modo costruttivo, senza faziosità di alcun tipo, serviva a dimostrare due cose molto semplici:
1. che la maggioranza è una maggioranza fragile, a rischio costante, troppo spesso latitante,
2. che la scuola paritaria è scuola pubblica a tutti gli effetti, anche quando viene defraudata dei suoi diritti.
Per questo non tollera di essere relegata in un orizzonte di tipo privatistico, come se non avesse a cuore gli interessi di tutto il Paese, a cominciare dalla sua temperatura morale e spirituale, oltre che culturale e sociale. Almeno a questo quell’ordine del giorno è servito: forse non a dare soldi alle paritarie; ma per lo meno a sottolineare una volta di più che quei soldi alle paritarie sarebbero seriamente dovuti.