Il sistema scolastico americano è nel caos. Prospettare che l’Italia guardi agli Stati Uniti come un esempio da imitare nel tentativo di riforma delle istituzioni scolastiche fa pensare allo zoppo guidato dal cieco.
I paradossi, i rischi e i limiti del sistema educativo americano si vivono in prima persona e riguardano sempre più spesso non solo la scuola pubblica, ma anche le scuole private. Molte famiglie scelgono di trasferirsi nel quartiere, nella città o nello stato dove ci sono le migliori scuole pubbliche; altre famiglie scelgono le scuole private più esclusive, con processi d’ammissione molto competitivi e rette astronomiche (basti pensare che il costo annuale di una scuola elementare può raggiungere i 45mila dollari in alcune aree urbane del New England, per esempio a New York).
I percorsi personali in questa corsa caotica verso l’eccellenza rimangono complessi e spesso affidati alla Fortuna: come il caso delle Charter Schools (1), a cui i ragazzi accedono con una lotteria, con probabilità spesso bassissime di vincere un posto. O come il caso del figlio di un’amica a Manhattan che, durante il colloquio d’ammissione ad una scuola media privata molto rinomata, è caduto, ha picchiato la testa contro lo spigolo del tavolino e si è tagliato un sopraciglio. “Per fortuna”, perché la scuola, temendo una denuncia, ha subito ammesso il ragazzino, che altrimenti non avrebbe avuto chance.
Paradossi a parte, c’è un fatto che dice molto sullo stato del sistema scolastico negli Stati Uniti: ogni anno sempre più famiglie scelgono di non mandare più i figli a scuola. È il fenomeno dell’homeschooling (lett. scuola a casa “o scuola famigliare”), vale a dire quando uno dei due genitori si occupa dell’istruzione dei figli, in prima persona oppure assumendo un insegnante. Il fenomeno dell’home-schooling, considerato una scelta elitaria fino a dieci anni fa, è oggi la forma d’istruzione con la crescita più rapida: nel 2010 i ragazzi home-schooled (HSed) sono stati 2,04 milioni, un numero che rappresenta solo il 4% di tutta la popolazione corrispondente a livello nazionale ma che è cresciuto del 75% negli ultimi otto anni.
Il National Center for Education Statistics (parte del US Department of Education) nel 2009 ha dedicato uno studio statistico al fenomeno, riportando l’esperienza di 290 studenti HSed di età compresa fra i 5 e i 17 anni e intervistando più di 10mila famiglie che hanno scelto di fare homeschooling.
Fra le ragioni alla base di questa scelta, l’88% delle famiglie intervistate cita la preoccupazione per l’ambiente scolastico: non solo droga, violenza, bullismo ma anche classi sempre più numerose, orari prolungati, compiti a casa sempre più impegnativi, forte pressione all’omologazione. L’83% delle famiglie cita ragioni religiose o morali, perché tenendo i figli a casa i valori e le opinioni dei genitori sono meglio interiorizzati. Il 73% dice inoltre di essere motivato dall’insoddisfazione riguardo la qualità dell’istruzione disponibile nelle scuole. Problemi fisici o mentali dei figli è una ragione citata solo dal 10%. Fra altre motivazioni, la natura energica ed esuberante dei figli maschi che si adatterebbe meglio alla libertà dell’homeschooling (2).
Il fenomeno dell’homeschooling sta crescendo in tutti gli stati, ma soprattutto al sud. Le famiglie che scelgono l’home-schooling sono atee, mormone, cattoliche, ma soprattutto protestanti (80%); di tendenza politica conservatrice o liberale; bianchi, afro-americani o ispanici; i genitori possiedono un dottorato o non hanno nemmeno un diploma scolastico (3); di basso reddito o alto (4). Anzi, lo studio evidenzia uno spostamento netto rispetto al passato: nel 1999, il 60% delle famiglie che scelgono l’homeschooling guadagnavano meno di 50mila dollari. Nel 2009 il 60% guadagna più di 50mila dollari.
L’homeschooling non è quindi scelto solo da chi non vuole accontentarsi della scuola pubblica ma allo stesso tempo non può permettersi la scuola privata, ma anche da chi, pur potendo permettersi la scuola privata, preferisce offrire un’istruzione più libera e personalizzata, in meno tempo e con meno sforzo, spesso sfruttando economie di scala (5). Tanto è vero che l’homeschooling sta diventando anche l’ultima moda fra i più ricchi della finanza, che ritengono che pagare un insegnante privato sia il vero modo per raggiungere il massimo dell’eccellenza nell’educazione dei propri figli.
