La seconda prova scritta dell’esame di stato (Maturità per i nostalgici della vecchia terminologia) per i licei scientifici è notoriamente lo scritto di matematica. Si tenga presente che per uno studente che abbia seguito un percorso di studi tradizionale, senza sperimentazioni di alcun tipo, il percorso di matematica seguito alle superiori ammonta a 18 ore complessive, date cioè da 5 ore la settimana in prima classe, 4 in seconda e 3 al triennio. Tale monte ore è quasi paritetico a quello di italiano (19 ore), di latino (19 ore), di prima lingua straniera (17 ore). Se nessuno si  stupisce che la materia oggetto di seconda prova al liceo scientifico sia matematica, questi numeri fanno però vedere bene che gli studenti sono accompagnati a prepararsi allo scritto di matematica per un numero di ore non molto diverso da quelle in cui studiano altro, che non è oggetto di prova scritta. Certo con il nuovo esame di stato le cose sono un po’ cambiate, perché nella terza prova gli studenti sono chiamati a mostrare la loro preparazione in quattro discipline. Ma non divaghiamo troppo, e torniamo al punto.



La prova è spesso attesa dagli studenti con una certa ansia, con paura, la maggior parte delle volte come uno degli scotti da pagare per terminare il liceo (e dedicarsi così finalmente a qualcosa che piace di più); è preceduta da una immersione, breve ma totale, in formulari, istruzioni per l’uso, libri con i testi e le soluzioni integrali; quindi viene vissuta in apnea, e infine dimenticata, subito dopo un veloce confronto con le soluzioni pubblicate su qualche giornale o meglio trovate in rete.



Tutto questo porta spesso a dimenticare che la sfida, invece, è molto interessante, e merita senz’altro di venire vissuta fino in fondo.

A dire il vero gli studenti in questo non sono soli: sono stati accompagnati per cinque anni dai loro professori, che sicuramente li hanno aiutati anche in vista del traguardo finale. Soprattutto all’ultimo anno gli studenti vengono abituati a risolvere prove di contenuto e difficoltà analoghe a quelle che sono capitate negli esami precedenti e su questo ogni docente non fa mancare le occasioni (chi dedica un’ora alla settimana per un certo periodo alla rivisitazione di temi d’esame che gli studenti hanno avuto tempo di risolvere, chi lo fa in appositi corsi pomeridiani aggiuntivi, chi inserisce i problemi e i quesiti delle prove degli anni precedenti nei compiti in classe appena le competenze degli studenti lo permettono, etc). In molte scuole poi viene eseguita una vera e propria simulazione di seconda prova, spesso comune a tutte le classi quinte, anche per permettere agli studenti di provare sul serio a gestire un tempo ampio.



Ciascuno studente ha la sua storia e arriva con il suo percorso personale al suono della campanella dell’11 giugno… e poi che fare? Ovviamente non esistono ricette o magiche istruzioni per l’uso. Sarebbe veramente ingenuo e poco realistico credere che ci sia una serie di comportamenti che garantisca l’esito e soprattutto risparmi la fatica di un impegno. Provo a dare qualche consiglio e alcune raccomandazioni di metodo, rivolgendomi alla mia amica Madda.

La prova scritta dura 6 ore e la consegna recita così: il candidato risolva uno dei due problemi e risponda a 5 quesiti del questionario. Quindi non è necessario che tu risolva l’intera prova o risponda a tutte le domande del questionario: ad una prova con un problema corretto e 5 risposte esaurienti si attribuisce il punteggio massimo, a prescindere dalla scelta operata. Dunque devi saper scegliere.

Inoltre se non hai mai provato a darti un tempo così lungo per affrontare un compito-tipo-esame, è il momento di cimentarti in una simulazione. La prima volta che si ha a disposizione un tempo così lungo – e chi ha fatto simulazioni a scuola lo sa – non mancano le sorprese. Devi imparare a gestire bene il tempo (ne hai a sufficienza), senza farti prendere dal panico, con la massima concentrazione (che non può certo durare 6 ore) e senza saltare da un esercizio all’altro.

Sicuramente la prima cosa da fare è leggere in modo attento e puntuale il testo. Ricordati che non devi risolvere tutto e dunque leggi con l’intento di capire cosa ti è richiesto di volta in volta, cosa ti è familiare e cosa eventualmente non conosci.

Individua così qual è il problema e quali i quesiti che meglio ti permettono di esprimere le tue competenze. Nella scelta ti possono aiutare un buon disegno (non dimenticare righello e compasso e ovviamente una calcolatrice scientifica non programmabile)  e uno schema di soluzione anche brevissimo.

Fai molta attenzione a come è formulato il problema: di solito è diviso per punti, ma spesso puoi passare ad un punto successivo anche se non hai affrontato il precedente. Sarà importante nel caso in cui ti capitasse di arenarti: cerca di ripartire da un altro punto. Sicuramente rifuggi da ciò che non conosci e lascia stare cose mai viste.

Poi inizia a risolvere. Alcuni preferiscono “carburare” partendo dai quesiti, normalmente più semplici e circoscritti: una volta che ne hanno risolti 5 (e non di meno) si sentono quasi a metà dell’opera e passano al problema. Altri, che sanno per esperienza di dare il meglio a mente fresca, partono dal problema, normalmente più impegnativo.

In questa scelta ti aiuterà molto l’esserti allenata, dedicando qualcuno dei tuoi preziosi pomeriggi o delle tue mattine (dopo l’11 giugno) a risolvere temi degli anni precedenti. Certo non tutte le volte varrà la pena o avrai voglia di darti un tempo di 5 o 6 ore: 2 o 3 ore di buon lavoro possono essere sufficienti, anche perché non sei all’esame, non è necessario motivare ogni passaggio e passare, quando hai finito, alla stesura della cosiddetta “bella copia”. Tutte cose che invece all’esame farai, e avrai il tempo di farlo: o alla fine, o mano a mano che risolvi quesiti e problema: come preferisci, l’importante è che la “bella copia” sia bella davvero, cioè leggibile, il più possibile ordinata, ben motivata, con disegni e grafici ben fatti.

Risolvendo i temi degli anni precedenti capirai anche quali sono le cose da ripassare e lo farai mano a mano. Può esserti di aiuto fare questo lavoro di allenamento sia da sola sia con compagni o amici, ma senza che nessuno si sostituisca ad una fatica che deve essere tua: lavorate da soli, poi confrontatevi, aiutatevi, cercate soluzioni, ripassate insieme.

Un’ultima osservazione: durante il colloquio d’esame ti mostreranno la tua prova scritta e magari ti faranno motivare meglio qualche passaggio, o correggere qualche errore, o ti chiederanno come avresti risolto qualcosa in cui non ti sei cimentata durante lo scritto. Per arrivare preparata a questa eventualità, la tua fatica non sarà finita alla consegna dell’elaborato: da sola o con qualche compagno confronta la tua soluzione con quelle che reperirai facilmente in rete. Non aspettare troppi giorni a farlo: certi particolari si dimenticano e… ovviamente non puoi portare a casa la brutta copia dell’elaborato.

Spero di non averti annoiata, cara Madda, e adesso buon lavoro. Ho scritto queste righe di getto, senza la presunzione che siano utili a tutti, ma forte dell’esperienza di anni di accompagnamento all’esame di matematica dei miei ragazzi, che a volte se la sono cavata bene, altre meno. In molti sono tornati a dirmi che non era poi così difficile, e qualcuno, ti assicuro, si è anche divertito.

 

(Roberta Bossi, Liceo scientifico “Ferraris”, Varese)

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