Laureati in farmacia che campano con ripetizioni di latino. Ecco quanto è grande il giro delle ripetizioni, un vortice che si estende dai laureati in cerca di occupazione agli insegnanti senza cattedra, dai liceali che aiutano i loro compagni di scuola ai centri studio.

Forse non è del tutto colpa dell’assenza o della brevità dei corsi di recupero pomeridiani (non ci sono, in questo ambito, grandi cambiamenti rispetto al passato): è evidente che un corso di otto ore non basta certo a imparare tutto il latino che si insegna in un intero quadrimestre scolastico.



E allora vari sono i motivi che inducono i genitori a “far seguire” i propri figli da “esterni” che non sono più né i nonni, né i fratelli maggiori, né mamma o papà perché sono al lavoro. Le ripetizioni si distribuiscono su tutto l’anno: in estate, se ci sono stati debiti alla fine dell’anno o per prevenire carenze future; in inverno, per accompagnare nello studio chi è rimasto indietro rispetto alla propria classe e ha preso brutti voti, ma anche chi vuole rafforzare le proprie conoscenze e passare dal 7 all’8.



Così si alza il telefono e si chiama il laureato (o pensionato) di turno, in base ai “miracoli” scolastici compiuti e alla tariffa richiesta (dai 10 ai 50 euro), su suggerimento degli stessi prof. del giorno o di amiche con figli, conoscenti e parenti. Costui, se è un insegnante “a domicilio”, viene direttamente a casa all’orario stabilito e diventerà a breve uno di famiglia (si troverà in mezzo a litigi familiari, pranzi non finiti, tavole da sparecchiare per lasciar il posto a libri “immacolati”…); se, invece, bisogna accompagnare i figli da lui, i genitori avranno trovato l’ennesimo luogo dove correre e poterli “scaricare”.



A questo punto hanno inizio le ripetizioni. Il nuovo professore, a cui si dà del “tu” e a cui fai anche il regalo a Natale o a fine anno per ringraziarlo del miracolo compiuto, chiede al ragazzo a che punto del programma si trova, cosa fa in classe, in cosa si sente carente o se ha bisogno di ulteriori spiegazioni (ricevendo spesso solo “mozziconi” di risposte perché lo studente che ricorre alle ripetizioni quando è a scuola pensa ad altro). Poi iniziano a fare insieme i compiti e lì diventa tutto più chiaro rispetto a un momento fa. Ovviamente, dopo alcune lezioni, la ripresa (almeno per quella materia) è garantita: il ragazzino infatti, non avendo modo di distrarsi e di evadere dallo studio, miracolosamente migliora e “si salva”.

Le mamme, seppur col portafoglio meno pesante, si ringalluzziscono con le prime sufficienze  e consigliano il loro “supporto” anche alle amiche. Così, col “passaparola”, il giro delle ripetizioni si allarga e continua…

Non è, però, tutto oro quello luccica. Infatti, se il docente pomeridiano, parafrasando un noto proverbio cinese, ha dato allo studente direttamente “i pesci”, ma non gli “ha insegnato a pescare” (facendogli, quindi, raggiungere subito il risultato ma senza insegnargli il metodo per continuare a studiare bene da solo), le ripetizioni saranno state una sorta di “doping” il cui effetto presto svanirà.

È interessante, allora, citare a questo punto l’opinione della preside del liceo “Tasso” di Roma, secondo la quale i ragazzi possono farcela anche da soli. È verissimo. Ma come? Basterebbe spegnere cellulare, staccarsi da internet e andare in palestra la sera invece che nelle ore in cui la mente è più “fresca”, come si diceva una volta.  Queste, infatti, sono le prime cause dell’accumulo di compiti assegnati a casa da mesi e mai svolti. Ancora: basterebbe stare attenti in classe (e se si va a dormire presto la sera è più facile) e seguire il proprio professore la mattina, invece che un costoso “professionista del recupero” il pomeriggio.

Sono tutte cose che chi va bene ed è autonomo a scuola già fa. D’altronde, si sa, chi fa il suo dovere giorno per giorno non ha certo bisogno di ripetizioni…