La matematica è molto a tema, nella scuola e non solo. Indagini valutative nazionali e internazionali riaccendono interesse e dibattito su come e perché insegnarla, e come e perché divulgarla: i risultati dei giovani in matematica sono considerati importanti, non è più dato per scontato che si possa anche non essere “bravi” in matematica.
Sotto i riflettori, la scuola e gli insegnanti che si sentono chiamati in causa possono essere preoccupati soprattutto di trovare scorciatoie, di chiarire i livelli minimi, di cercare procedure didattiche che garantiscano risultati migliori in tempi brevi. È bene che si moltiplichino gli sforzi – l’insegnamento della matematica nella nostra scuola oggi va molto migliorato -, ma credo che si debba mettere in conto che si produrranno cambiamenti solamente a lungo termine, perché deve soprattutto modificarsi una visione culturale.
Nel Quadro di riferimento formulato dall’Invalsi per le proprie prove di valutazione nazionale in matematica, troviamo queste importanti affermazioni: “L’apprendimento della matematica è una componente fondamentale nell’educazione e nella crescita della persona, secondo un punto di vista che ha origini lontane e che è oggi universalmente condiviso. Nel contempo, nella società attuale la matematica è nel cuore del trattamento quantitativo dell’informazione nella scienza, nella tecnologia e nelle attività economiche e il lavoro, e quindi la competenza matematica è un fattore fondamentale nella consapevolezza del futuro cittadino e consumatore e nella sua riuscita nel mondo professionale. Interessa perciò sondare se le conoscenze che la scuola, ai diversi livelli, stimola e trasmette, sono ben ancorate ad un insieme di concetti fondamentali di base e di conoscenze stabili, almeno sui livelli essenziali. Si vuole in primo luogo valutare la conoscenza della disciplina matematica e dei suoi strumenti, intendendo tale disciplina come conoscenza concettuale, frutto cioè di interiorizzazione dell’esperienza e di riflessione critica, non di addestramento “meccanico” o di apprendimento mnemonico. Una conoscenza concettuale quindi, che affondi le sue radici in contesti critici di razionalizzazione della realtà, senza richiedere eccessi di astrazione e di formalismo. La formalizzazione matematica dovrebbe infatti essere acquisita a partire dalla sua necessità ed efficacia nell’esprimere ed usare il pensiero matematico. Gli aspetti algoritmici applicativi ed esecutivi, che pure costituiscono una componente irrinunciabile della disciplina matematica, non dovrebbero essere considerati fine a se stessi”.
Le frasi sottolienate sono preziose nel chiarire il ruolo formativo della disciplina, ma non lasciano dubbi sul fatto che si tratti di dare corso a un processo lungo e, come abbiamo già avuto modo di affermare, lento e progressivo.
È senz’altro molto interessante la lettura di un provocatorio libro uscito nel 2010, Contro l’ora di matematica, le cui asserzioni a volte paradossali non sono sempre da prendere alla lettera, ma certamente da fare oggetto di meditazione.
Nel paragrafo “La matematica a scuola” si parla dei numerosi sforzi messi in atto per riformare l’insegnamento della matematica, criticando il presupposto che occorra “rendere la matematica interessante e rilevante per la vita dei ragazzi. Non c’è bisogno di rendere la matematica interessante: è già più interessante di quanto potremmo mai renderla!” E più oltre “non abbiamo bisogno di farci in quattro per dare rilevanza alla matematica, poiché ne ha esattamente quanto qualsiasi altra arte, essendo un’esperienza umana significativa.Pensate davvero che i ragazzi volgiano qualcosa che sia rilevante per la loro vita quaotidiana? Pensate che qualcosa di pratico li faccia appassionare? Alla gente piace la fantasia, ed è questo che la matematica può dare.”
Se questa fosse coscienza condivisa degli insegnanti di matematica! Da questo si potrebbe partire per trovare senz’altro strade didattiche efficaci ed appassionanti per aluni e docenti. “Non è possibile parlare di matematica senza insegnarla, come non è possibile fare matematica senza cercare di farla capire a qualcuno”: traggo queste incoraggianti parole da Discorso sulla matematica, titolo affascinante di un testo di Gabriele Lolli che consiglio agli insegnanti di leggere. Vi sono efficacemente tratteggiati alcuni degli elementi da cui si può comprendere che la matematica è “un’esperienza umana significativa”, a partire da un parallelo tra matematica e letteratura che prende le mosse dalle Lezioni americane di Calvino, e solo il riferimento a questo testo che ho nel cuore da anni mi avrebbe spinto a leggere il libro che cito. Ma anche per chi non conosca o non ami particolarmente le Lezioni americane, le riflessioni di Lolli sono illuminanti e gli spunti per l’insegnamento preziosi.