Lo scorso 7 ottobre le università italiane hanno fornito al Ministero la loro «offerta formativa» per i TFA (Tirocini formativi attivi) transitori dell’anno 2011-12, che dovrebbero costituire la nuova modalità per conseguire l’abilitazione all’insegnamento (l’abilitazione, non il posto). I dati forniti dagli atenei, pubblicati oltre che sul sito del Miur anche su un articolo del Sole 24 Ore del 31 ottobre, ammontano a un totale di più di 26.000 posti. Il compito del ministero di Viale Trastevere doveva essere, stando a quanto scritto nel suo stesso comunicato stampa del 10 settembre scorso, quello “di incrociare i dati del Miur e l’offerta formativa formulata dalle università”.
Dopo un’attesa lunga quasi un mese, iniziano a circolare le prime notizie e purtroppo ci troviamo di fronte a un nuovo e incredibile colpo di mano da parte del Miur e dei suoi dirigenti: ancora una volta dobbiamo constatare, con dispiacere e grande apprensione, che il Ministero e quindi il Governo non hanno tenuto fede alla parola data, smentendo clamorosamente gli impegni dichiarati nel citato comunicato di settembre, alla presenza – in qualità di garante – del Sottosegretario Gianni Letta.
A risultare imbarazzanti sono le cifre riportate sul Sole 24 Ore di oggi per le lauree magistrali e il TFA di I e II grado, che sarebbero addirittura inferiori a quelle del fabbisogno stimato. Per le lauree magistrali, primo step per conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di I grado si passerebbe da 2.493 di fabbisogno stimato a 2.487, a fronte di un’offerta degli atenei di 6.046 posti; per il TFA di I grado (sempre per l’abilitazione alle medie) il dato è equivalente al fabbisogno di 4.626 a fronte però di un’offerta degli atenei di 7.239). Ma se questi primi dati non bastassero, ecco i dati sul TFA di II grado: a fronte di un’offerta annua degli atenei di 19.125 il Ministero avrebbe deciso di concedere appena 5.659 posti, ossia molti meno di quelli “assicurati” nel suddetto e dimenticato comunicato stampa del 10 settembre 2011, che annunciava 13 mila posti solo per il TFA transitorio di II grado per l’anno 2011-2012.
Una proposta semplicemente irricevibile, quella del MIUR, che si muove come se niente fosse mai accaduto, dimostrando un’incredibile indifferenza per le esigenze dei giovani e un ostentato disprezzo per i dati forniti dalle università, le quali sono state, nella fattispecie, praticamente dileggiate, private di qualunque margine di proposta e di decisione autonoma. A riprova di ciò, il capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione Giovanni Biondi, regista di tutta l’operazione, ha rilasciato al Sole 24 Ore una sconcertante dichiarazione, definendo le offerte formative degli atenei come “sconsiderate”. Insomma, a detta di Biondi, i Comitati regionali, composti da Rettori e capi degli Uffici scolastici regionali non saprebbero fare il loro mestiere.
Forse però Biondi non ricorda che cosa sia il principio di autonomia universitaria, che non prevede certo che il capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione s’intrometta nel decidere i numeri dei frequentanti di corsi che le università, coraggiosamente, in questo periodo di tagli e cambiamenti, si sono prese l’onere di attivare. È una vergognosa “presa in giro” del lavoro dei Consigli di facoltà e dei Senati accademici delle università di tutta Italia. Ma forse a qualcuno interessava fare “melina” e ritardare i tempi di avvio dei TFA, così da far saltare nei fatti un intero anno accademico.
Insomma di questo modo di affrontare (sic!) i problemi messo in campo dal Ministero ci sconcerta questa modalità di procedere, che ha come sola preoccupazione quella di non dispiacere a certe volontà sindacali, di nuocere il meno possibile alle rendite di posizione. In barba a qualunque prospettiva di crescita e sviluppo. Se questo è lo spirito del Ministero che più di tutti gli altri dovrebbe avere un occhio alla crescita del nostro Paese, forse l’Europa non ha tutti torti a diffidare di noi.
Ci domandiamo: qual è alla fine l’intento del MIUR e dei suoi dirigenti? Non far partire i TFA per rendere impossibile ai giovani la partecipazione ai prossimi concorsi a cattedra? Farli partire, ma con il minimo numero di posti disponibili per ottenere nei fatti lo stesso risultato di tagliare fuori i giovani? Come mai un Governo e una maggioranza che si dicono liberali non riescono a introdurre nella scuola e nell’università nemmeno degli spiragli di maggiore libertà? Perché si continua a cedere a logiche sindacali ormai vecchie e logore (non gradite nemmeno a molti esponenti del Pd)? Si vuole affossare definitivamente il Paese? E ancora, come mai, in un momento di crisi come questo, non si ha quel minimo di coraggio necessario per compiere delle scelte che aprano ai giovani e che valorizzino chi, con fatica e merito, vuole costruire qualcosa per sé e per gli altri, anche nel mondo della scuola?
Ministro, vorremmo poterle dare ancora credito, ma troppe volte alle parole non sono seguiti i fatti e alle dichiarazioni di intenti i relativi provvedimenti. Il tempo e la fiducia questa volta sono proprio scaduti.
Ultimo aggiornamento: comunicazione ricevuta dall’Ufficio stampa del Miur, venerdì 4 novembre ore 19.00
Alla C.A. della redazione
In riferimento all’articolo “Tfa, il Miur ha tradito gli accordi e truccato le carte (per obbedire ai sindacati)” di Giorgio Vittadini e Francesco Magni
Cordialmente
Ufficio Stampa MIUR
NOTA MIUR
Con riferimento ai numeri pubblicati sul Sole 24 ore di oggi venerdì 4 novembre e relativi ai corsi di laurea magistrale e di Tirocinio formativo attivo si specifica che gli stessi si riferiscono rispettivamente al fabbisogno effettivo (12.778), peraltro già noto da tempo, e all’offerta degli atenei (32.410). Nessun nuovo numero è stato ufficialmente comunicato ai sindacati e nessuna decisione definitiva è stata ancora assunta dal MIUR relativamente alla programmazione dei posti che saranno effettivamente assegnati alle Università. Si ricorda in ogni caso che già a settembre il Ministero si era impegnato ad attivare 3000 posti in più rispetto ai 12.778 stabiliti e che questi giorni, alla luce dell’offerta espressa dagli atenei, i numeri sono in fase di ulteriore definizione.