Tra le materie cui un maturando deve dedicare una significativa attenzione c’è da mettere senza ombra di dubbio la storia sia perché è segno di maturità il sapersi muovere criticamente tra presente e passato sia perché nella prima prova d’esame si può scegliere o direttamente il tema storico o nel saggio breve/articolo di giornale argomenti che hanno riferimenti storici.
Per prepararsi all’esame di stato con una base storica che permetta di affrontarne gli eventuali argomenti è importante curare un approccio sintetico, ovvero andare all’esame portando un bagaglio di conoscenze rielaborate criticamente.
Uno studente sarà in grado di affrontare qualsiasi argomento gli venga proposto se si è fatto una idea sintetica dei processi storici, altrimenti si perderà nei meandri dell’analisi e non sarà in grado di rispondere a quello che chiede l’esame di stato: avere un giudizio personale!
Difficile fare il toto maturità cui del resto è miopia credere, importante invece avere una padronanza della storia come avventura degli uomini.
In questa direzione suggerirei di guardare ad alcuni snodi del Novecento, facendo riferimento alla voce “crisi”.
Seguendo un approccio sintetico sono da segnalare i seguenti passaggi:
1. La crisi ha segnato il periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla marcia su Roma del fascismo nel 1922. Una grande costruttività ha caratterizzato questo momento storico, l’attività dei partiti popolari si è infittita, tutti dal Partito Socialista ai Comunisti, ai Popolari erano impegnati a risolvere la crisi, ognuno con il suo progetto. E la crisi è stata più forte, perché? Perché sulla capacita costruttiva delle varie identità ha prevalso l’ideologia e questo ha impedito che la costruttività diventasse comune. In queste differenze si è incuneato il fascismo e con un colpo di Stato ha posto fine al tentativo della democrazia.
2. La crisi del ‘29 colpisce l’Italia fascista, il suo tentativo di autarchia è fallimentare, la capacità di affrontarla è debole perché il fascismo prescinde dalla forza di cui il popolo dispone, le energie creative della gente. È una crisi profonda e poggiare come fa il fascismo solo sullo Stato è sia un errore di concezione sia una grave fragilità economica. Tra tutti i tentativi che fa il fascismo rimarrà l’IRI a segno di una novità che a livello internazionale caratterizza il capitalismo: lo Stato che sostiene il tentativo dell’industria.
3. Nuova situazione di crisi è quella che il popolo italiano si trova ad affrontare a conclusione della seconda guerra mondiale. C’è una Italia da ricostruire moralmente, politicamente ed economicamente dentro una situazione internazionale di guerra fredda, di forte scontro ideologico. Diversamente dagli anni 20 in Italia avviene un fenomeno in controtendenza: mentre l’Europa è divisa in due blocchi ideologici, in Italia le diverse forze politiche mettono in atto dal 1946 al 1948 una significativa collaborazione.
Sono gli anni dell’Assemblea costituente e democristiani, socialisti, comunisti, liberali che avrebbero mille motivi per essere gli uni contro gli altri, collaborano per dare al paese una possibilità di democrazia. L’esito è una Carta costituzionale capace di comprendere i valori delle diverse identità che hanno contribuito a scriverla: il valore della persona e della famiglia portato dalla Dc, la giustizia sociale e la centralità del lavoro per cui sempre si erano battuti socialisti e comunisti, l’importanza di avere un sistema giuridico coerente come stava a cuore i liberali. Varata la Costituzione la Guerra fredda entrerà anche in Italia, ma era così solida la struttura che il Paese si era dato, che lo scontro ideologico non impedirà all’Italia di trovare le energie per ricostruirsi fino al boom economico degli anni 60.
4. Che l’Italia abbia saputo ricostruirsi dopo vent’anni di fascismo e una terribile guerra è certo dovuto ad un insieme di contingenze storiche favorevoli e ai capitali del piano Marshall, ma ciò non è sufficiente a spiegare il fenomeno del boom economico C’è un fattore in più, ed è la capacità della piccola e media industria, è il cooperativismo, è la solidarietà, sono le diverse forme con cui il Paese reale costruisce il bene comune.
5. Il ‘68 è lo spartiacque tra due Italie, quella ormai in crisi perchè aveva identificato la realizzazione della vita nel consumismo e più consumava più si sentiva insoddisfatta, e quella nuova, che si sentiva mossa da una nuova esigenza di libertà. Va in crisi l’Italia che aveva “ridotto” il desiderio, ma non emerge dal ‘68 una nuova Italia, perché l’istanza di cambiamento che i giovani avevano viene tradita, ingabbiata nell’ideologia. Gli anni 70 sono un lungo e buio periodo di crisi, segnato dal contrasto ideologico e dal terrorismo. Chi mantiene viva la democrazia? Il popolo, la sua determinazione a cercare il dialogo e a costruire forme di socialità nuove, risposte ai bisogni di educazione e di assistenza. È lo Stato in ritardo di fronte a tanta creatività, ancora incapace di valorizzarla perché l’impianto statalista lo condiziona pesantemente.
Ci si apre così a una nuova stagione, quella in cui con il crollo del Muro di Berlino darà forma alla attuale società globale.