La bolla Tfa (tirocinio formativo attivo) attira. Avevamo appena finito di considerare il caso dell’Anfis, l’associazione degli insegnanti supervisori, il cui corso per docenti tutor prima prorogato è stato infine sospeso dal Miur con nota del 15 marzo scorso, quando ecco che si propone una simile situazione che merita una riflessione.
Si tratta di un corso di formazione finalizzato esplicitamente a sviluppare le competenze dei “tutor dei tirocinanti” nell’ambito dei Tfa di cui si dà per imminente la partenza. L’iniziativa molto strutturata e di cui è in atto la fase preliminare delle iscrizioni è presa congiuntamente da Confsalform, ente formativo del sindacato Snals, in collaborazione con la Iul (Italian University Line), l’università telematica dell’Ansas-ex Indire, partecipata da un gruppo di università italiane, che organizza master, corsi di perfezionamento e di aggiornamento per i docenti di ogni ordine e grado.
Il corso per diventare tutor dei tirocinanti, cioè per rivestire una funzione molto importante nell’accompagnamento dei futuri insegnanti che nell’ambito dell’anno di tirocinio dovranno svolgere 475 ora a scuola, sarà di 25 ore, la maggior parte online, e avrà un costo, enuncia il materiale pubblicitario, di 359 euro (257 per gli iscritti allo Snals). Altri 70 euro per chi vorrà discutere un project work alla presenza di una commissione presieduta da un docente universitario, per ottenere un credito formativo universitario spendibile nei corsi di perfezionamento e nei master in corso di attivazione per l’anno accademico 2012/13, da Confsalform e Iul.
L’iniziativa pesca in due serbatoi del mondo scolastico caratterizzati in questo periodo da forti aspettative: da una parte, infatti, si prevede che l’avvio dei Tfa solleciterà le scuole che dovranno accogliere i tirocinanti, con conseguente mobilitazione di energie interne e individuazione di figure di accompagnatori dei più giovani; dall’altra, a fronte dell’atavica inesistenza sul piano normativo ed economico di una carriera professionale dei docenti, si presume che possa fare comodo ad alcuni di loro un pacchetto seppure minimo di crediti universitari da spendere nelle graduatorie interne all’istituto o per il completamento di un qualche itinerario specialistico che possa aggiornare anche le competenze didattiche.
Nulla da eccepire sull’iniziativa in sé, probabilmente buona, presumibilmente utile. Fa specie tuttavia la cordata sindacato-Ansas, cioè in pratica sindacato-amministrazione, che la patrocina.
Il sindacato nel nostro ordinamento giuridico gode di uno statuto ibrido: è una associazione privata cui vengono accordati particolari vantaggi (per esempio la contrattazione dei doveri e degli obblighi di lavoro) in nome della rappresentatività. Ma quando il sindacato fa cultura, cioè formazione, oltre tutto come Confsalform, agisce come ente rappresentativo o non piuttosto come soggetto “privato” portatore di una cultura professionale, cioè di un modo particolare di leggere il compito del docente?
E se le cose stanno in questi termini rispetto al sindacato (in questo caso lo Snals), che dire dello Iul-Ansas? Qui non si tratta affatto di un ente qualunque, ma di un’emanazione stessa dell’amministrazione centrale che quando agisce dovrebbe tenere conto della sua natura istituzionale. Intendiamo affermare che in un settore così importante come quello della preparazione dei tutor dei nuovi docenti sarebbe stato utile un protocollo molto più sussidiario di quanto non si sia realizzato in questa circostanza.
Se l’Ansas si accorda con il sindacato, tramite la Iul, perché la stessa cosa non può accadere in rapporto ad altri soggetti portatori di cultura professionale esistenti nel campo dell’associazionismo professionale, che in Italia è molto vivace, quanto invisibile agli occhi di una parte dell’amministrazione?
Sarebbe stato più proficuo per tutti che l’Ansas-Iul avesse reso esplicite dall’inizio le sue disponibilità, sia organizzative che attinenti i benefici in termini di carriera, e che sul piano di una sana e paritaria forma pubblica di partecipazione, chi avesse voluto concorrere ad un piano di formazione-aggiornamento di tutor l’avesse potuto fare.
Non si avrebbe l’impressione sgradevole di un favoritismo in tempi che dovrebbero essere limpidi per tutti.