I dati lo confermerebbero: i risultati accademici degli studenti HSed sono superiori a quelli di scuole pubbliche e anche a quelli delle scuole private cattoliche. Se visualizzati su un grafico che mostra le curve di apprendimento (relazione fra la classe di appartenenza e risultati aggregati dei test in diverse materie) i risultati degli HSed studenti sono del tutto superiori alla norma nazionale e rimangono superiori per tutta la durata del corso scolastico, anzi la distanza aumenta dai dieci anni in poi. Studenti HSed ottengono in media dai 15 ai 30 punti percentuali sopra quelli della scuola pubblica nei risultati dei test standardizzati, con punte di 39 punti percentuali in lettura e 36 punti in scienze. Altri studi (6) confermerebbero che studenti HSed sono in media superiori anche per quanto riguarda capacità sociali, emotive e psicologiche.
È interessante notare che, sebbene esista una correlazione fra i risultati e il livello d’istruzione dei genitori, tale correlazione è minore che nel caso di studenti delle scuole pubbliche; similmente, i risultati sono relativamente indipendenti dall’estrazione sociale o dal reddito della famiglia (7). Infine, il livello (alto, medio, basso) di controllo legale da parte dello Stato sul processo di homeschooling ha meno dell’1% di impatto sul punteggio dei test.
Non solo, ma studenti Hsed sono sopra la media anche in test standardizzati come l’SAT (American College Testing), fondamentale per l’ammissione all’università. Tanto è vero che studenti HSed sono sempre più attivamente ricercati dalle università più rinomate. Ha fatto recentemente notizia la storia di Kerry Anderson: educata dalla madre autotrasportatrice sul camion in giro per l’America, la ragazza si è diplomata da Harvard nel 2010.
L’immagine del figlio costretto a studiare da solo sul tavolo della cucina è del passato: gli studenti HSed di oggi imparano al parco o al museo, viaggiano, partecipano ad attività culturali, sportive e sociali fuori di casa, attraverso programmi part-time offerti dalle stesse scuole o da altri soggetti al di fuori del nucleo famigliare (boy-scouts, gruppi politici o religiosi, associazioni sportive, gruppi di volontariato, etc).
Per aiutare i bisogni delle famiglie che hanno scelto l’home-schooling, fornire informazioni, assistenza e materiali, sono nati gruppi e associazioni di supporto. In alcuni casi (le Public School Homeschools) sono gli stessi distretti scolastici a promuovere la pratica dell’homeschooling offrendo la consulenza gratuita da parte di insegnanti pubblici che seguono i genitori nella programmazione e nell’insegnamento, promuovono e approvano il curriculum, certificano i progressi degli studenti.
C’è infine un dato che sta alla base della crescita del fenomeno home-schooling: la spesa media annuale per studente HSed è di circa 500 dollari contro 10mila spesi in media nella scuola pubblica (8). Significa che negli Usa gli studenti che fanno homeschooling oggi fanno risparmiare alle casse dello stato più di 19 miliardi di dollari.
Insomma, se a non mandare i figli a scuola si spende meno e si ottengono migliori risultati, perché non chiudere del tutto le scuole pubbliche e distribuire alle famiglie i miliardi risparmiati? Così si crea anche indotto e si stimola l’economia. L’istruzione è un diritto; l’educazione è una possibilità, e assume forme infinite e non si limita certo alla scuola. Lo diceva anche Mark Twain: “non lasciate che la scuola interferisca con la vostra educazione”.
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(1) Scuole private ma sovvenzionate dallo Stato, generalmente forniscono un’istruzione migliore e sono più efficienti delle scuole pubbliche ma costano molto meno delle scuole private e per questo sono richiestissime (il 60% delle charter schools ha una lista di attesa, in media di 198 studenti.
(2) Nelle scuole pubbliche i maschi fra i 5 e i 12 anni diagnosticati con disturbi psichiatrici come ADD (Disturbo da Deficit di Attenzione) o ADHD (Deficit di Attenzione e Iperattività) sono tre volte e mezzo il numero delle femmine. La diagnosi di ADD e ADHD è spesso seguita da un processo di cura semi-forzato che include terapia e medicinali.
(3) Sebbene il livello d’istruzione medio sia superiore alla media nazionale.
(4) La media di 77mila dollari è molto vicina alla media nazionale di $79mila.
(5) Il 68% delle famiglie che fanno homeschooling hanno tre o più figli (con tre figli a 30mila dollari l’anno ciascuno per una scuola privata, si può pagare un insegnante privato fino a $90mila l’anno).
(6) Fra gli altri: Dr. Raymond Moore, autore di The Hurried Child, ha svolto diverse ricerche sull’argomento homeschooling e socializzazione sostenendo che la capacità di socializzazione è il risultato del rapporto con i genitori e non con i coetanei.
(7) Figli di famiglie con reddito di 70mila dollari ottengono solo 4 punti percentuali superiori quelle con meno di 35mila dollari, I risultati delle fasce più basse di reddito rimangono migliori di quelli della medesima categoria di reddito ma nelle scuole pubbliche).
(8) La spesa per studente varia da 5.600 dollari a $27mila a New York metro.