Governance, diritto allo studio, riforma dell’Anvur, internazionalizzazione, università telematiche. Il ministro Gelmini, in questa intervista a ilsussidiario.net fa il punto sullo stato della «sua» riforma dell’università e assicura il rispetto dei tempi. Ma lancia anche qualche monito. Gli statuti?  «La legge lascia un’ampia libertà agli atenei, è chiaro che questa libertà non può essere confusa con uno strumento per stravolgere i principi generali della riforma». E poi i soldi. A decidere chi li avrà sarà l’Anvur, la nuova agenzia di valutazione. «È il cuore della riforma», dice il ministro. «Così taglieremo sprechi e inefficienze». Infine, il Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, che da ora in poi avviene nelle università. I tempi? «Partiremo col prossimo anno accademico».



Ministro, come vede in linea generale la situazione del processo di riforma dell’università a 4 mesi dalla legge?

Tutto procede per il meglio e non ci sono problemi che mi preoccupano particolarmente. Da parte nostra c’è la massima disponibilità a lavorare per completare l’attuazione della riforma entro sei mesi dall’entrata in vigore. Credo che riusciremo a rispettare i tempi. A fine gennaio abbiamo portato in Consiglio dei ministri il regolamento sull’abilitazione scientifica nazionale per professori associati e ordinari, indispensabile per avviare le procedure di abilitazione e di chiamata. Sei provvedimenti attuativi sono stati già firmati e sono anche stati definiti gli schemi di due decreti legislativi da sottoporre al Cdm, riguardanti la contabilità economico-patrimoniale delle università e i presupposti per la dichiarazione di dissesto finanziario degli atenei.



Durante il concitato dibattito che ha preceduto l’approvazione della legge, il tema della governance è stato uno dei più controversi. In molti atenei ferve l’attività per la revisione degli Statuti: sembra però che ci siano forze che vorrebbero aggirare la legge di riforma in una logica gattopardesca “cambiar tutto affinché nulla cambi”. Prevarranno spinte conservatrici?

L’approvazione della riforma è stata preceduta da un lungo periodo di confronto nel quale gran parte del mondo accademico ha dimostrato di condividere non solo i principi fondamentali del ddl, ma l’idea stessa della necessità di un cambio di rotta nel sistema universitario. Non credo dunque che ora si voglia buttare al vento tutto il lavoro fatto. La legge comunque lascia un’ampia libertà agli atenei nell’elaborazione dei rispettivi statuti. È chiaro però che questa libertà non può essere confusa con uno strumento per stravolgere i principi generali della riforma. Ricordo inoltre che tutti gli statuti, una volta completati, saranno esaminati dal ministero.



Secondo lei sul tema del Diritto allo studio lo studente è davvero al centro?

La riforma prevede l’introduzione di un fondo per il merito per aiutare gli  studenti veramente capaci a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Si è detto che il Governo con la legge sull’università avrebbe deciso di limitare il diritto allo studio. È vero l’esatto contrario: infatti abbiamo rifinanziato le borse di studio e ogni ipotesi di aumento delle tasse universitarie è stata rifiutata con fermezza. Non è stato così in altri paesi europei, Regno Unito in testa, dove è stato stabilito un aumento consistente delle rette.

Quali sono le tempistiche per la costituzione e l’avvio dell’utilizzo del fondo per il merito?

Stiamo lavorando a ritmi serrati con il ministero dell’Economia e nell’arco di un paio di mesi sarà completato tutto l’iter regolamentare necessario per avviare il fondo.

Sembra che il 20 aprile l’Anvur (la nuova agenzia di valutazione, ndr) inizierà i suoi lavori: quali i primi compiti? Cosa succederà ai vecchi Civr e Cnvsu?

Saranno unificati e sostituiti dall’Anvur, che valuterà il sistema universitario e la ricerca e che erediterà l’esperienza accumulata negli anni dal Civr e Cnvsu. L’Anvur è il cuore della riforma, le sue valutazioni infatti saranno determinanti per la distribuzione delle risorse agli atenei. Chi dimostrerà di offrire didattica di qualità e servizi efficienti agli studenti e di elaborare progetti di ricerca di alto profilo riceverà più fondi. Gli altri, meno. È evidente che questo nuovo meccanismo di finanziamento, che supera quello delle risorse a pioggia, ci consentirà di eliminare sprechi e inefficienze e di innescare dunque un processo di miglioramento complessivo del sistema. Fin da subito, l’Anvur esprimerà il proprio parere sui decreti attuativi per i quali è espressamente previsto il vaglio della nuova agenzia, e su tutte le altre norme per cui riterremo importante sentire il suo parere.

Come si intende procedere per rendere effettiva la spinta che il ministero dichiara di voler dare verso l’internazionalizzazione?

Grazie alla riforma, nella commissione di abilitazione nazionale sarà presente anche un componente straniero. Si tratta di una novità assoluta. La legge inoltre consente ai docenti, italiani o stranieri, che sono già ordinari o associati all’estero di partecipare alle procedure di chiamata negli atenei senza dover passare per l’abilitazione nazionale.

Dopo il recente giudizio, non certo positivo, del Cnvsu nei confronti delle università telematiche, come il Miur intende procedere per il futuro?

Sono necessarie regole certe, affidabili ed improntate al massimo rigore. Non possiamo consentire che le lauree rilasciate dalle università telematiche possano discostarsi dai parametri di qualità ritenuti inderogabili per tutti gli altri atenei. È in  arrivo comunque il nuovo regolamento che finalmente metterà ordine anche in questo settore.

Ministro, una domanda sulla professione docente. Quali sono realisticamente i tempi di attuazione del Regolamento della Formazione iniziale degli insegnanti? Il Tfa riuscirà a partire dal prossimo anno accademico 2011-2012?

Stiamo procedendo alla stesura di tutti i provvedimenti attuativi, in modo da poter partire nel corso del prossimo anno accademico. I tempi comunque dipendono dalla registrazione di alcuni dei provvedimenti e dal loro recepimento da parte degli atenei.

E quando usciranno le tabelle per la costituzione dei bienni magistrali ad hoc per l’insegnamento alle scuole secondarie di II grado? Si può notare che nei bienni per l’insegnamento alle scuole secondarie di I grado viene dato molto spazio agli insegnamenti didattico-disciplinari e di scienze dell’educazione, a discapito della disciplina in cui si intende abilitarsi. Non si profila il paradossale rischio che i nuovi insegnanti sapranno molto bene «come» insegnare ma non altrettanto bene «che cosa» insegnare?

Come scritto nel Regolamento, quelle tabelle potranno essere concluse solo dopo che diventerà norma dello Stato il Regolamento sulle Classi di concorso, su cui al momento si attende il parere del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari. Per quanto riguarda le discipline, non si corre alcun rischio. Basta del resto raffrontare le tabelle delle lauree magistrali con i vecchi requisiti previsti dai decreti ministeriali per rendersi conto che il peso delle discipline è invece aumentato. Così come per le lauree magistrali per l’insegnamento nella secondaria di I grado, anche per le lauree magistrali per le secondarie di II grado verrà dato un giusto peso alle discipline da insegnare, all’apprendimento della didattica e anche – cosa che costituisce un’autentica novità – agli strumenti volti all’integrazione degli studenti con disabilità. Ricordo che l’idea delle lauree magistrali, nelle quali i crediti formativi sono «blindati» nasce appunto dall’esigenza di creare percorsi ad hoc per l’insegnamento.