Come genitori delle scuole cattoliche siamo ancora una volta costernati e allibiti di fronte a provvedimenti che di fatto non recepiscono la scuola paritaria come scuola pubblica, dal momento che le scuole statali non pagano l’Imu. Dall’anno 2000 esiste una legge che istituisce e riconosce le scuole paritarie come scuole pubbliche. Ma ancora una volta, a dodici anni dalla legge, le scuole paritarie vengono prese di mira con una tassazione ulteriore che le mette a rischio di chiusura, e ciò lascia decisamente allibiti. Si ha perfino l’impressione che gestiamo e – come famiglie – frequentiamo scuole che non stanno sul territorio italiano e che non appartengono all’istituzione pubblica. Quanto poi pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale rende del tutto incomprensibile cosa significhi retta simbolica. Sappiamo infatti che le rette che noi genitori già paghiamo alle scuole non coprono interamente il servizio che le scuole fanno agli studenti. Anche la scuola che chiede la retta più alta non è in grado con le sole rette di coprire tutto il servizio offerto: il resto lo mettono la congregazione o la fondazione di riferimento.
Non parliamo poi della scuola che offre un servizio gratuito, come dice sempre la Gazzetta ufficiale: non esistono scuole in grado di fornire un servizio gratuito, o se esistono sono dei casi rarissimi. Chiedere alle scuole paritarie di fornire il servizio gratis vuol dire farle chiudere. Ribadiamo inoltre quanto sia ancor più discriminante che le nostre istituzioni non recepiscano il fatto reale che le nostre scuole fanno risparmiare allo stato 6 miliardi e 200 milioni l’anno. Il costo dell’alunno della paritaria paragonato allo stesso studente della scuola statale ha un costo per lo Stato di molto inferiore; ma di questo non si tiene conto ancora una volta. Ci piacerebbe anzi verificare, insieme agli esperti del Miur, il costo standard per alunno di scuola statale e compararlo al costo per alunno di scuola non statale. Siamo convinti che ci sarebbero delle sorprese. Perché lo Stato non potrebbe fornire ad entrambe, scuola statale e scuola non statale, il costo standard?
Vengono poi i docenti che prestano servizio nella scuola paritaria. Essi subiscono discriminazioni, poiché molto spesso sono tagliati fuori dai corsi di formazione e aggiornamento che vengono fatti nelle statali. Ci sono dunque già situazioni nelle quali non sono equiparati agli insegnanti delle statali, e anche questo lede il diritto alla libertà di insegnamento. Se questa ulteriore tassazione discriminante dovesse davvero colpire le scuole pubbliche paritarie, i nostri insegnanti correrebbero sicuramente il rischio di perdere il posto di lavoro. E visto il sovrannumero di precari presenti nella scuola statale, questo significherebbe andare a ingrossare le loro file. Il provvedimento è pertanto discriminatorio a tutto campo: verso le istituzioni scolastiche paritarie, verso le famiglie, verso gli insegnanti.
Da sempre denunciamo il fatto che non ci sia stato governo in Italia negli ultimi dodici anni, da quando esiste la legge – ma si può risalire anche a molto tempo prima -, che abbia realmente voluto tutelare le scuole paritarie, che fanno un servizio di qualità e che hanno educato intere generazioni. La beffa è ancor più grave perché molti dei nostri politici hanno studiato in queste scuole: hanno potuto vedere la qualità e l’attenzione alla formazione integrale dello studente.
Promettiamo dunque battaglia: ci incontreremo con le altre associazioni e federazioni delle scuole paritarie dell’infanzia e dell’obbligo e della formazione professionale, per intraprendere una comune iniziativa. Non staremo ad aspettare che le nostre scuole chiudano e che qualcuno tolga libertà di educazione alle famiglie italiane.