Primissima indiscrezione della seconda prova di oggi 23 giugno, traccia di latino. Sarebbe Seneca la versione da tradurre, un lezzo di Ad Lucilium, tratto dalle Epistuale Morales. Indiscrezione ovviamente tutta da verificare, ma dato che i siti studenteschi che pubblicano questo genere di indiscrezioni hanno un buon margine di esattezza grazie agli sms che arrivano direttamente dalle aule scolastiche, potrebbe essere la traccia giusta. La versione di latino in questione comincerebbe con questa frase: “Quicumque beatus esse constituet, unum esse bonum putet quod honestum est; nam si ullum aliud existimat, primum male de providentia iudicat”. Cioè “Il vero bene fa la virtù”. Si tratta di un brano tratto dalle Epistulae morales ad Lucilium (Lettere morali a Lucilio) una raccolta di 124 lettere suddivise in 24 libri scritte da Lucio Anneo Seneca al termine della sua vita. L’opera venne scritta negli anni del disimpegno politico, tra il 62 e il 65, ed è giunta incompleta; questo epistolario costituisce un caso unico nel panorama letterario latino, sebbene Seneca abbia tratto l’idea di comporre lettere filosofiche da Platone e da Epicuro. È un’opera sulla quale v’è una discussione se siano davvero lettere inviate da Seneca a Lucilio o siano una finzione letteraria, ma probabilmente si tratta di un epistolario reale, dato che in varie lettere si chiede una risposta dell’amico.
Rispetto alla tradizione epistolare, rappresentata in particolare da Cicerone, il filosofo distingue le lettere filosofiche dalla comune pratica epistolare. Dunque se è davvero seenca, l’indiscrezione pubblicata ieri da un sito non sarebeb stata poi così sbagliata: un testo differente, ma pur sempre di Seneca.