«Dal punto di vista generale, il fatto che le scuole vengano premiate sulla base dei risultati ottenuti è un principio legittimo, ma si tratta di capire come ci si arriva. Credo che la valutazione delle scuole non possa prescindere completamente dall’autonomia, quindi da un lato è giusto che gli istituti formulino una loro proposta di autovalutazione, ma dall’altro è necessario prevedere forme di finanziamento anche per permettere alle scuole che non hanno ottenuto il risultato migliore di potersi adeguare». In questa intervista a IlSussidiario.net, Fabrizio Foschi, presidente nazionale dell’Associazione Diesse, commenta la richiesta al governo Monti da parte della Commissione Cultura della Camera, la quale auspica che nell’approvare gli articoli riguardanti la scuola nel provvedimento su crescita e semplificazionel’esecutivo «tenga conto, nell’erogazione dei finanziamenti, dei risultati ottenuti».
Foschi, come giudica questa richiesta della Commissione?
L’attuale progetto sperimentale VALeS (Valutazione e sviluppo Scuola) del ministro Profumo prevede questo stesso aspetto, e comprende che tra diverse fasi di valutazione ci siano finanziamenti adeguati. Il progetto di valutazione è stato però completamente modificato rispetto al precedente, e questo può dar luogo anche a dei travisamenti.
Di che tipo?
Una scuola non deve aderire al progetto di valutazione esclusivamente per ottenere dei finanziamenti; d’altra parte credo che un percorso di questo tipo debba comunque essere previsto. In Italia non esiste appunto una efficace valutazione delle scuole che comporti all’interno anche una valutazione dei docenti.
Si spieghi meglio.
Gli insegnanti devono essere messi nella condizione di lavorare al meglio, e questo è un problema che non viene mai affrontato, o per mancanza di soldi o per mancanza di volontà politica. Il progetto di valutazione delle scuole non può prescindere da un progetto di valorizzazione della professione docente, quindi bene l’erogazione di fondi alle scuole, sempre secondo certi criteri, però il tema dei docenti deve essere sollevato, e questo non accade praticamente mai.
Crede che la Commissione stia sollecitando il progetto del ministro Profumo?
Bisogna innanzitutto fare i conti con i tempi, perché le scuole possono aderire al progetto VALeS fino al 12 marzo. E’ una proposta che si rivolge a più di 300 scuole, che si candideranno tenendo conto dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Non credo quindi che la Commissione intenda sollecitare il progetto del ministro, anche perché il dibattito è ancora aperto, il tema è concreto e i fondi non possono essere distribuiti a pioggia.
A suo giudizio non c’è il rischio che un provvedimento del genere vada a creare una sorta di “discriminazione” tra istituti più o meno virtuosi?
Esistono istituti buoni e istituti meno buoni, e la vera sfida è riuscire a mettere questi ultimi nella stessa condizione di quelli più virtuosi. Le scuole devono poter valorizzare le esperienze migliori, attraverso la definizione di modelli di qualità dell’offerta formativa che siano differenziati. Non esistono due scuole uguali, e i risultati tra un istituto e un altro saranno sempre diversi, ma questo non significa molto.
In che senso?
Una scuola che apparentemente ha raggiunto risultati peggiori, può in realtà essere considerata migliore perché magari ha un valore aggiunto che invece manca a un altro istituto. Occorre quindi che la misurazione delle scuole valuti il reale apprendimento degli studenti, mentre bisognerà capire seriamente cosa non va in un istituto che non rende come dovrebbe. E’ giusto quindi che il ministero abbia la sua scala di giudizio, ma questa non potrà essere calata dall’alto in maniera indiscriminata, altrimenti non si può parlare di autonomia scolastica.
Entro 60 giorni il ministro Profumo dovrà emanare un decreto che, tra i vari obiettivi, prevede anche il potenziamento dell’autonomia scolastica. Cosa si attende?
Da tempo sosteniamo che l’autonomia scolastica si basa fondamentalmente sulla possibilità di assumere docenti e di avere finanziamenti che rendano la scuola autonoma dal punto di vista delle gestione e delle risorse finanziarie, mentre attualmente l’autonomia è solamente didattica. Mi auguro quindi che il decreto possa contenere questi due principi, affinché la scuola possa essere sempre di più un punto di riferimento virtuoso che metta in moto il contesto sociale nel quale si trova. Non so se arriveremo a tanto, ma anche a piccoli passi si può andare verso un orizzonte certamente migliore.
(Claudio Perlini)