Caro direttore, da un report dell’Istat dal titolo “La scuola e le attività educative” risulta che il 38,3% delle ragazze si impegna molto nello studio mentre per i maschi solo il 24,9% sarebbe impegnato seriamente a studiare. Entrando nell’analitico si può osservare che tra i maschi è più diffuso l’impegno solo per ottenere la sufficienza (il 21,3% rispetto al 14,1% delle femmine) e lo studio esclusivamente delle materie che piacciono (il 13,1% rispetto al 9,4%).
Si tratta di un dato che deve essere affrontato con serietà, ma che non può essere letto secondo un pregiudizio psicosessuale, come se ci fosse in gioco una questione di diversità stabilita dalla natura. Tra l’altro per chi vive dentro la scuola questo dato non suscita nessuno scalpore, è sempre stato così, quello che accade oggi non è diverso da quello che accadeva ieri, le ragazze sono sempre risultate mediamente più impegnate nello studio. Che dire allora di questo dato? Due semplici osservazioni.
La prima è che constatare l’impegno nello studio è interessante, ma insufficiente, bisogna capire da dove nasca questo impegno e che cosa porti alla differenza che l’Istat ha rilevato. Prendiamo il dato, ma bisogna capirlo, soprattutto nella direzione di identificare i motivi che portano alla concentrazione delle energie nello studio. E’ questo che fa la differenza, è se l’impegno nasca da un interesse o dal senso del dovere, se l’impegno scaturisca da una genialità che si mette in azione alla ricerca del nuovo o da una tendenza ad apprendere in modo ripetitivo. E questa differenza non ha una origine sessuale, nemmeno il DNA la definisce, è una questione di decisione che viene dalla ragione.
La seconda osservazione riguarda la inutilità di una tale statistica. E’ un dato positivo che vi siano ragazze e ragazzi che si impegnino molto nello studio oggi, tanto più in una scuola dove spesso si abbassa il tiro, si tende a fare di meno di quello che gli studenti meritano. Ma non è questo il dato che fa presagire la positività del futuro. Il vero problema non è che uno si impegni, ma che ci metta se stesso nell’impegno.
Questo per fortuna nessuna statistica può definirlo, è il dato imprevisto e imprevedibile, il fattore in più che poi fa la storia di una persona. Per questo più del fatto che uno si impegni è interessante andare a scoprire chi mette in gioco se stesso dentro l’avventura scolastica, è lì in questo scatto della ragione che si crea il ponte sicuro verso il futuro.