I lavori della recente Convention di Desse (Bologna, 13-14 ottobre), sono stati un punto di passaggio, se non ancora di svolta definitiva, per l’associazione. È significativo che il ministro Profumo si sia reso disponibile a rispondere alla domande postegli dal presidente Foschi in merito al sistema di reclutamento insegnanti, ed è anche altrettanto significativo che, facendolo, il ministro abbia implicitamente illustrato i principi che a suo parere dovrebbero ridisegnare nel prossimo futuro la figura professionale del docente come aggregatore sociale di un “centro civico” ed un “organizzatore di conoscenze”.
Ma l’aspetto significativo per l’associazione non sta nel peso “politico” di questo dialogo, bensì nell’aver proposto una pratica didattica innovativa che, per qualificarsi, non disdegna nessuno dei fattori dell’esperienza di insegnamento quale si può configurare oggi in Italia. Si è andati dall’innovazione della didattica laboratoriale, presentata nell’esperienza di Prato, dove l’Ipsia Marconi, grazie alla fattiva collaborazione fra il dirigente scolastico Emilio Sisi (non un burocrate, ma un attore solidale di una progettazione comune) e i docenti, rappresentati da Silvia Dominici, ha reinventato la lezione in classe grazie alla collaborazione con la Indesit, e ha anche simultaneamente risollevato le sorti dell’istituto, al momento di “Giovani insegnanti all’opera”, che ha proposto a tutti i partecipanti alla Convention figure di giovani insegnanti. Francesco Fadigati esordiente autore di “La congiura delle torri”, ha scoperto in una scuola secondaria del primo ciclo un nesso sorprendente fra la propria passione per la scrittura creativa e il lavoro in classe con i suoi studenti, certi che per lui “le parole sono una cosa seria”, e Luca Tizzano, ungiovane insegnante alle prese con il Tfa, si è reso conto che la conoscenza della normativa è necessaria per la costruzione di un giudizio personale criticamente fondato.
La piccola folla che si è riunita attorno al sottosegretario Ugolini, intervenuta durante la Piazza della Didattica, momento di libera circolazione serale delle idee e delle persone negli spazi della Convention, le ha posto domande precise, circostanziate, in cui la passione per i propri studenti è il fuoco che alimenta la padronanza di statistiche e normative, e che si interessa della proposta delle 24 ore di orario settimanale e del Snv in quanto possibili occasioni di crescita di una professionalità del docente e di incremento della qualità del lavoro.
La Bottega dell’Insegnare “E-Clil ed e-Twinning: La ‘realtà’ digitale nella classe reale. Tre competenze in una: disciplinare, linguistica e digitale”, condotta da Alda Barbi e Maura Zini, a cui ho partecipato, ha proposto la rivoluzione dell’e-Clil: come utilizzare semplici strumenti di software intersecandoli con le mappe dello sviluppo delle aree cognitive, accogliendo fino in fondo la provocazione della “seconda rivoluzione Gutemberg, quella della rete” presentata dal ministro Profumo.
Quanto presentato all’ultima convention aveva un elemento distintivo, quello di un’esperienza in atto, capace di originalità ponderata. Si è respirata l’aria del fervore creativo di una compagnia che, come affermato dal presidente Foschi alla fine dei lavori, è cambiata. Contribuisce a generare professionalità singole capaci di creare sia reti deboli che reti forti ed è essa stessa l’inizio di un’opera maggiormente cosciente di sè e tuttora alimentata da non da una lamentela, ma da un semplice desiderio, che è antica rinnovata brama.
Cerchiamo una lavagna nera – anche in frammenti; troviamo un gesso – anche un coccio. Ed educhiamoci.