Il Convegno“Libro, registro e tablet. Dirigere scuole per l’apprendimento del futuro” che l’Associazione presidi DiSAL inizia da oggi, fino a sabato, a Montecatini Terme vuole accettare domande e sfide che la scuola non può evitare.

Globalizzazione, miriadi di fonti informative, vorticosa vertigine della comunicazione sembrano dare l’illusione di poter essere dappertutto e di poter fare tutto con un pulsante. Purtroppo per i giovani è facile diventar preda di questa illusione, poiché una miriade di stimoli tecnologici possono rendere infeconda l’istruzione-educazione.



Succede poi che l’80% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni si chieda che senso abbia stare nella scuola attuale (Censis 2010).

Se quindi non si vuole chiudere gli occhi di fronte alla “domanda seria” su compito della scuola oggi, occorre raccogliere la sfida di saper mostrare la vitalità di una proposta educativa e culturale.



La scuola italiana sembra attraversata e dilaniata da ben altre questioni: tagli senza fine, mancanza di investimenti e fiducia reale, invecchiamento anagrafico di docenti e presidi, latitanza o inefficacia della preparazione e del reclutamento, eccesso di didattica lontana dal mondo reale e da quello del lavoro (un lavoro nel quale i giovani sembrano non riuscire ad entrare), burocratizzazione ed elefantiasi delle sedi scolastiche.

Sono rumori che paiono soffocare le parole vere che invece attraversano menti e cuori di chi alla scuola è appassionato.

In una scuola dove il programma (specie alle superiori) si ripete “immutabile”, sacrificando sul suo altare problemi e curiosità dei ragazzi; dove la novità sembra essere l’inseguimento di novità tecnologiche, occorre avere criteri ben chiari se si vuole uscire dalla palude del “ripetuto” ed orientarsi, di fronte alle innovazioni del mondo virtuale per farne strumento per un nuovo interesse per  la realtà.



Discutendo di “scuola digitale” i presidi di DiSAL non vogliono dimenticare i guai della scuola, né inseguire mode o confidare in magici strumenti.

Intendiamo affacciarci alla “finestra” tecnologica per provare a descrivere nuove domande di apprendimento, nuove dinamiche mentali, la domanda formativa sociale e delle imprese, oltre che affrontare le nuove esigenze di comunicazione, così che la scuola ne esca più forte nei legami e vitale nella proposta.

Da una parte si tratta di capire i mutamenti del conoscere che quegli strumenti hanno portato nella vita di piccoli e giovani; dall’altra si desidera guardare in faccia alla realtà che cambia senza pregiudizi, senza acritiche sottomissioni, senza altezzosi scuotimenti di capo o nostalgie di ritorno ad una scuola del passato.

Un’educazione all’attenzione, alla riflessione critica, al libro è anacronistica ai tempi di Internet?  La “distrazione” portata dalle tecnologie può essere vinta da una nuova “attenzione” che le sappia usare come strumenti utili? Può la scuola essere un luogo capace di attenzione alla bellezza ed all’interesse della cultura e del reale, attraverso questi nuovi strumenti? 

Accettando la sfida delle nuove tecnologie desideriamo ritrovare il senso, i protagonisti, i percorsi e gli strumenti di un luogo dove (con buona pace di tutti e specie per chi drammaticamente non ne ha altri) può ancora avvenire l’avventura della conoscenza, della riflessione critica e della relazione educativa.

Un luogo di tal genere ha anche bisogno di un nuovo tipo di direzione educativa ed organizzativa.

In questi anni è emerso (e non solo dalle ricerche Eurydice o Ocse) che l’azione del capo di istituto può avere importanza decisiva nel determinare il clima di scuola, finanche agli stessi esiti di apprendimento. Così come se ne è visto l’importanza  nello sviluppo di un’autonomia, tanto mortificata dai governi centrali quanto vitale per le singole scuole, specie per tutti i rapporti  istituzionali e le alleanze sociali di un territorio.

Purtroppo non tutti i dirigenti scolastici hanno piena consapevolezza di questo: c’è in gioco non solo il loro profilo professionale (ridotto spesso ad una sola questione di equiparazione stipendiale), ma il funzionamento dell’intero sistema educativo.

Per raccogliere le sfide che giungono alla scuola occorre una dirigenza scolastica che, abbandoni la sottomissione al centralismo amministrativo, assuma le proprie responsabilità di guida al cambiamento, costituendo con gli insegnanti, veri maestri, comunità professionali qualificate.

Una simile direzione educativa ed organizzativa necessita di vera autonomia. Nelle società moderne della “divisione della conoscenza, solo chi è vicino ai problemi ha gli elementi rilevanti per fare scelte le giuste” (F. von Hayek). È solo questo il vero senso dell’autonomia scolastica!

Purtroppo, non solo in Italia, le politiche formative degli Stati sono tornate ad essere centralistiche, trascurando investimenti sulla priorità formativa, come si è visto anche nel recente accordo sulle riforme dell’ingresso al lavoro.

Serve una nuova dirigenza, non più presidio dello Stato (o della Regione che è uguale), né gran manager chiuso nella stanza dei bottoni di una mega scuola lontana dai bisogni dei giovani. Una dirigenza che invece è stata in questi anni umiliata dall’ampliamento delle reggenze, da un concorso tortuoso, da uno scaricamento di incombenze burocratiche.

Un’associazione professionale ha il compito di proporre e sostenere il cammino ad una simile professione e ad scuola autonoma. A questo cammino, al quale il convegno di DiSAL vuole contribuire, occorre una chiara visione dell’essenziale, chiari obiettivi da perseguire per orientare a scelte sostenibili, dove anche gli strumenti tecnici siano usati con la chiarezza dello scopo, attraverso una solidarietà professionale che aiuti ad alzare la testa dalla palude quotidiana, dalla rassegnazione, dalle contrapposizioni infinite.

Ma il lavoro delle Associazioni professionali deve essere sostenuto e agevolato da chiare scelte politiche, che istituzioni e partiti debbo fare con urgenza.

Alle riflessioni sul futuro della dirigenza nella scuola europea vuole dare spazio la sessione internazionale del convegno che inizia oggi.