È sorprendente la tenacia con cui Repubblica, in tempi durante i quali ben più gravi questioni agitano l’opinione pubblica, continua a perseguire l’obiettivo di minare ogni possibile spazio di libertà di educazione nel nostro Paese.

Non molto tempo fa è comparsa nel sito del noto quotidiano un’inchiesta ad hoc sul tema dell’Imu alle scuole paritarie, ree di spacciarsi per realtà non profit quando di fatto fanno pagare una retta alle famiglie, e probabilmente colluse con la Camorra in certe zone d’Italia.



È seccante fare pubblicità a chi davvero non la merita, ma sull’educazione si gioca una partita troppo importante per il nostro Paese e non è il caso di lasciare che con le menzogne si collabori alla demolizione di quanto, con grandi sacrifici e grande passione, nella società civile si tenta di costruire per il bene di tutti.



Certo, ci vorrebbe un mese a contestare tutte le bufale che, giocando sull’equivoco, vengono spacciate come verità finalmente rivelate dall’inchiesta, tante ce ne sono. Non ci interessa farlo, anche perché, probabilmete, sarebbe inutile, dato che il pregiudizio si autoalimenta.

Occorre però ribadire alcuni –pochi – concetti basilari per chi desidera essere informato e non “deformato”.

Le scuole paritarie in Italia sono circa 13.500, e di queste quasi 12mila (intorno al 90%) sono senza scopo di lucro. Non si tratta di un trucco: per essere “senza scopo di lucro”, infatti, non è necessario offrire il servizio gratuitamente (senza una retta), bensì che l’organizzazione abbia finalità vocatamente solidaristiche, che non vi sia distribuzione di utili ai soci, che anzi qualsiasi utilità prodotta (anche nella forma di beni o servizi) sia destinata con carattere di esclusività in favore di terzi, e che non svolga attività commerciali se non limitatamente ad azioni meramente strumentali al conseguimento degli scopi sociali.



È la fotografia della stragrande maggioranza delle scuole paritarie italiane: realtà nate dalla società civile per scopi “solidaristici”, che offrono un servizio pubblico utile e qualificato e che, oggi più che mai, faticano ad andare avanti a causa della crisi che investe in modo preponderante le famiglie con figli (soprattutto quelle numerose), producendo un calo di iscrizioni che ad oggi (per l’ a.s. 2012/13) non è ancora quantificabile, ma che “a pelle” già si percepisce (nel 2009/10 gli alunni delle paritarie erano l’11,98%, nel 2010/11 erano scesi all’11,95%, fonte Miur)

Checché se ne dica, per le tante scuole paritarie che non fanno capo a congregazioni religiose purtroppo non sarà facile sfuggire alla morsa dell’Imu, a meno che non si giunga, come richiesto (per ora inutilmente) da alcune associazioni di settore, a esentare dalla temutissima tassa tutte le scuole paritarie per il fatto stesso che sono realtà non profit e che sono paritarie, cioè – lo vogliamo ribadire – sullo stesso piano delle scuole statali (che infatti sono esentate). 

Temutissima, perché la pressione fiscale, come ben sappiamo, nel nostro Paese è già altissima a tutti i livelli, e un edificio scolastico che magari si estende per diverse centinaia – o migliaia – di metri quadrati potrebbe essere costretto a sborsare alcune decine di migliaia di euro. Da dove prenderli? 

Lo spettro della chiusura si agita, e non si tratta di una ipotesi poi così remota. È questo che Repubblica vuole? Probabilmente sì. Ma non è così che usciremo dalla crisi, e men che meno sarà così che potremo difendere e salvaguardare la ricchezza di iniziativa e il desiderio di servire il bene comune che ancora resistono nella nostra società civile.

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