Marcia indietro del ministro dell’istruzione, Francesco Profumo che ha assicurato che, nella Legge di Stabilità, in discussione in queste ore non ci sarà alcun aumento di ore per gli insegnanti, a parità di stipendio. Nel giorno in cui i docenti scenderanno in piazza oggi pomeriggio a Roma insieme ad alunni e genitori contro i tagli previsti e per “ridare dignità e futuro alla scuola”, il titola del Dicastero getta acqua sul fuoco su un provvedimento che rischio di paralizzare la scuola. “Non faremo l’intervento sull’incremento delle ore, nella legge di stabilità – ha detto Profumo ad un convegno organizzato da due licei classici a Torino – però si è aperta la discussione su questo tema e insieme alle componenti della scuola, le parti sociali e i partiti avvieremo un ragionamento di come dovrà essere la figura dell’insegnante del futuro”. D’altra parte, però, il Governo non ha ancora trovato la quadratura del cerchio e i tagli da effettuare per compensare il paventato aumento delle ore di lavoro dei docenti. “Mancano almeno 120 milioni per il 2013 – ha osservato oggi il sottosegretario all’economia Polillo – 120 nel 2014 e 180 nel 180 nel 2015”. L’alternativa, secondo l’Esecutivo sarebbe quella di apporre tagli lineari al ministero ma la partita è ancora tutt’altro che chiusa sebbene Profumo abbia ribadito stamane che: “L ‘insegnante avrà ancora un ruolo importante nelle relazioni dirette con gli studenti e, quindi, nelle ore di lezione in classe, ma dovrà anche avere una presenza diversa all’interno della scuola. Questo, fare una scuola più moderna, è ciò che ci chiedono gli studenti”. Il MIUR – Ministero dell’Istruzione definisce, intanto prive di fondamento l’ipotesi di un ritorno dell’aumento dell’orario degli insegnanti. “Non esiste alcuna ipotesi di lavoro al vaglio dei tecnici del Miur per portare da 18 a 21 le ore di lavoro degli insegnanti” la precisazione il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca in una nota. Il ministro è tornato anche sulla minaccia del presidente dell’Upi, l’Unione delle province italiane di chiudere il riscaldamento negli istituti scolastici.
“Mi sembra che si sia aperto un discorso con la Funzione pubblica, che è la relazione diretta- aggiungendo- La proprietà delle scuole dell’infanzia, materne e primarie è dei comuni e quella delle scuole medie e superiori è delle province. Certamente incontrerò volentieri il presidente Saitta nei prossimi giorni”.