Per la prima volta l’11 dicembre 2012 è stato presentato da Invalsi il rapporto sui risultati italiani delle indagini internazionali Iea del 2011: Pirls (4° anno di Lingua 1) e Timss (4° ed 8° anno di Matematica e Scienze). Come nel caso di Pisa, non è che l’Italia non avesse partecipato (pagando) alle edizioni precedenti; solo che non se ne era fatto niente. Di un Pirls precedente uscì una pubblicazione semiclandestina; quanto ai Timss, nebbia assoluta.



Le indagini della Iea (un consorzio di università) non sono conosciute al pari di Pisa, ma nondimeno sono state e sono importanti. A partire dagli anni 70 infatti hanno cominciato ad accumulare il know-how che ha permesso a Pisa di partire 30 anni dopo e tuttora in parallelo esplorano anche campi  inediti come Timss Advanced (12° anno di matematica), che è il solo framework internazionale esistente sulla formazione dopo l’obbligo. Il loro taglio è poi più di tipo “scolastico”: non a caso utilizzano un questionario di accompagnamento rivolto agli insegnanti.



Ma soprattutto esse si collocano in due punti nodali del primo ciclo, costituendo in tal modo una linea continua con Pisa e consentendo anche ragionamenti sull’evoluzione delle performance dei vari segmenti dei sistemi scolastici. In Italia questi risultati si inseriscono nella querelle in corso sulla diversa efficacia della scuola elementare e della scuola media, che il recente Rapporto della Fondazione Agnelli ha classificato come il ventre molle della scuola italiana.

Quali i risultati essenziali di queste indagini? L’Italia ne esce meno peggio che in Pisa, soprattutto se la si colloca nella classifica di tutti i paesi partecipanti (fra cui molti in condizioni economico- sociali ben inferiori). Se però la classifica è quella dei paesi Ocse la situazione cambia: in Lingua 1 e Scienze del 4° anno siamo sostanzialmente allo stesso livello, mentre la Matematica della IV primaria è decisamente sotto (508 punti sotto la media 521 dei paesi Ocse partecipanti). La buona notizia è invece che in 8° anno (che coincide con la III media) si risale dallo sprofondamento dei Timss precedenti fin quasi alla media Ocse (498 a 500).



Le differenze territoriali rimangono invariate rispetto ai precedenti dati nazionali ed internazionali. Nord Est e Nord Ovest si contendono sempre le posizioni di testa fra le cinque macroregioni, mentre alcuni dati incoraggianti di Pisa 2009 sembrerebbero confermati da un miglioramento del Centro e del Sud (Abruzzo, Molise, Campania e Puglia) nella Matematica dell’8° anno.

L’Italia rimane uno dei pochi paesi in cui la differenza fra maschi e femmine rimane significativa, soprattutto in Matematica. Quando il gap diminuisce, come nella Lingua 1 del 4° anno, ciò avviene per il cedimento nelle competenze di Lettura dei testi narrativi, da sempre in Italia appannaggio delle bambine. 

Contrariamente a quanto molti sostengono, in Italia sono le competenze di ragionamento, motivazione delle scelte che mancano, perché, quanto a riproduzione delle informazione, non ce la caviamo male. Anche questo è un dato costantemente ribadito da Pisa. Dunque i nostri risultati derivano dalla mediocrità e non dalla genialità misconosciuta.

Ed infatti siamo macroscopicamente carenti nei livelli alti di competenza: sempre percentuali ad una cifra (tendenti allo 0 in Sud-Isole) a fronte di quelle a due cifre dei paesi con noi comparabili. Mentre invece diminuiscono le percentuali dei fanciulli al disotto del livello di accettabilità. Vedere in questo un aumento di equità sembrerebbe la caricatura di una certa impostazione politico-culturale.

Dunque sembrerebbe che la presenza di una parte standardizzata nell’esame di III media serva a qualcosa di positivo, forse perché spinge in matematica a darsi più da fare o mette a fuoco meglio ciò che si deve sapere.

E la scuola media ne esce meno peggio, mentre la primaria forse deve un po’ abbassare le pretese di essere un “gioiello”.

 

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