Qualche giorno fa il Senato della Repubblica, nell’ambito della discussione del decreto legge in materia di semplificazione fiscale, ha approvato un emendamento che prevede la detassazione delle borse di studio “da chiunque corrisposte” per importi inferiori agli 11.500 euro. E fin qui niente di male, anzi: a prima vista una modifica positiva che sembra andare nella direzione di una valorizzazione dei giovani meritevoli che studiano nelle nostre università, così come documentato anche su questo giornale. Inoltre anche il Cnsu (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), in una mozione del 23 febbraio scorso approvata all’unanimità, aveva proposto di estendere il regime fiscale di esenzione a tutte le borse di studio inferiori a 16.000 euro.



Peccato che subito dopo questa previsione, il testo dell’emendamento n. 3.143 dispone che tutte le borse di studio superiori a 11.500 euro siano sottoposte a tassazione “anche in deroga alle specifiche disposizioni che ne prevedono l’esenzione o l’esclusione”. Ed ecco fatto il pasticcio. Con questa norma, infatti, il risultato sarebbe quello di tassare le borse di studio di specializzandi, dottorandi di ricerca, post-doc e assegnisti di ricerca che attualmente sono proprio quei soggetti che godono di una esenzioni speciale ai fini Irpef, che il testo così come è formulato abrogherebbe. 



Si tratta di una svista? Lo speriamo, e auspichiamo che vi si ponga subito rimedio. Non vogliamo credere infatti che ci sia una precisa volontà di andare in una direzione tanto incomprensibile: sarebbe totalmente irragionevole ed ingiusto colpire quelle categorie di persone che, con sacrifici personali e accettando una buona dose di incertezza sul futuro, contribuiscono a portare avanti le nostre università e a tenere in piedi molte strutture ospedaliere, rappresentando una delle parti migliori su cui il nostro Paese dovrebbe investire senza riserve per lo sviluppo. Senza poi prendere in considerazione il fatto che il vantaggio per le casse dello Stato sarebbe davvero esiguo. 



Speriamo quindi che la Camera dei Deputati, ed in particolare la VI Commissione Finanze, accolga alcuni emendamenti correttivi che sono stati presentati e che, pur mantenendo l’aspetto positivo della detassazione delle borse di studio sotto gli 11.500 euro, ripristini quel regime fiscale agevolato per le borse di studio destinate ai giovani specializzandi e dottorandi di ricerca.

Sarebbe infatti contraddittorio, per il Governo e per il Parlamento nel suo insieme, dare con una mano e con l’altra sottrarre. Ancora una volta la politica e il Parlamento hanno l’occasione di non deludere le aspettative di tanti giovani che contribuiscono a “tenere a galla” il nostro Paese: c’è da augurarsi che non vengano disattese.