Archiviati i compiti e le interrogazioni dell’anno scolastico, i “maturandi” si trovano ad affrontare l’ultima fase del lavoro: il ripasso prima delle prove d’Esame. Certo, ci sarà qualcuno (o parecchi) che devono ancora completare (iniziare?) lo studio di  qualche argomento. Dovrei dire che è un po’ tardi per “cominciare”, ma non posso dimenticare quello che mi spiegò, qualche anno, fa un mio alunno:  “A scuola o si studia o si hanno degli amici”. La sua era la seconda opzione, che gli valse un onorevole 68.



In effetti, a questo punto dell’anno, a chi si trovasse ancora indietro nella preparazione resta la chance di trovarsi un compagno più studioso che si faccia carico di metterlo al corrente del programma svolto. Ed è un sistema che ha i suoi pregi, perché l’amico dovrà selezionare le conoscenze essenziali, illustrandole in modo che siano comprese e trattenute nella memoria: se funziona, come ho visto che funziona, ci deve essere qualcosa di questa soluzione d’emergenza che sarà bene non perdere.



Dunque, come organizzare il ripasso del latino  del greco? Si comincia a riprendere in mano le pagine sfogliate o studiate fin dal primo giorno dell’anno, ma è chiaro che non si può rifare tutto come allora, fosse soltanto perché il tempo stringe. Bisogna utilizzare il cammino che si è fatto e perciò partire osservando il programma nel suo complesso.

Uno sguardo d’insieme permetterà di accorgersi che le singole tessere studiate (Seneca, Petronio, la satira di Persio e Giovenale, Quintiliano, Marziale, Tacito, Plinio il Giovane, Apuleio, per citare gli autori latini solitamente studiati; oppure, per il greco, Menandro, la poesia ellenistica, Polibio, Plutarco, la Seconda Sofistica, il romanzo) gradatamente sono andate a costruire come un mosaico della cultura nelle varie epoche, con analogie e distinzioni, fenomeni di conservazione e trasformazione, che ne costituiscono i colori.



Allora converrà riprendere in mano la storia letteraria partendo dai grandi quadri – ad esempio, per il mondo latino: l’età giulio claudia, l’età dei flavi etc.; per il mondo greco: l’età ellenistica etc. -, provando a interrogarli: “Quali sono le vicende storiche salienti di questo periodo? Quali i fenomeni culturali significativi? Quali generi letterari vengono praticati? Perché il tal genere letterario ha successo e l’altro declina? Cosa si è conservato del passato e cosa si è trasformato?”. E poi passare agli autori, protagonisti di quei quadri: “Da quali eventi è segnata la vita di questo personaggio?” “Che rapporto ha con i suoi contemporanei e il suo tempo?” “A quali generi letterari si è dedicato? Perché ha coltivato certi generi letterari e non altri?” “Quale messaggio ha voluto comunicare?” “Come lo ha comunicato?”. Fino ad arrivare alla singola opera: “Che posto occupa, dal punto di vista cronologico e come valore, dentro la produzione letteraria dell’autore e nella sua epoca?” “A che genere letterario appartiene?” “Cosa conserva e cosa trasforma della tradizione precedente?” “Di cosa parla e come ne parla?” “A che scopo è stata scritta?” “Come è stata recepita?”. E fino a interrogare ogni testo letto, in lingua o in traduzione: “Cosa dice qui l’autore? Come lo dice? Perché lo dice?”.

Certo, i testi in lingua richiedono un lavoro specifico: occorre ripercorrere la traduzione parola per parola, soffermandosi sulle osservazioni linguistiche: “Che caso è? Che verbo è? Perché questo modo o questo tempo? Che funzione ha questa subordinata? Che figura retorica è questa? Perché è usata? Che significato ha la tal parola?” e così via.

Ripassare è una nuova occasione per incontrare il mondo degli antichi. Ma per questo occorre ritornare sulle pagine già sfogliate interrogandole: sono le domande infatti che come un bagno di luce fanno emergere i fattori di cui i testi che abbiamo tra le mani sono fatti. Avere un compagno con cui “ripetere” alleggerisce la fatica e rende efficace il lavoro se ognuno incalzerà l’altro non permettendogli di perdere neppure una sfumatura: “Che cos’è? Perché? Come?”. E mentre questi fattori (avvenimenti storici, fenomeni culturali, autori e personaggi, idee, sentimenti, pensieri, fino alla singola parola) si distinguono sempre più nettamente, anche nella sonnolenza di un afoso pomeriggio di giugno o nel turbamento di un temporale estivo, l’animo comincia a vibrare: “Ma davvero?”, “che strano”, “che sciocchezza”, “che bello!”, “non è così!”, “che noia!”, “non ci avevo mai pensato!”. E nel contraccolpo di queste reazioni si desta l’ultima domanda: “ma io cosa ho scoperto leggendo queste pagine?”. Se uno si fermasse a prenderla sul serio e a tentare una risposta, improvvisamente si accorgerebbe che rileggere quelle pagine diventa dialogo, un dialogo che si fissa nella memoria e che si può comunicare ad altri. Anche ad un amico ancora “in alto mare”. Anche alla commissione d’Esame.

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