“L’obiettivo della norma che consente le assunzioni dirette dei docenti da parte delle scuole è avvicinare il sistema scolastico statale lombardo al modello basato su fiducia, responsabilità e libertà, riconoscendo la piena autonomia di scelta delle persone”. Lo rivela Valentina Aprea, neo assessore all’Istruzione e alla Cultura della Regione Lombardia, nel corso di un’intervista a Ilsussidiario.net. Il provvedimento è stato molto contestato dalla sinistra e dai sindacati, ma già si registra l’apertura del ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, che lunedì si è incontrato con Formigoni e con la stessa Aprea per discutere del progetto. Come spiegato dallo stesso ministro, “stiamo ragionando su una possibile sperimentazione nell’ambito di quella che possiamo definire un’autonomia responsabile delle scuole”.



Assessore Aprea, che cosa intende fare in concreto sul fronte delle assunzioni dirette dei docenti da parte delle scuole in Lombardia?

L’articolo 8, che è una modifica della legge regionale 19, che riguarda il reclutamento del personale docente da parte delle istituzioni scolastiche, apporta diverse novità. Quella sulle assunzioni dirette dei docenti è però certamente la più dirompente, perché riguarda tutte le scuole statali e vuole basare il sistema scolastico statale lombardo su fiducia, responsabilità e libertà, riconoscendo la piena autonomia di scelta delle persone.



Quella della Regione Lombardia è anche una riforma a livello “culturale”?

Sì, infatti introducendo questo aspetto per le scuole statali si vuole superare la gestione burocratica dell’assegnazione dei docenti, favorendo una cultura della responsabilità e sostituendo così quel modo di pensare che presta più attenzione agli adempimenti formali che non all’apprendimento e alla crescita degli studenti. Ovviamente siccome questa materia è prevalentemente statale, e organizzata secondo leggi nazionali, la Regione introduce questo reclutamento attraverso tre paletti. Innanzitutto in forma sperimentale; in secondo luogo con riferimento esclusivamente ai supplenti annuali; terzo, l’avvio della sperimentazione è previsto a seguito di accordi con il governo. Sono quindi tre paletti che rimangono nella legge, come deciso nell’incontro che lunedì il presidente Formigoni ha avuto con il ministro Profumo, e che richiedono un accordo di programma per fare sì che questo tipo di esperienza si possa avviare già dal 2012-2013.



Quali sono i numeri dell’operazione e gli orizzonti futuri che si propone?

E’ prematuro parlare di questi aspetti perché innanzitutto occorre stabilire bene l’accordo con lo Stato. Solo in un secondo momento si potrà capire se sarà una sperimentazione che riguarda tutte le scuole, o se avverrà solo su base volontaria. Ci sono ancora molti aspetti da chiarire e da definire. Con il presidente Formigoni, abbiamo deciso di avviare tempestivamente questi accordi con il ministero, perché il tempo è veramente poco se vogliamo partire dall’anno prossimo. Ciò che intendiamo compiere con grande chiarezza è accrescere sempre di più la qualità dell’istruzione in Lombardia, che già è alta. Nel caso di un numero elevato di supplenti annuali non ci si può quindi permettere di affidarsi ad assegnazioni burocratiche. Partiamo da questo punto perché vogliamo che anche nelle supplenze siano veramente garantiti l’incontro tra domanda e offerta, e quindi il progetto educativo della scuola e le competenze degli insegnanti.

 

Ieri il presidente Formigoni si è incontrato con il ministro Profumo. L’iniziativa della Regione Lombardia farà da apripista anche alla riforma del governo?

 

Io mi auguro di sì, perché sul tavolo del ministro c’è questo problema del reclutamento e attende una risposta. Io mi auguro che questa sperimentazione lombarda incentrata sull’autonomia, la responsabilità e soprattutto i risultati possa essere un modello da utilizzare anche e soprattutto in una legge nazionale.

 

Il provvedimento sulle assunzioni è un’altra via per realizzare il suo vecchio progetto di legge 953, la riforma degli organi di governo delle istituzioni scolastiche?

Naturalmente stiamo parlando di leggi di natura e di ampiezza diversa. Quella che ho depositato in Parlamento è tesa a creare un reclutamento nazionale e per tutti i nuovi docenti. Quella che sto portando avanti in Lombardia invece è una sperimentazione che vuole solo favorire una maggiore flessibilità e misurare la capacità delle scuole di governare il fattore del reclutamento in forme autonome. Sono due tipologie diverse di legge, ma sicuramente vanno molto d’accordo tra loro poiché perseguono lo stesso fine. Mirano infatti entrambe a trasferire alle scuole la responsabilità del reclutamento degli insegnanti, abbandonando logiche burocratiche o legate a punteggi, che dipendono essenzialmente dall’anzianità nel servizio e non dalla qualità dell’insegnamento e della proposta didattica. Sono argomenti molto delicati, ci sono da salvaguardare i diritti degli insegnanti in graduatoria e ovviamente nessuno vuole superare questi ostacoli. Ma proprio perché si aprono nuovi spazi sia nel reclutamento nazionale per la necessità di ricambio generazionale, sia a livello regionale, in Lombardia non solo si possono ma si devono sperimentare nuovi modelli proprio perché si possa poi giungere a legiferare a livello nazionale.

 

Che cosa ne pensa dell’obiezione sull’incostituzionalità del provvedimento avanzata dai sindacati e dalla sinistra?

 

Dovessimo agire senza accordo con il governo e in una forma non sperimentale, ci sarebbe incostituzionalità. Ma io ricordo anche ai sindacati che l’articolo 11 del Dpr 285 prevede forme di sperimentazione anche di organico e di gestione del personale. E quindi vogliamo perseguire quella strada con il ministero, come è stata tentata la sperimentazione sulla valutazione degli insegnanti e tanti altri modelli validi ed efficaci nella nostra scuola. Quello che non possiamo fare è stare fermi, né in Lombardia né a livello nazionale.

 

(Pietro Vernizzi)

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