Il tema di carattere generale (Tipologia D) della prima prova della Maturità 2011 prende spunto da una frase di Andy Warhol: “Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti”. Una traccia d’attualità che chiede al candidato di riflettere sul valore effimero (o meno) della fama nella società contemporanea analizzando in particolare i Talent Show e i Social Media (Twitter, Facebook, Youtube). La traccia della Tipologia D è stata svolta per IlSussidiario.net da Monica Mondo.
Futuro: se si esclude la spettacolarizzazione esaltante della fantascienza, è una parola che mette ansia, timore. Il futuro è ciò che mi interessa e in particolare il futuro prossimo, che riguarda la sfera affettiva, lavorativa, come l’investimento in studio e ideali troverà sbocco, concretezza. Perché è la sfida di questa maturità: che forse non ci rende più maturi, ma è un’assunzione di responsabilità. E’ il tempo di una prova e poi il tempo di una scelta. Il futuro è alle porte, dietro quest’aula afosa e sudante, non è una proiezione dei sogni.
La seconda parola dell’aforisma di Warhol è “ognuno”: un normale pronome indefinito, che sottolinea però l’individualità. Si sta parlando di ogni singolo uomo, perciò di me. Ma di un io solo, sbattuto in quel futuro dove, per un tempo effimero, troverò il mio momento di grandezza. Questo io che avanza senza una compagnia amica, senza il sostegno di maestri e la speranza di figli, senza un prima e un poi, è precario, troppo inquietante, non potrà che durare per un attimo e poi spegnersi, sfiancato dalla sua solitudine.
Sul termine famoso e fama si sono scritti trattati per secoli, e per secoli fama ha voluto dire grandezza intellettuale e morale, lasciare un segno, una traccia per aiutare e illuminare il cammino umano. Chi sono i famosi che ci vengono in mente? Gli eroi, i geni dell’arte, della scienza, i profeti che sanno leggere il tempo e indicare una strada. Ma sempre di più oggi la fama si identifica col successo, e questo non è mai stato scontato e naturale. Il successo è una fama carpita e consumata in fretta, qui ed ora, una fama che può rendere, che fa guadagnare, in soldi o in consenso. Il successo inoltre non è riferito a una grandezza oggettiva, ma all’immagine che se ne comunica, alla capacità di renderla di moda, quindi buona e necessaria.
Si può essere famosi per come ci si veste, per il modo di blaterare banalità in televisione, o per le foto che monti su facebook; si è celebrati, si diventa divi, per la bellezza, il fascino, così come la nostra cultura mediatica li conferma e propone. Basta un click sul computer per spegnerti. Basta una foto o un’inquadratura che funziona meglio, e copre la tua.
E’ ovvio che questa fama sia effimera, per giungere alla parola di questa massima breve che chiude, come pietra tombale, tutto il carico di speranze e desideri che porti nel cuore. “15 Minuti”, il tempo di un caffè in piedi, girando in fretta lo zucchero col cucchiaino. Il tempo inutile passato in macchina, in coda, mentre veniamo a scuola. Una frazione di tempo troppo breve per ciò che è bello, buono, vero.
Ma troppo lungo per la tristezza e la noia. “Al mondo tutto passa e quasi orma non lascia”, lamentava il poeta che aveva un desiderio infinito e non si capacitava del Nulla che poteva rispondergli. La questione è tutta qui: dura nel tempo ciò che vale davvero per me, oggi. Esisterò nella memoria se sono amato oggi. Se ogni attimo, ogni incontro, ogni slancio è pieno di un desiderio e del suo significato. Allora la morte non vincerà. Allora potrò lasciare un’orma, durare e costruire il futuro. Che importa all’uomo guadagnare tutto il mondo? Svettare con le proprie opere in una biblioteca o un museo, essere ricordato per una lapide o una citazione, se il mio presente è lo sforzo spasmodico per un risultato che non può darmi la felicità? Vorrei la fama di un’umanità piena, e molto amata. Vorrei non perdermi, ora.