La doccia fredda è arrivata con il comunicato finale del Consiglio dei ministri di ieri. Il Cdm ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge “Cresci Lombardia” (n. 7 del 18 aprile 2012 “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”, ndr), «per  violazione dei principi fondamentali in materia di istruzione». Ovvero, un secco “no” a quel controverso articolo 8 sul reclutamento del personale docente da parte delle istituzioni scolastiche, la cosiddetta “chiamata diretta dei docenti”. Di fatto, un ceffone a chi sperava nell’iniziativa lombarda per dare più autonomia alle scuole, favorendone una maggiore discrezionalità nella scelta dei docenti.



La risposta della Regione non si fa attendere. «Un atto di conservatorismo incomprensibile» risponde nel suo comunicato l’assesore all’Istruzione Valentina Aprea, segno di «un centralismo esasperato ed irriguardoso della Costituzione del 2001 e del principio di sussidiarietà che non aiuta certo chi ha a cuore lo sviluppo del nostro Paese».



Che cosa è accaduto, assessore?

È un colpo basso per l’interlocuzione avviata in modo positivo tra il ministro Profumo e il presidente Formigoni: soprattutto per le caratteristiche della norma e per come era stata costruita, in quanto parlava di sperimentazione vincolata da accordi. Oltretutto la decisione del Governo è soprendente, se pensiamo che il presidente Formigoni e io ci siamo confrontati in modo approfondito con il ministro Profumo e abbiamo messo a punto, di comune accordo, un testo che recepiva le modifiche opportune per l’approvazione da parte del Governo. Il quale, con questa decisione, in pratica smentisce se stesso.



Il Miur che cosa vi ha detto?

Il ministero, sentito da noi in questi giorni sulle carte richieste dalla presidenza del Consiglio in vista di questa valutazione, ha detto di non aver avuto margini di manovra perché era palese l’incostituzionalità.

Lei cosa risponde?

A me pare uno schiaffo al principio di sussidarietà. Prima si fanno accordi, in una linea di leale e reciproca collaborazione, per sperimentare modifiche a leggi nazionali, e poi li si impugna davanti alla Consulta?

E adesso?

È triste dirlo, ma si blocca tutto. Con l’impugnativa del Governo si congela lo strumento che avrebbe consentito di sperimentare una nuova assunzione del corpo docente. Ma vogliamo ancora sperare che ci possa essere un altro modo per avviare le sperimentazioni in questo campo.

Cosa pensate di fare?

Intendiamo proseguire lealmente sulla strada già intrapresa, perché stiamo trattando con il Governo anche sull’attuazione del Titolo V in Conferenza Stato-Regioni. Sembrerebbe davvero strano che il Governo, mentre tratta con le Regioni per portare a compimento una riforma che attende da 11 anni, nella quale si parla del trasferimento di tutta la materia dell’istruzione alle Regioni, rinuncisse a dialogare con i suoi interlocutori, e cioè le Regioni stesse, sulle possibili sperimentazioni. Dato e non concesso che la strada della nostra legge sia impraticabile, mi auguro che il Governo voglia riprendere il merito della sperimentazione trattando sull’altro tavolo, in sede di Conferenza Stato-Regioni.

E da un punto di vista politico, come giudica quanto avvenuto?

Come regione di centrodestra, ci sentiamo attaccati da un governo che sentiamo anche un po’ nostro, visto che è nato e si mantiene in piedi anche con i voti del centrodestra in Parlamento. Perché vede, i ricorsi alla Corte costituzionale denotano una logica di mera opposizione.

Cosa intende dire?

Prendo atto che un governo tecnico che nasce per cambiare il Paese ricorre agli strumenti che il centrodestra e il centrosinistra hanno usato alternativamente, opposizione contro governo, per farsi la guerra.

E quindi?

Diciamo che oggi torniamo ad essere creditori del governo Monti e del ministro Profumo.

Chi festeggia l’impugnativa da parte del Governo?

Le forze conservatrici, che poi sono sempre le stesse: burocrazia e sindacati. Spiace constatare che proprio questo Governo, che dice di avere a cuore il bene del Paese, rinunci a sperimentare con una Regione coraggiosa un percorso innovativo per garantire stabilità ai supplenti annuali, cambiando il rito di assegnazioni meramente burocratiche e legate alla casualità del punteggio.

Il meccanismo da lei ipotizzato andava in spregio alle graduatorie a esaurimento.

Assolutamente no. Perché avevamo già chiarito, e anche il Consiglio regionale lo aveva fatto, che avremmo rispettato i diritti acquisiti. In ogni caso, la selezione sarebbe avvenuta sulla base di criteri stabiliti secondo un accordo col Miur. Criteri burocratici e punteggi li avremmo valutati in fase iniziale, per individuare gli aventi diritto.

Il suo auspicio?

Che fatta salva l’impossibilità del ministero di non ricorrere, il ministro Profumo voglia recuperare in Conferenza Stato-Regioni la possibilità di sperimentare insieme a Regione Lombardia nuovi percorsi di assegnazione. Da parte nostra, non ci faremo intimidire e continueremo a lavorare nel rispetto delle norme vigenti per una maggiore autonomia delle scuole e per salvaguardare la libertà di scelta delle famiglie e il diritto ad avere una scuola di qualità che non sia più vincolata al reclutamento passivo degli insegnanti.

(Federico Ferraù)

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