Le scuole paritarie non sono in grado di pagare l’Imu, in quanto sono attività già in passivo che però rappresentano un servizio che sgrava lo Stato da oneri rilevanti. Per questo, come ha recentemente sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, “sarebbe molto grave se dovessero chiudere”. Intervenuto in apertura dei lavori del Forum per il Progetto Culturale, per Bagnasco “c’è preoccupazione soprattutto per la mancanza di contributi”. La mondializzazione è un fenomeno che la Chiesa cattolica conosce bene, ha spiegato nel proprio intervento il cardinale. “Lo conosceva già quando non veniva chiamato in questo modo, e non si configurava nelle specifiche forme, oggi predominanti, della globalizzazione”.



La Chiesa infatti, proprio in quanto Chiesa cattolica, è comunità universale, aggiunge Bagnasco, “e lo è non solo per il fatto che è presente in ogni parte della Terra”. E’ quindi fondamentale “non assolutizzare l’economia, dal momento che essa è solo un aspetto ed una dimensione della complessa attività umana”. La libertà economica, puntualizza il presidente della Cei, è solo un elemento della libertà umana. Quando quella si rende autonoma, quando cioè l’uomo è visto più come un produttore o un consumatore di beni che come un soggetto che produce e consuma per vivere, “allora perde la sua necessaria relazione con la persona umana e finisce con l’alienarla ed opprimerla”. Bagnasco ha quindi segnalato come estremamente urgente un passo a favore degli istituti scolastici attraverso “aiuti che lo Stato sarebbe giusto riconoscesse alle famiglie, che hanno diritto a scegliere per i propri figli l’istruzione che ritengono più idonea”. Parole che il ministro Francesco Profumo ha già raccolto e commentato, spiegando che a breve, nella riunione del Consiglio dei ministri, presenterà un’istanza a Monti per l’esenzione dell’Imu per le scuole paritarie.



Anche Dario Antiseri, filosofo e docente di Metodologia delle Scienze sociali presso la Luiss di Roma, ci spiega chiaramente che “le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato moltissimi soldi” e che proprio per questo gli sembra “assurdo che continuino a morire come già stanno facendo in questi anni”. Secondo Antiseri ciò che questi istituti offrono è paragonabile a “un vero e proprio servizio pubblico”, quindi “davvero non capisco perché debbano pagare l’Imu e inevitabilmente soccombere”. 

Sarebbe dunque opportuno “che lo Stato facesse un passo nella loro direzione”: se queste scuole continueranno a sparire, aggiunge Antiseri, “verrà anche meno quella fondamentale concorrenza tra pubblico e privato che rappresenta la migliore forma di collaborazione. E questo, francamente, sembra non averlo capito veramente nessuno”. Un’altra cosa che nessuno sembra davvero aver compreso, conclude Antiseri nella propria analisi, “è che le scuole libere non sono solo cattoliche: bisogna chiarire una volta per tutte che esistono scuole paritarie cattoliche e laiche, quindi non far pagare loro l’Imu non significa evitare di far pagare la Chiesa ma solamente salvare degli istituti importanti per i cittadini e lo Stato”.