È un agosto vertiginoso quello che stiamo vivendo, a ogni passo si rischia di cadere pesantemente, ma per ora si rimane in piedi, barcollando ma in piedi.
Le borse sono vicine al tracollo, ogni giorno che passa la speranza lascia spazio alla delusione, ma poi si riaccende qualche lumicino di ripresa e questo butta all’attacco del giorno che verrà; l’Inghilterra è messa a ferro e fuoco da una protesta giovanile che non conosce criterio se non la pura violenza, le matrici di questa ribellione rimangono poco chiare, sembrano scritte da anni di emarginazione; l’Italia sta passando nelle strettoie della crisi, si fanno e rifanno i conti per capire chi si possa colpire nel modo più indolore per arrivare a quel pareggio del bilancio che ora è diventato l’obiettivo di una politica sempre più statalista; i giovani sono sempre più esclusi dal mondo del lavoro, un esempio per tutti l’operazione che sta facendo il ministro Gelmini, per i giovani laureati. Meglio pensare di non prendere la strada dell’insegnamento perché l’accesso è stato irrimediabilmente chiuso; il mondo arabo rimane in ebollizione, Benedetto XVI lo ha rimarcato con energia nell’Angelus domenicale portando all’attenzione di tutti la situazione della Siria e della Libia e urgendo perché si prenda la via della riconciliazione e della pace.
È una crisi dalle forme diverse quella che incombe e che mette a rischio le condizioni di benessere e di pace che pur si sono a fatica costruite, è una crisi che mina le fondamenta della società occidentale e radicalizza lo scontro con il mondo sottosviluppato. Ma ciò che preoccupa è che in questa crisi da ogni parte si stia pensando a un’unica soluzione, quella di rafforzare lo Stato. Il mondo politico, ma anche quello dell’informazione ritiene che crisi economica, violenze giovanili, instabilità politica, problema del lavoro, sottosviluppo possano giocarsi un’unica possibilità, quella dello Stato. È lo Stato che salverà questo mondo alla deriva, è questa la convinzione dominante cui si fa seguire una serie di provvedimenti tutti tesi a rendere lo Stato sempre più padrone della situazione.
Ci sono due termini di cui nessuno fa parola: bene comune ed educazione. E la ragione è molto semplice: di bene comune non si può parlare perché la situazione implica dei sacrifici e allora il problema non è come costruire qualcosa di bene per tutti, ma chi colpire senza averne contraccolpi; quanto all’educazione, nulla di più astratto per chi gestisce le situazioni di crisi, il problema è reprimere, limitare, impedire, per l’educazione ci sarà tempo più avanti.
Invece questo mondo potrà uscire dalla crisi incombente solo ritrovando bene comune ed educazione, solo ritornando a farne esperienza. Il bene comune che si costruisce attraverso la condivisione dei bisogni e i tentativi di risposta che la stessa capacità di condividerli apre. Non lo Stato che decide chi deve star bene e chi può far sacrifici, non lo Stato che stabilisce come dividere la ricchezza che diminuisce, ma il popolo che costruisce ritrovando la capacità di condivisione di cui è fatta la sua storia e lo Stato che fa un passo indietro e valorizza le iniziative delle persone e dei gruppi sociali, realizzando la sussidiarietà.
Anche l’economia sarà salvata dal popolo e non dallo Stato, del resto la storia ha già insegnato che nei grandi momenti di recessione non lo Stato ma la gente, la sua capacità di iniziativa, è stato il punto da cui è partita una reale ripresa. Non c’è bene comune senza educazione. E l’educazione è oggi sempre più una emergenza, l’educazione non come la intende lo Stato, ossia l’insieme delle regole del buon senso comune che portano ad adeguarsi al potere dello Stato. No! Non è questa l’educazione di cui oggi si ha bisogno, è invece l’educazione come possibilità per ogni essere umano di ritrovare la forza del cuore e di comprendere come il destino del mondo sia inscritto nel cuore dell’uomo.
Contro la divisione che lo Stato governa per aumentare il suo potere l’educazione è l’ultima occasione che si apre all’io per ritrovare se stesso e con questo una strada di costruzione del bene comune. Questa di agosto non è solo una rischiosa crisi apocalittica, ancor di più è una sfida a ritrovare la direzione del cuore per costruire un mondo dove sia possibile vivere da uomini!