Nella lunga ed impervia strada della “battaglia sul Tfa” si aggiunge un importante tassello: ieri, infatti, il ministero dell’Istruzione ha emanato il Decreto Direttoriale n. 74 con il quale vengono comunicate le date in cui si svolgeranno le prime prove di accesso per partecipare ai corsi abilitanti per la professione insegnante. Dopo i numeri dei posti disponibili per ottenere l’abilitazione, sono quindi finalmente note anche le modalità e le date precise di svolgimento delle prove di ammissione (nonostante il Miur si contraddistingua sempre per una certa agilità “quasi pachidermica”).



La procedura per poter partecipare ai tirocini, e conseguire quindi l’abilitazione per l’insegnamento, è composta da tre passaggi: un test nazionale, con date, contenuti e modalità di svolgimento definiti a livello centrale dal Miur con il presente decreto; una prova scritta e una prova orale, sostenibile solo da coloro che avranno superato il primo test con contenuti e date stabilite questa volta dalle singole università.



Ecco le principali scadenze: entro il 3 maggio le università dovranno dare un riscontro positivo al Miur pubblicando i propri bandi di concorso; poi dal 4 maggio al 4 giugno 2012 i candidati potranno iscriversi alle prove esclusivamente attraverso una procedura on-line (cfr. art. 2 e Allegato n. 1 del decreto). Quindi si terranno i test preliminari, che si articoleranno nel corso di sedici giorni (dal 6 al 31 luglio 2012, cfr. Allegato n. 3 del decreto). Questi test ministeriali costituiranno il primo step per accedere al Tfa: il loro contenuto sarà stabilito a livello nazionale dal Miur, uniformemente per ogni classe di concorso e includerà comunque dieci quesiti volti a verificare le competenze in lingua italiana, anche con riferimento alla comprensione di uno o più testi scritti. Gli altri cinquanta quesiti saranno invece inerenti alle discipline oggetto di insegnamento della classe.



Il calendario delle prove è stato inoltre pensato per permettere, a chi possiede i requisiti per accedere a più classi di concorso, di poter partecipare a più prove di ingresso (ad esempio, un laureato in Lettere classiche potrà partecipare sia al concorso per la classe A052 (Latino e Greco nei licei classici) sia a quello per la classe A051 (Italiano e Latino nei licei) e eventualmente anche alle altre classi per le quali si ha titolo.

Chi supererà questa prima fase (60 domande a risposta multipla, ogni risposta esatta vale 0.5, occorre conseguire una valutazione non inferiore a 21/30,) potrà accedere ad una prova scritta e quindi, qualora questa abbia esito positivo, ad una prova orale a cura dei singoli atenei (cfr. art. 1 commi 1-2). Verranno valutati anche gli eventuali titoli posseduti dagli aspiranti, come pubblicazioni e dottorati di ricerca (cfr. art. 5 e allegato n. 4 del decreto). Al termine di tutti questi passi, ogni ateneo, per ogni classe di concorso, stilerà una graduatoria (art. 6 del decreto).

L’iscrizione alle prove costerà probabilmente intorno a 100 euro, mentre il costo dell’intero corso, per coloro che supereranno le tre prove, si dovrebbe aggirare tra i 2.000 e i 2.500 euro. Una strada quindi per niente affatto semplice, né priva di ostacoli e di costosi sacrifici. Ma almeno con questo atto, il ministero sembra finalmente indicare una strada concretamente percorribile per poter conseguire l’abilitazione all’insegnamento.

Moltissimo rimane ancora da fare, in primis mettere mano con coraggio e determinazione, senza lasciare spazio a vecchie logiche ormai non più sostenibili, ad una seria riforma del sistema di reclutamento dei docenti, che rilanci il più possibile la professione di insegnante, sganciandola dall’immagine di “funzionario statale” che col tempo si è venuta a creare ed incentivandone la figura di “maestro” per le future generazioni, sulla quale anche il nostro Paese deve tornare a credere e ad investire energia e risorse.

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