Il libro La grande occasione: don Giorgio Pontiggia e i ragazzi di Portofranco racconta l’origine e gli sviluppi dell’esperienza di Portofranco a Milano, fino all’evento inaugurale della nuova sede ristrutturata avvenuto il 3 marzo di questo anno.

Portofranco nasce a Milano nell’ottobre del 2000, quando nel corso di una cena tra alcuni insegnanti emerge il desiderio di creare un luogo in cui poter incontrare i ragazzi a partire da un loro bisogno concreto. Per la maggior parte dei ragazzi oggi il bisogno più immediato è quello di superare le difficoltà scolastiche: non solo di essere promossi, ma di sopravvivere a quel disastro delle cinque ore di lezione, spesso così incomprensibili e noiose. Ecco quindi l’idea di aiutarli non solo nello studio, ma nella ricerca per scoprire il senso dello studio, per arrivare magari a sorprendere il piacere ed il gusto della conoscenza, per accorgersi finalmente che non solo “si deve” ma anche “è bello”.



Portofranco si propone quindi per un servizio specifico: l’aiuto allo studio, ma si connota fin dall’inizio come un vero e proprio “contesto sociale”: l’idea centrale era quella di proporre, oltre allo studio, anche altre attività: la musica, lo sport, incontri… di creare insomma un centro di aggregazione giovanile che potesse realmente andar bene per i ragazzi. Un luogo aperto a tutti, tale da interloquire anche con le istituzioni pubbliche.



Oggi nella città di Milano, avvalendosi del prezioso apporto di oltre 400 volontari tra adulti e studenti universitari, Portofranco sostiene in un anno scolastico più di 1300 ragazzi delle scuole medie superiori. Nel corso di questi anni, analoghi centri di aiuto allo studio sono sorti nel resto d’Italia, soprattutto in Lombardia.

“Portofranco si occupa di chi va male a scuola senza chiedergli nulla in cambio”: questa è forse la descrizione più sintetica e bella, che ha dato una ragazza del centro intervistata. Ma è proprio vero che Portofranco non riceve nulla in cambio? Non si direbbe, se anche gli insegnanti che offrono un aiuto come volontari sono in aumento: “Dopo tanti anni di insegnamento mi sono accorta, qui a Portofranco, che in fondo è più quello che i ragazzi hanno dato a me di quello che sono riuscita io a dare loro”. Ed è in questo reciproco scambio il segreto di un successo.



Come è nata l’idea di un libro come quello che abbiamo presentato martedì 23 agosto al Meeting di Rimini? Innanzitutto volevamo creare un documento utile per tutti coloro che stanno intraprendendo o vogliano intraprendere questo tipo di opera, e il testo di don Giorgio che rappresenta il corpo centrale del libro ne costituisce uno strumento irrinunciabile. Questo testo, che riporta alcuni incontri tenuti da lui nella sede di Portofranco Varese, descrive in modo sintetico l’idea originale da cui è nato Portofranco e costituisce anche un documento profetico dei suoi sviluppi che  continuano anche dopo la morte di don Giorgio, avvenuta il 19 ottobre 2009, a dimostrazione della genialità dell’intuizione originaria.

Inoltre il testo riporta l’intervento di Don Julian Carron, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, dalla cui esperienza ha avuto origine e continua ad alimentarsi l’iniziativa di Portofranco, all’evento inaugurale del 3 marzo scorso, che rappresenta un altro decisivo riferimento per tutti i volontari presenti e futuri del centro.

“E’ da una sovrabbondanza, che noi costantemente riceviamo – ha detto don Carron – che nasce la nostra attività. E possiamo conservare questa sovrabbondanza, se noi continuiamo a sentire il bisogno di partecipare ad un luogo dove essa diventa continuamente un’esperienza. Questo consente, allo stesso tempo, di educare nella libertà”.

Per tali motivi, come afferma Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, in un suo intervento presente nel libro “Portofranco è un esempio da imitare per realizzare modalità analoghe di coinvolgimento gratuito coi ragazzi ovunque in Italia e fuori. Per questo se parte dei soldi stanziati contro l’abbandono scolastico fossero utilizzati per incentivare la nascita e la crescita in chiave sussidiaria di 10, 100, 1000 Portofranco promossi da docenti ed associazioni di concezioni ed orientamenti anche diversi, forse qualche ragazzo in più si salverebbe dal disagio e da una vita con prospettive più incerte e dolorose..”

Anche un ragazzo egiziano, divenuto direttore del giornalino “La voce del porto”, scrive in una sua testimonianza riportata nella sezione del libro “Voci di Portofranco” assieme ad altre testimonianze di ragazzi, universitari e adulti veri protagonisti dell’opera: “Ci dovrebbero essere molti ”Portofranco” in tutto il mondo per riuscire a ridare a noi ragazzi quella vitalità che ormai stiamo perdendo”.

Vi è un’altra ragione per cui abbiamo voluto pubblicare questo libro. Riteniamo che il contenuto degli interventi di don Giorgio Pontiggia rappresentino, come ho scritto nella introduzione, “suggestioni preziose a tutti coloro che hanno a cuore l’educazione, siano essi insegnanti e universitari che donano il loro tempo a Portofranco, o genitori coinvolti nella sfida posta dalla crescita dei propri figli”.

Infine volevamo rendere omaggio a questo grande educatore, la cui vita è stata interamente dedicata ad accompagnare i ragazzi nella difficile avventura della loro crescita, la cui azione instancabile e i conseguenti innumerevoli frutti vanno ben oltre la nascita di Portofranco, come documentano le note biografiche curate da Giorgio Vittadini e riportate a conclusione del libro.

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