Archiviata la prima prova dell’esame di Stato 2011, già impazza il totoversione di latino per gli istituti classici. Domani 23 giugno infatti prove differenziate a seconda dell’indirizzo di scuola frequentato e per il classico è uscito proprio latino. Attenzione, però perché c’è un clamoroso colpo di scena in vista. Sì, perché il sito Scuolazoo pubblica in anteprima la foto della versione di latino del Ministro dell’istruzione: si tratta di Seneca dal De Consolatione (e tal proprio sarebbe se fosse davvero il testo in anteprima della versione di latino di domani), “Il tuo sangue non sgorga da un corpo incolume”. Beffa gigantesca o real effusa di notizie? Se si trattasse del documento del ministero, quello autentico, la prova verrebbe annullata e si procederebbe immediatamente a cambiarla con un altro testo. Stiamo a vedere gli sviluppi. Intanto impazza il totoversione. Il Liceo Classico da sempre attira la maggiore attenzione, la cosiddetta “scuola di eccellenza” italiana. Ecco allora che gli studenti cercano già di indovinare se non la versione esatta di latino (visto che non è uscito il greco, dicono loro per fortuna…) che dovranno tradurre, almeno l’autore, in modo da restringere il quadro e avere qualche aiuto in più.
Si temono, come sempre, Petronio soprattutto, ma anche Tacito e Vitruvio, si spera in Seneca e Cicerone. Purtroppo questi ultimi due sono usciti proprio negli ultimi anni. Di Cicerone nel 2009 uscì il “De officiis”. Seneca invece era uscito nel 2007 e nel 2003. Allora ecco una rosa di nomi “papabili” e probabili: Plinio, Vecchio o Giovane e anche Lucrezio o Sant’Agostino. Per i più curiosi e gli alfieri del “non succede, ma se succede”, nella pagina successiva riportiamo il brano del De Consolatione citato come “versione di latino ufficiale” della seconda prova dell’esame di maturità 2011.
2. Adicis istis loca ipsa gratulationum et convictuum et, ut necesse est, efficacissimas ad vexandos animos recentis conversationis notas. Nam hoc quoque adversus te crudeliter fortuna molita est, quod te ante tertium demum diem quam perculsus sum securam nec quicquam tale metuentem digredi voluit.
3. Bene nos longinquitas locorum diviserat, bene aliquot annorum absentia huic te malo praeparaverat: redisti, non ut voluptatem ex filio perciperes, sed ut consuetudinem desiderii perderes. Si multo ante afuisses, fortius tulisses, ipso intervallo desiderium molliente; si non recessisses, ultimum certe fructum biduo diutius videndi filium tulisses: nunc crudele fatum ita composuit ut nec fortunae meae interesses nec absentiae adsuesceres.
4. Sed quanto ista duriora sunt, tanto maior tibi virtus advocanda est, et velut cum hoste noto ac saepe iam victo acrius congrediendum. Non ex intacto corpore tuo sanguis hic fluxit: per ipsas cicatrices percussa es.