La casistica è stata messa alla berlina da Pascal attraverso le Lettere Provinciali, lo scritto in cui il filosofo francese ha attaccato senza pietà la pratica gesuitica di sottoporre la dottrina e la morale cristiana ad un esame minuzioso in modo tale da prevedere tutte le innumerevoli situazioni in cui i cristiani si sarebbero venuti a trovare (i casi, appunto) così da anticipare le soluzioni che i confessori avrebbero dovuto adottare nel loro rapporto con i penitenti.



Ebbene la casistica, che Pascal aveva così opportunamente ridicolizzato, è tornata, e non è più la Chiesa il luogo in cui viene esercitata, ma il Ministero della Pubblica Istruzione. E’ questa l’impressione che si ha alla lettura della circolare n° 20 il cui oggetto è «la validità dell’anno scolastico per la valutazione degli alunni nella scuola secondaria di  primo e secondo grado- Artt. 2 e 14 DPR 122/2009».



Nulla da eccepire sulla circolare in questione, va benissimo che  «… ai fini della validità dell’anno scolastico, compreso quello relativo all’ultimo anno di corso, per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è  richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato», e si sfonda una porta aperta quando si fa l’elenco delle deroghe alla norma in questione, sottolineando l’autonomia di giudizio del Consiglio di classe. La circolare n° 20 quindi è condivisibile dal primo all’ultimo punto, la questione è se ci sia bisogno di circolari così, di prescrizioni così minuziose e particolareggiate che a tavolino risolvono ogni possibile problema.



Questo tipo di circolari sono del tutto superflue, c’è da augurarsi di leggerne d’ora in avanti il meno possibile! In primo luogo sono un insulto all’intelligenza di noi insegnanti, come se non fossimo in grado di esercitare la nostra responsabilità senza un manuale che preveda tutti i casi possibili e immaginabili e ce li risolva. In secondo luogo sono circolari di chiara impostazione statalista, hanno la loro origine nella convinzione che lo stato controlli tutto, fin nei minimi particolari. 

 

Sembra di risentire l’eco delle affermazioni del ministro De Mauro, il suo slogan «io stato centrale ti dico» pensavamo di averlo messo definitivamente in cantina, e invece in modo subdolo si sta ri-insinuando dentro la scuola la logica statalista, e lo sta facendo non attraverso nuove ideologie, ma con lo sminuzzamento di norme, così che noi insegnanti non abbiamo a far altro che un puro esercizio applicativo. A fronte di questa casistica che rasenta il banale c’è una sola cosa da dire e da fare, chiedere che il ministro ci lasci liberi di esercitare la nostra responsabilità, liberi di affrontare i problemi e trovare noi, insegnanti, le soluzioni!

 

Urge dare un taglio a circolari come questa numero 20, meno circolari e più libertà, questo è il grido che viene da una scuola che rivendica il diritto di diventare matura affrontando le questioni che la didattica quotidiana pone. Nessun insegnante che si dica tale vuole un manuale Cencelli della valutazione, nessun insegnante vuole essere derubato del rischio di dare un giudizio sulla preparazione dei propri studenti. Un rischio che riempie di gusto il cammino educativo che si compie con loro!