Il Sabato Santo non è digitale. Anche per questo dice molto a noi, e soprattutto ai nostri ragazzi. È un giorno anomalo, in cui in pratica non succede niente: si zittiscono le campane, cessano le funzioni, non si celebra nulla. Apparentemente. In realtà si celebra l’attesa e la meditazione, lemmi ed esperienze spazzati via nell’era digitale.
I centralini delle aziende si prodigano in “ci scusiamo per l’attesa” dopo il terzo squillo di telefono, noi friggiamo se alla cassa del supermercato un anziano impiega una manciata di secondi per trovare le banconote nel portafoglio, alle mail rispondiamo subito dai telefonini-computer anche se stiamo pranzando con gli amici e gli sms sono per loro natura botta e risposta.
È l’immediatezza che caratterizza questo nostro tempo e i giovani ne sono intrisi più dell’aria che respirano. Im-mediato significa che non c’è un tempo in mezzo a mediare, che tutto preme per consumarsi nell’istante. Sappiamo che la reazione istantanea, senza considerazione per le sue conseguenze future, è ciò che spesso mette nei guai, grossi o piccoli che siano, i più giovani. Ma i ragazzi purtroppo sono in cattiva compagnia, la nostra. Sono gli adulti che abbandonano storie di affetti per una infatuazione istantanea e non riconosciuta come tale, e sono gli adulti che a volte perdono il lavoro per uno sfogo inopportuno.
Immediato è poi anche sinonimo di immeditato, quell’atteggiamento che azzera il pensiero come capace di porsi questioni, formulare ipotesi e trovare eventualmente soluzioni. Annullare la meditazione coincide con annullare lo spazio perché una domanda si dia e possa essere giudicata e valutata.
Eppure il Cristianesimo è tutto mediato, si tratta della stranezza di Dio che ha avuto bisogno di un mediatore fra sé e gli uomini, un uomo divino che scendesse in terra e si frapponesse contro la tentazione di un rapporto diretto fra creatura e creatore. Nessuna chat con Dio e neppure un contatto su Facebook: gli è piaciuta troppo la corporeità.
Non sprechiamo il Sabato Santo, non riduciamolo al più o meno veloce scorrere di ore piene solo dei progetti per il giorno dopo. Non è vero che non succede niente: attesa e meditazione sono il fare del pensiero, accadono tanto quanto i nostri atti agiti. Sarà allora l’occasione per ricordarci che silenzio non è assenza e tempo libero non coincide con tempo vuoto, ma a disposizione. Non facciamoci trovare, noi, indisposti.