Ieri le prove Invalsi sono approdate nella scuola secondaria di secondo grado. Per la prima volta gli alunni delle seconde classi hanno affrontato nell’ordine la prova di matematica, quella di italiano e il questionario studente.
La novità, si sa, genera spesso apprensione e quindi le prove erano particolarmente temute. Soprattutto quella di matematica. È difficile prevedere quale sarà l’esito della prova per gli studenti, ma sicuramente si può dire che in molti casi sarà risultata ancora distante dalla prassi didattica più diffusa.
Non sono mancati polinomi, proprietà algebriche elementari e simmetrie che i nostri studenti incontrano frequentemente nel lavoro scolastico, ma in molti casi la formulazione dei quesiti non è stata “scolastica”, avendo utilizzato contesti e problemi reali come quello di stimare le caratteristiche e la convenienza di beni di consumo. Invece degli stereotipati esempi di tanti libri di testo, ai ragazzi è stato chiesto di interpretare grafici che potrebbero benissimo trovare in un quotidiano o in una rivista scientifica divulgativa. Per gli insegnanti è anche un suggerimento: quanta matematica si incontra nella lettura intelligente e guidata della carta stampata?
Ma non solo la realtà è entrata prepotentemente negli item: la matematica è stata presentata in qualche modo come una realtà da scoprire, come nel caso di alcune proprietà dei numeri.
La matematica scolastica molto spesso cerca e trova dimostrazioni e soluzioni esaustive, più rara è la richiesta di un controesempio o la proposta di un problema che può essere risolto mediante tentativi ed errori, anche se tante sollecitazioni arrivano alla scuola in questo senso.
Insomma, le prove hanno sicuramente chiesto agli studenti di mettersi in gioco utilizzando tutte le loro conoscenze e abilità, anche pregresse o apprese in modo informale. Hanno lasciato intravedere un modo di fare matematica più pertinente la realtà delle cose e intrigante per il pensiero.
Certamente sarà accaduto di imbattersi in oggetti e problemi poco conosciuti o solo sentiti nominare, cosa che non dovrebbe accadere. Nella formulazione dei quesiti Invalsi si è attenuto al Quadro di riferimento e alle conoscenze, abilità e competenze riportate nell’Asse matematico del Documento Fioroni, scelta obbligata e annunciata, che può aver penalizzato gli studenti in quanto l’attuazione nelle scuole del suddetto Documento è stata molto ridotta. Le cose dovrebbero andare meglio l’anno prossimo, quando la somministrazione sarà affrontata da studenti che staranno concludendo il primo biennio “riformato” secondo le nuove Indicazioni nazionali.
Sicuramente le prove del Servizio Nazionale di Valutazione diventeranno uno stimolo sempre più ineludibile a fare i conti con le Indicazioni, che danno maggiore peso a temi generalmente marginali come la statistica e la probabilità, i numeri o la geometria dello spazio, e stimoleranno gli insegnanti a cercare una strada per poter affrontare uno spettro di contenuti più ampio, acquisendo in profondità “concetti e metodi fondamentali”ed “evitando tecnicismi ripetitivi e statistiche sterili”, d’altra parte assenti.
Certo, si dirà che la tentazione sarà quella di piegare l’insegnamento ai test (teaching to test), ed è un rischio reale, ma del resto oggi l’insegnamento non è molte volte appiattito sui libri di testo? Non lo scrupolo di un equilibrio ci potrà evitare di allinearci a questo o quel dettame, ma un’autentica esperienza matematica che muova tutta la persona (altro che “devo finire il programma!”) come, ad esempio, la descrive Paul Lockhart nel suo Contro l’ora di matematica (Rizzoli): “Il vostro insegnamento dovrebbe scaturire in maniera naturale dalla vostra esperienza dentro la giungla [della matematica, nda], non dalla fasulla versione per turisti che seguono percorsi prestabiliti dentro un’auto con i finestrini chiusi. (…) Insegnate qualcosa che abbia un vero significato per voi, su cui abbiate qualcosa da dire”.
È una sfida epocale che sarebbe irrealistico affrontare da soli. Il lavoro comune nelle scuole, nelle Associazioni professionali, nei gruppi di docenti che spontaneamente si aggregano intorno ad un maestro, si rivelerà sostegno insostituibile per affrontarla.