E se tra le tracce della prima prova dell’esame di stato gli studenti dovessero confrontarsi con i 150 anni dell’Unità d’Italia? Può accadere, magari non direttamente come tema storico, anche se escluderne la possibilità non è ragionevole, ma come argomento inserito tra le tracce per gli articoli di giornale o per i saggi brevi e, perché no, come argomento d’attualità. Sono molti i modi per riproporre oggi la questione dell’unità del popolo italiano. Essendo molte le possibilità che i 150 anni di unità italiana vengano proposti alla riflessione degli studenti, è utile che si abbia una visione sintetica della questione, così da saperla mettere in gioco qualora venga proposta una traccia che chiama in causa questo argomento.
In primo luogo occorre avere un’idea delle origini dell’Italia e, uscendo dalle polemiche che hanno caratterizzato questa celebrazione, saper distinguere tra l’origine culturale, che è da collocare nel Medioevo, e quella storica da collocare invece nel periodo risorgimentale. Avere un’idea delle origini è fondamentale, perché solo collocando la nascita dell’Italia in un’esperienza di popolo si possono evidenziare i tratti, e tra questi la coscienza di essere un popolo caratterizzato da diverse identità in rapporto tra di loro.
In secondo luogo è importante identificare nella storia italiana un punto di passaggio decisivo, quale quello della Costituzione repubblicana. E non solo, come spesso è stato detto, in modo celebrativo per il suo valore politico e giuridico, ma perché la Costituzione è l’esempio di una collaborazione tra le diverse identità del popolo italiano fino ad una costruzione comune. Uno studente non deve dimenticare che la Costituzione è infatti il frutto della collaborazione tra le tre “anime” del popolo italiano: quella cattolica, che ha portato dentro la Costituzione la precedenza sostanziale della persona umana rispetto allo Stato; quella social-comunista, che si era espressa nella storia del movimento operaio e che ha fatto confluire all’interno della Costituzione il valore del lavoro e il riconoscimento della naturale socialità delle persone. Poi quella liberale, che ha portato nella Carta il riconoscimento dei diritti in tutte le sue espressioni, personali, sociali ed economiche.
Mentre il mondo passava dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda senza soluzione di continuità, in Italia la fine del fascismo aprì un significativo periodo di collaborazione tra le diverse anime del paese – cattolici, liberali, socialisti, comunisti – e i lavori dell’Assemblea costituente segnano questo positivo momento di dialogo e di costruzione comune. Ma fu un breve periodo, perché dal 1947 la guerra fredda entrò in Italia e finì ogni possibilità di costruzione comune. Si aprì una lunga fase di scontro ideologico cui nemmeno il 1989 pose fine.
Questo apre la terza questione da tenere in considerazione in un ipotetico tema sui 150 anni di unità. È la domanda: che cosa significa unità oggi? Oggi di fronte ad una crisi sempre più dura e dirompente, oggi di fronte ad un mondo politico ancora ingabbiato dall’ideologia, oggi di fronte all’emergenza dell’immigrazione. Unità oggi significa assumere le nuove sfide in un’ottica di libertà e di sussidiarietà, significa alleggerire il peso dello stato per dare spazio all’iniziativa della gente.
150 anni non sono passati invano, il popolo italiano ha attraversato le diverse vicende storiche diventando sempre più protagonista. Oggi la sua unità è ad un nuovo passo, quello della libertà associativa. Se si guarda alla storia, si vede la timidezza del popolo in quel lontano 1861, quando lo Stato era ingombrante e pretendeva di essere tutto per il cittadino. Ma oggi non è più così: la coscienza del popolo è cresciuta e, pur tra contraddizioni varie, urge un passo ulteriore.