Ancora una volta il presidente Berlusconi getta benzina sul fuoco con un attacco frontale contro la scuola di Stato, che richiama quello già sferrato alla fine dello scorso febbraio in occasione del Congresso dei Cristiano-Riformisti.
Allora, riprendendo il discorso del ’94 in occasione dell’avvio del suo impegno politico, il premier aveva affermato: “Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”.
Stavolta, in un messaggio inviato a Padova a una riunione dell’Associazione nazionale delle mamme, il Cavaliere ha rincarato la dose e precisato da che parte arriva la minaccia (ma noi vogliamo ribadire che qualsiasi insegnamento che non valorizzi la ragione umana e la capacità critica del discente, rischia di essere ideologico e di inculcare presunte verità: di sinistra, di destra o clericali…), invitando i genitori a scegliere liberamente “quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia”.
Come da copione, queste affermazioni hanno suscitato pesanti reazioni e polemiche in abbondanza. Non ne avevamo proprio bisogno. Non servono a nessuno, men che meno alla scuola paritaria, perché radicalizzano lo scontro politico e irrigidiscono ulteriormente la posizione di chi è già pregiudizialmente contro la “scuola privata” e soprattutto cattolica. Basti leggere le dichiarazioni riportate nell’articolo “Berlusconi attacca ancora la scuola pubblica. Insegnanti con valori contrari alla famiglia”, apparso subito dopo su Repubblica.it, in cui (un esempio su tutti) secondo il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, “…queste parole aiutano a comprendere la vera missione che il governo ha portato avanti in questi anni: tagliare i fondi alla scuola pubblica per aiutare quelle private”.
Niente di più lontano dalla realtà dei fatti; tuttavia questo è proprio il giudizio che passa nell’opinione pubblica ed è trattenuto dall’immaginario collettivo. Così, mentre il presidente Berlusconi – coerentemente col programma elettorale – continua a sostenere a parole la libertà di educazione per le famiglie, il suo Governo continua a non fare nulla in tale direzione. Anzi, la situazione economica delle scuole paritarie è sempre più difficile e anche per le famiglie non è stata prevista alcuna forma di detassazione, di buono scuola, o altro…
Addirittura, dopo il danno del taglio per le scuole paritarie previsto nella legge di stabilità 2011, pari a 258 milioni di euro sul capitolo di spesa che originariamente ne prevedeva 539, ora si aggiunge la beffa di vedere in pericolo, a causa dell’allungamento dei tempi della vendita delle frequenze televisive del digitale terrestre, anche l’erogazione dei 245 milioni recuperati a seguito delle veementi proteste di scuole e associazioni.
Il ministro Romani, infatti, ha presentato al Consiglio di Stato un quesito con il quale si chiede se sia lecito ammettere alla gara un concorrente extra Ue (come il gruppo Sky), col risultato di bloccare ogni procedura. L’incasso previsto di 2 miliardi e 400mila euro (tra cui sono i 245 milioni per le paritarie), così, è ben lontano dal verificarsi, e il ministro dell’Economia ha deciso allora – per correre ai ripari – di effettuare un ulteriore taglio del 10% su tutti i capitoli di spesa già stanziati per il 2011, riducendo il fondo per le paritarie da 281 a 252 milioni di euro. Un taglio complessivo, in definitiva, pari al 55% circa! Sarebbe questo il Governo che toglie i fondi alla scuola “pubblica” per darli alla scuola “privata”?
Per capire bene di cosa stiamo parlando, occorre mettere a fuoco le proporzioni dei fondi destinati ad oggi all’istruzione: 45 miliardi di euro per la scuola statale; 252 milioni per le paritarie; lo 0,6% circa, a fronte di una popolazione scolastica del 12% sul totale! Non sarà inopportuno, inoltre, citare il recentissimo comunicato del ministro Gelmini, col quale si informa che “nell’anno scolastico 2010/2011, il Miur ha incrementato di 685 milioni di euro le risorse a disposizione delle scuole statali: +223 milioni per il funzionamento, +41 milioni per gli straordinari resi dai docenti per le supplenze, +191 milioni per il miglioramento dell’offerta formativa, 230 milioni di finanziamento straordinario per debiti precedenti”. In particolare, “il fondo di funzionamento delle scuole sale a 774 milioni di euro, rappresentando il massimo storico mai raggiunto negli ultimi quattro anni”.
Siamo solo contenti che per l’istruzione siano messe a disposizione risorse maggiori, così come siamo altrettanto certi che la scuola statale ne abbia bisogno per funzionare bene. Non ci si venga a raccontare, però, che le scuole “private” sottraggono fondi alla scuola “pubblica”, perché è una “balla” che non sta né in cielo né in terra!
Quello che vogliamo per il nostro paese e per il nostro popolo, è una scuola che funzioni bene, statale e non statale insieme (meglio se autonoma e basta), e perché ciò accada sono necessarie anche risorse finanziarie adeguate. Quelle che, oggi più che mai, mancano proprio alle scuole paritarie.