Caro maturando,
Ci siamo. Pochi giorni dopo gli scritti, sei a quel tavolo per l’orale. Sei alla fine del tuo percorso in un Istituto tecnico, una vera specialità del nostro sistema di istruzione.
Ti parlo al maschile, perché probabilmente sei Andrea o Mattia, ma in effetti potresti essere Sara, o magari Luyang. Sono tante le ragazze che, alla faccia degli snobismi, scelgono l’istruzione tecnica: fra loro molte immigrate, che spesso sono tra le migliori nonostante l’ostacolo della lingua.
La tesina l’hai finita. All’ultimo momento, non negare; ma ce l’hai fatta.
O forse sei uno di quelli che, piuttosto che un mattone di 70 pagine, daranno alla commissione solo un foglio con una traccia degli argomenti che vogliono esporre.
Si può fare, niente in contrario. Ma tremo già al pensiero: ne ho visti troppi, di “percorsi” fatti a casaccio con un patetico filo conduttore. “Il mio tema è la madre. Per Italiano dico la madre di Quasimodo, per Materiali la madreperla, per Storia la madrepatria…” e poi partono con una pagina di inglese detta a memoria (e pure male).
Sai che ogni commissione è diversa dall’altra, ce n’è di eccellenti e di penose. Potresti trovarne una dove tutti conoscono e rispettano le regole, o una che tira a campare fingendosi severa. Spero che il tuo istinto di giovane “animale” ti faccia capire che, se il prof X è arrogante quanto incompetente, è meglio assecondarlo: con certa gente è inutile sprecare il proprio orgoglio.
Ma sono sicuro che la tua commissione è seria e dignitosa. Tieni presente che, se hai una tesina su un progetto di ricerca relativo al tuo indirizzo di studio, magari basato sui tuoi stage in azienda, forse non più di due fra i sette professionisti laureati che hai di fronte hanno qualche competenza specifica.
Gli altri potrebbero non sapere nemmeno di cosa parli. Devi conquistare soprattutto loro: fargli venire la voglia di trasferirsi in una scuola dove si fanno cose così interessanti!
Prova a immaginarti come un divulgatore scientifico: di quelli che, per un quarto d’ora, ti tengono incollato allo schermo mentre parlano di ornitorinchi o archeologia nepalese.
Usa uno stile sereno e competente, come Piero Angela o Vincenzo Venuto, non come certi altri che ti fanno la predica per dirti che sono bravi solo loro, o che fanno gli esoterici spargendo fumo. E usa un italiano chiaro e corretto, evitando i paroloni e riducendo i tecnicismi.
Non pensare di dire tutto quello che ci hai scritto. Non ne avresti il tempo e non riusciresti a dire le cose veramente importanti. Chi era interessato, l’ha già sfogliata. E ha controllato la bibliografia per vedere quante parti sono copiaincollate da qualche sito, e soprattutto se non sono citate in bibliografia…
Forse un tuo prof ti ha “invitato” a infilarci dentro anche la pagina in inglese o quella sulla letteratura, che per te non c’entravano niente; puoi sempre cavartela con eleganza dicendo “come vedete, avevo sviluppato anche altri aspetti ma non vorrei essere troppo dispersivo…”. Certo che se parli di chimica non puoi scansare Primo Levi!
I commissari potranno chiederti di chiarire o approfondire qualche punto; se ti sei accorto di avere “toppato” ammettilo con tranquillità, spiega e prosegui.
Ma forse ti è andata bene, li hai proprio indotti a chiederti il tuo pezzo forte! Lo so che è difficile nascondere quel sorriso trionfatore: li hai stesi, ma non perdere la concentrazione.
Perché la “parte preponderante del colloquio” come dice la normativa, inizia adesso, e somiglierà a una raffica di interrogazioni a casaccio. Molto più corte di quando uscivi alla lavagna, ma sembrano interminabili.
Hai un foglio e una penna. Mentre parli, accompagnati sempre schizzando qualche schema: fa molto “tecnico”. Così come andare al dunque senza girarci intorno.
Qualche commissario esibizionista ti farà domande sulle materie altrui (ehm… mi sono scoperto?), usando un linguaggio che potrebbe spiazzarti. Don’t panic. Ripeto: don’t panic. La sai. Fra pochi minuti finisce.
Ecco, manca solo la discussione delle tre prove scritte. Dato che non sei un pollo, in questi giorni ti sei studiato benissimo i punti che sai di aver fatto maluccio: guarda le correzioni e fai capire che hai capito. Soprattutto nella seconda prova, che è quella dove si aspettano di vederti competente, e anche in quella tal domanda della terza prova che proprio hai cannato… E se ti sei fatto incastrare dal “saggio breve o articolo di giornale”, hai certo controllato se quel Marx che hai commentato era Carlo oppure Groucho.
Uffa, è andata. Senza dar nell’occhio, strofina la grondante mano destra sui pantaloni e stringi con un sorriso le sette mani che hai di fronte. Hai recitato la tua parte nel modo migliore, essendo te stesso: è finita. Anzi no, comincia qui, è cominciata bene.
Ah, scusa se ho usato il tu. I miei ragazzi di quinta sanno che, uscendo dall’ultimo scrutinio, passo automaticamente al Lei, perché ormai siamo tutti adulti e non possiamo più avere un rapporto asimmetrico (sarebbe bello che anche gli esaminatori ti dessero del Lei).
Ma ho pensato che fra pochi giorni avrai un diploma dell’Istituto tecnico industriale, come il mio: per cui, se non ti dispiace anticipare i tempi, tra colleghi è bello darsi del tu.