Personalmente mi sono accostato con interesse a questa fiction perché, da insegnante, mi fa piacere che si ponga attenzione pubblica al mio lavoro. Intravedevo la possibilità che Fuoriclasse, anche per l’interesse mediatico che l’ha circondata, potesse essere una specie di Attimo fuggente all’italiana. In altri termini, speravo che potesse mettere in scena il rapporto educativo. Il professor Keating, in quel film, affascina i suoi alunni per la passione e l’impegno per quello che fa, perché confida loro i suoi sogni di quando era un liceale anche lui, perché li sorprende con metodi didattici nuovi. Purtroppo, però, una cosa del genere non emerge da Fuoriclasse, se non in pochi momenti. È solo la spontaneità recitativa di Luciana Littizzetto una delle poche cose positive che salva questo sceneggiato dal basso livello di intrecci amorosi, che prevale.



Della puntata del 13 febbraio, comunque, recupererei alcuni momenti. Anzitutto, mi ha fatto piacere quando sono stati svergognati dalla Passamaglia, e da Vivaldi, il grande esperto accademico e la professoressa Zara che sputavano le loro scontate sentenze sull’incapacità dei nostri giovani di leggere o di esprimersi in modo compiuto. In effetti, non è detto che questa generazione sia peggiore delle altre, anzi, per certi versi, sembra perfino più disponibile a vedere nell’adulto un punto di riferimento.



Un’altra cosa che mi è piaciuta sono stati i momenti, rari a dir la verità, di vita di classe, per esempio, quando la professoressa Passamaglia e i suoi alunni parlano dei Promessi Sposi. La professoressa chiede agli alunni “Cosa tagliamo del primo capitolo?”. Lei lancia una sfida, e gli alunni la accolgono, e vorrebbero convincerla a saltare la descrizione iniziale del “ramo del Lago di Como” e il dialogo fra i bravi e Don Abbondio, ma poi lei fa capire che non si può fare a meno né di una né dell’altra, e spiega il perché. Questo è un modo di fare scuola interessante, perché non chiude gli occhi sulle obiezioni dei ragazzi, ma le smonta con il ragionamento.



Da valorizzare anche il processo di umanizzazione, della preside-suora (chi l’avrebbe mai detto che anche una suora è una donna, e non è solo un panzer in vestito talare?), che rivela da una parte le debolezze del tempo passato, ma che si mostra capace di affrontarle in modo dignitoso e intelligente, ricorrendo anche ad un investigatore privato, pur di non cedere al ricatto di Ottavio, che cercava di approfittare della situazione per arricchirsi.
 

Ecco, questi sono i momenti, rari a dir la verità, che ripagano di una visione per la maggior parte del tempo non significativa, o, a voler essere generosi, di pura evasione.

Mi ha fatto davvero arrabbiare, però, l’uso interessato ed arbitrario, e un po’ macchiettistico, dello strumento della valutazione che fa la professoressa Zara. Certo, noi insegnanti non siamo perfetti, ma devo dire che, per fortuna, ce ne sono davvero pochi così. Il rischio è che nell’opinione pubblica si generi la convinzione che i professori danno 4 oppure 8 a seconda dell’umore, come capita alla professoressa Zara, che, in questa puntata, cambia parere su Michele, il figlio di Isa Passamaglia, a seconda del rapporto che ha con lei, e riconosce i miglioramenti di Michele, solo dopo che scopre che la Ministra conosce da tempo la Passamaglia.

Infine, dicevo che gli alunni e gli insegnanti non fanno altro che innamorarsi gli uni degli altri, soffiandosi il partner a vicenda, nello stile della più trita e ritrita telenovela. Non scomodiamo infatti l’esempio illustre del castello di Atlante di ariostesca memoria, per il semplice fatto che, se è vero che quasi tutti i protagonisti sono innamorati di qualcuno, che invece è innamorato di un altro, è anche vero che non si può pensare che tutto si consumi nel giro di una gita scolastica di pochissimi giorni. In effetti questo è un momento in cui aumenta la confidenza, ma qui diventa quasi solo il pretesto per scambiarsi di camera (e di coppia) tra ragazzi e ragazze, tra professori e professoresse.

E per fortuna che questa volta non c’era il pedofilo Gunardo che ci provava con una delle sue alunne, come nella puntata precedente. Insomma, spiace che questa fiction, che era davvero una buona occasione per inquadrare e mettere in luce il rapporto educativo, sia davvero, generalmente parlando, a parte alcuni momenti apprezzabili, poca cosa.