Caro direttore,
il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, lancia l’allarme sui compiti a casa: sono troppi, come sono troppe le 24 ore per gli insegnanti! È un tempo, questo, in cui si sta esagerando da una parte e dall’altra, ed è sempre una esagerazione di tipo quantitativo quella con cui il mondo della scuola è alle prese. Sono troppe le ore di lavoro, sono troppi i compiti a casa, sono troppi gli alunni per classe, sono troppi gli euro che la scuola deve allo Stato, sono proprio troppe le incombenze cui si deve rispondere e alla fine questa quantità spropositata di oneri porta a ridurre di valore ciò che si fa, a perderne il senso. Ognuno può rivendicare il limite di guardia delle proprie prestazioni e lo farà in modo quantitativo: gli insegnanti rivendicano che le ore rimangano 18, gli studenti e le loro famiglie che i compiti di latino o di matematica siano dimezzati, le scuole di poter avere delle classi con al massimo 25 alunni.
Ed è giusto che i numeri siano ragionevoli, ma questo meccanismo rivendicativo ha un limite. Io penso che sia giusto seguirlo, ma per farlo inceppare; perché la rivendicazione non porta al nuovo che si desidera, anzi, se perseguita in modo unilaterale, riduce il desiderio. Invece la situazione che sta esplodendo – perché troppe sono le ore di insegnamento che si vorrebbero attribuire settimanalmente agli insegnanti, troppi sono i compiti a casa, troppi gli alunni per classe -, una cosa la produce, ed è l’urgenza di rimettersi di fronte a ciò che si fa a scuola ogni mattina.
A tema c’è che cosa significhi insegnare e cosa significhi imparare, questa è la questione seria che i dati numerici sollevano. Quand’anche si risolvano i problemi quantitativi rimane aperta la vera questione, del che cosa faccia un insegnante quando insegna e che cosa faccia uno studente quando sta attento ad una lezione in classe e quando poi fa gli esercizi per imparare e studia per capire.
Questo è interessante, che si apra la questione della qualità della scuola! Una lezione, un esercizio, una pagina da studiare non valgono di per sé, valgono solo se fanno crescere chi le fa, insegnanti e studenti. Per questo il criterio delle ore di lezione o delle ore dei compiti a casa è se fanno crescere l’umanità di chi li fa, se sono un contributo alla sua coscienza. In gioco oggi non ci sono ore in più o ore in meno, in gioco c’è la qualità di ciò che si fa a scuola, e la qualità di ciò che si fa a scuola è che ogni cosa particolare è in rapporto con il tutto.