Fama, reality show e Social network: un’interazione che assume nell’epoca odierna un significato del tutto singolare, in grado di condizionare e far emergere una certa concezione di sé. E’ l’argomento, a quanto si apprende da rumors, del tema di ordine generale. La professoressa Laura Cioni ci spiega gli spunti dai quali uno studente dovrebbe partire per fare un buon lavoro. Ecco, intanto, il testo della traccia che secondo le indiscrezioni raccolte è stato proposto per il tema di ordine generale (Tipologia D): «Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti». Il candidato, prendendo spunto da questa previsione di Andy Warhol, analizzi il valore assegnato alla “fama” (effimera o meno) nella società odierna e rifletta sul concetto di “fama” proposto dall’industria televisiva (Reality e Talent Show) o diffuso dai social media (Twitter, Facebook, YouTube, Weblog, ecc…)



«Se fossi una studentessa – spiega Laura Cioni – rifletterei, anzitutto, sul fatto che oggi la fama ricercata è di natura estremamente effimera. Il che è indice di una società in cui nulla dura. Mi soffermerei sull’origine di questo modo di percepire la vita; ragionando sul fatto che in una tale concezione la propria esistenza, probabilmente, non trova fondamento in alcunché di duraturo. Quasi fosse il tentativo di affermare se stessi consumando il tempo». Secondo la Cioni, inoltre, lo studente avrebbe buon gioco a fare un distinguo: «è possibile soffermarsi, a questo punto, sull’aspetto del “carpe diem”, sottolineandone la differenza rispetto al passato: nella versione classica, si trattava dell’accettazione della fugacità della vita. Oggi la stessa fugacità non viene accettata, ma subita, nel tentare di aggrapparsi unicamente a quanto c’è solamente qui e adesso». Sia ben chiaro: «quanto sin qui detto – precisa -, rappresenta un punto di vista unicamente descrittivo. E’ meglio che lo studente approfondisca, analizzi ed esponga le questioni oggettive, piuttosto che lanciarsi in giudizi». Si può, inoltre, argomentare sulla tipologia di fama proposta dai talent show e dai reality show. «In questi ultimi, in particolare – continua – si assiste ad un fenomeno particolare: un tempo si andava in tv, e in essa si veniva accettati, perché si sapeva fare qualcosa, perché si avevano delle qualità o dei talenti da esporre; oggi, tra i requisiti fondamentali, c’è la normalità».  



Una normalità, tuttavia, che non ha un’accezione positiva. La fama ricercata nei reality, infatti, «va di pari passo con lo scadere del valore della normalità. Siccome il tempo quotidiano del fare le cose di tutti i giorni non ha senso, si cerca di trasferisco altrove, perché lo acquisisca. Tale valore sarebbe conseguito, semplicemente, dall’essere conosciuto e visto da tante persone».  

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